Economia

LE RIFORME DEL LAVORO. Nuovi contratti, duello imprenditori-sindacati

Nicola Pini giovedì 20 gennaio 2011
Il contratto aziendale che sostituisce quello nazionale. Ovvero, i casi Mirafiori e Pomigliano che da eccezione diventano la regola. È l’ultima proposta di Federmeccanica che cambia rotta proprio alla vigilia della riapertura, lunedì prossimo, del tavolo con Fim Cisl e Uilm sul contratto per l’auto. È una proposta che raccoglie la contrarietà dei sindacati ma su cui arriva l’apertura del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, segno che la vertenza Fiat ha davvero aperto una faglia nel mondo delle relazioni industriali. Pur tra le cautele, Marcegaglia non esclude infatti un’estensione a tutto il sistema del contratto aziendale alternativo al nazionale, attraverso una modifica in corsa al nuovo modello contrattuale varato nel 2009 senza la Cgil. È «una possibilità» che «stiamo valutando, ci ragioneremo con i sindacati», spiega il numero uno degli imprenditori, rilevando che sotto la spinta degli accordi separati alla Fiat, da Federmeccanica è arrivata «una proposta tempestiva di modernizzazione».Ad avanzarla in mattinata il direttivo degli industriali meccanici: è necessario «prendere in considerazione l’ipotesi di integrazione dell’accordo del 2009 con la previsione della possibile alternatività tra contratto specifico per determinate situazioni aziendali e contratto nazionale, fermi restando, eventualmente, alcuni contenuti minimi comuni». Se la proposta fosse attuata le newco Fiat potrebbero restare all’interno di Confindustria perché l’accordo aziendale siglato tra la maggioranza dei sindacati e il Lingotto non sarebbe più in contrasto con le regole del settore metalmeccanico. E a quel punto anche la disciplina per il settore auto diventerebbe superflua. Per il direttore generale di Federmeccanica Roberto Santarelli si tratta di «un passo avanti ulteriore rispetto al sistema delle deroghe», sul quale pochi mesi fa gli industriali si erano accordati con i sindacati di settore, Fiom esclusa. Il passaggio di ieri segna dunque una svolta. Prima del caso Mirafiori infatti non pochi nel mondo confindustriale temevano la rottura della cornice nazionale. E proprio per mantenerla in vita si erano aperti i tavoli sulle deroghe e sull’auto.La proposta spiazza i sindacati, ricompattandoli per un giorno dopo le infinite divisioni. I leader di Cisl e Uil Raffaele Bonanni (vedi intervista in pagina) e Luigi Angeletti non gradiscono, con quest’ultimo che ricorda come sono «le aziende ad aver voluto il contratto nazionale e se adesso pensano che non vada più bene disdicano l’accordo del 1993». L’impressione, ha aggiunto, «è che Federmeccanica stia cercando di far rientrare la Fiat a costo zero». Angeletti frena anche sull’estensione del modello Mirafiori agli altri stabilimenti Fiat perché «prima voglio vedere come funziona». Scontato il no di Cgil e Fiom. «Federmeccanica sbaglia per la quarta volta – ha affermato Susanna Camusso – dopo gli errori sul contratto separato, le deroghe e l’idea di un nuovo contratto auto». Per il leader Fiom Maurizio Landini con una proposta «inaccettabile» l’industria meccanica «sta inseguendo la Fiat» ma «si fa male da sola». Dal governo il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi non chiude le porte: si tratta di «materia delle parti» ha detto, sottolineando tuttavia che il contratto aziendale è «equiordinato a quello nazionale» e «definisce meglio lo scambio» tra le imprese e i lavoratori.