Economia

AUTO. Fiat torna a caccia E nel risiko spunta Peugeout

Giuseppe Matarazzo mercoledì 3 giugno 2009
Non è finita. L’accordo di massima siglato fra Opel e Magna non smorza il dibattito. Tutt’altro. La partita tedesca potrebbe non essere completamente chiusa. A lasciarlo intendere questa volta non è la stampa o qualche osservatore. Ma direttamente il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, che ieri ha ammesso che l’operazione Opel comporta «molti rischi» e, in ogni caso, Magna non ha firmato un «accordo vincolante». Di Opel, insomma, potrebbe riparlarsene presto. Il risiko dell’auto è più che mai aperto. Destinato a crescere in un mercato in forte cambiamento. Così nello scacchiere europeo, divenuto centrale in questi nuovi scenari, sono molte le pedine che provano a muoversi. È di ieri la notizia che la famiglia Peugeot, che controlla la casa automobilistica francese Psa Peugeot Citroen, è pronta a studiare «alleanze» o «avvicinamenti». Parola di Thierry Peugeot, presidente del consiglio di sorveglianza, in un’intervista al quotidiano economico Les Echos. I dirigenti della casa francese avevano finora escluso alleanze di capitale, limitandosi a cooperazioni strettamente industriali. «Vogliamo restare indipendenti, restare nell’auto, pur sviluppandoci – ha detto Peugeot –, la famiglia non è del tutto contraria a prendere in esame certe alleanze o avvicinamenti». Una dichiarazione generica, ma con un notevole cambiamento di prospettiva rispetto al passato recente. Peugeot si propone, mentre per il Wall street journal Europe, la casa francese sembra essere nelle mire del Lingotto. Fiat – concentrata sulla ristrutturazione della Chrysler – dietro le quinte proseguirebbe nella ricerca di un partner ideale in Europa. Fiat, fra l’altro, in passato «ha esplorato la possibilità di una partnership con Psa Peugeot Citroen e Bmw e, secondo gli analisti, la compagnia potrebbe riavviare colloqui con entrambe». Vedremo. Certo è che, mentre in Russia il mercato crolla e in Italia annaspa (-8,59% a maggio), in Francia è in decisa ripresa. A maggio le vendite sono aumentate del 12,4% dopo la flessione di aprile. Un elemento in più per Fiat, per guardare Oltralpe, dove il gruppo è cresciuto del 27,4%.Ma il risiko riguarda tutti. Lo dimostra la discesa in campo del gruppo austro-canadese Magna, con la russa Gaz. Il mondo dell’auto sta cambiando in fretta. Sull’onda della crisi finanziaria, il Lingotto è stato il primo attore a modificare la rotta. «Le alleanze e le cooperazioni industriali non sono più sufficienti» ha ripetuto spesso l’a.d. Sergio Marchionne, secondo cui nel giro di un paio d’anni rimarranno solo 6 produttori a livello globale, fissando come soglia di «sopravvivenza» la produzione di 6 milioni di auto. Obiettivo che Fiat avrebbe centrato acquisendo Opel.Adesso nessuno sta più fermo. Porsche, per esempio, vuole stringere i tempi per l’integrazione con Volkswagen. Il principale gruppo tedesco nel 2008 ha superato i 6,2 milioni di auto vendute e nella storia recente è l’unico ad aver gestito con successo la campagna di acquisizioni (Seat, Skoda, Lamborghini, Bugatti, Bentley). Con oltre 75 miliardi di valore in borsa è secondo solo a Toyota che sfiora i 100 miliardi di euro. Alla finestra Renault, che vanta già una stretta partnership con Nissan. Nel 2008 ha venduto 2,1 milioni di auto che arrivano a 6 milioni con i giapponesi. E poi c’è Saab, l’ultimo pezzo di General Motors in Europa: presto si conoscerà l’acquirente. In corsa sono tre. Fra cui Fiat. La partita a scacchi non è ancora finita.