Economia

Ricerca. Fiat, gli operai promuovono le nuove fabbriche

Francesco Riccardi mercoledì 14 maggio 2014
Al di là delle lotte sindacali e degli scontri ideologici, com’è oggi la condizione di lavoro degli operai Fiat (ora Fca)? È migliorata o è peggiorata dopo gli ultimi accordi, ma soprattutto con l’introduzione graduale del Wcm (World class manufacturing) nei diversi stabilimenti? A dare una risposta, positiva, è una vasta indagine condotta su impulso della Fim-Cisl dal Mip-Politecnico di Milano assieme al Politecnico di Torino in 31 stabilimenti Fca e Cnh industrial, con focus group, interviste mirate e soprattutto 5.035 questionari compilati in maniera anonima da altrettanti fra operai e professionals.In generale, per la maggioranza dei dipendenti (64%) è migliorata la sicurezza e la salubrità del posto di lavoro e oltre la metà degli operai è impegnata a fornire suggerimenti all’azienda su come migliorare il proprio lavoro. Ma se si segmenta il dato generale in base al grado di implementazione del Wcm nelle diverse fabbriche si nota come laddove il nuovo sistema per il miglioramento continuo della produzione ha raggiunto la piena attuazione, le percentuali di soddisfazione dei lavoratori sono decisamente più alte: pari od oltre il 90% a Pomigliano d’Arco, premiato lo scorso anno come il miglior stabilimento auto d’Europa, tra l’80 e il 90% a Cassino.L’introduzione del Wcm che la Fiat ha iniziato in Italia nel 2005 e ha esportato a Detroit, contribuendo così a salvare la Chrysler, è basato su continui miglioramenti dei metodi della produzione e l’uso intelligente della tecnologia ma soprattutto presuppone un forte coinvolgimento dei lavoratori. Gli esperti parlano di una fabbrica completamente rinnovata, lontana dall’iconografia del ’900, nella quale la ricerca della maggiore produttività si sposa con il miglioramento ergonomico; la nuova organizzazione con un team leader e 6 operai che ruotano sulle diverse postazioni ha reso i lavoratori i veri protagonisti.In sintesi dalla ricerca emergono molte luci e alcune ombre. Fra le prime: le migliori condizioni di lavoro, la progettazione ergonomica della postazione, la richiesta agli operai di fornire suggerimenti, la nuova organizzazione del lavoro, le rotazione nelle varie mansioni. Non mancano però anche le criticità. Le ombre, infatti, riguardano: lo stress derivante da tempi di lavorazione più saturi, senza quelle piccole "perdite di tempo" che permettevano di riposarsi, la mancata risposta, spesso, ai suggerimenti, il sistema premiante che non prevede anche un ritorno economico, la sensazione di contare di più non sempre avvertita, la diffusione dei team non ancora completa, la convivenza del modello partecipativo con la struttura gerarchica aziendale.Ed è probabilmente proprio questo il punto nodale di un cambiamento rimasto a metà del guado, per come è emerso dal dibattito tra Giuseppe Farina (Fim-Cisl) e il responsabile delle Relazioni industriali Fca Pietro De Biasi. Il sistema Wcm per funzionare appieno e portare al massimo i risultati presuppone anche un cambio di cultura e di atteggiamento non solo dei lavoratori ma del sindacato e dell’azienda verso un sistema realmente partecipativo. La Fim-Cisl con gli accordi degli scorsi anni ci ha scommesso, la Fca, scottata dallo scontro cruento e dalla permanente divisione tra i sindacati, non si fida. Ma così, alla fine, o si scavalca il sindacato costruendo un rapporto diretto coi dipendenti o il processo di forte cambiamento, rivoluzionario, non si compirà mai definitivamente.