Economia

Usa. Dieselgate per Fca. L'accusa: emissioni truccate. Inchiesta anche su Renault

venerdì 13 gennaio 2017

Il quartier generale di Fca ad Auburn Hills, Michigan (Ansa)

Dieselgate anche per l'Fca. Un caso che ricorda quello che coinvolse la Volkswagen. L'Agenzia per la protezione ambientale americana, Epa, ha notificato a Fca violazioni del Clear Air Act, ovvero delle norme sulle emissioni, su circa 104.000 veicoli. Adesso l'azienda automobilistica guidata da Marchionne potrebbe incorre in sanzioni civili. I veicoli sui quali sarebbe stato montato il software che consente emissioni diesel più alte degli standard consentiti negli Stati Uniti sono i Grand Cherokee e i Dodge Ram.

Fca "ha schivato le regole ed è stata scoperta". Lo afferma l'Agenzia per la Protezione ambientale Usa, accusando Fca di violazione delle norme sulle emissioni. Non comunicare l'esistenza di un software che influisce sulle emissioni di un'auto "è una seria violazione delle legge. Tutte le case automobilistiche devono giocare secondo le stesse regole", mette in evidenza l'Epa. "Ancora una volta una casa automobilistica ha assunto una decisione per schivare le regole ed è stata scoperta": l'Epa e le autorità della California "si sono impegnate a rafforzare i test dopo il caso della Volkswagen, e questo è il risultato della collaborazione".

Le prime reazioni della società italoamericana non si sono fatte attendere. Fca sostiene di essere in regola e di essere pronta a dimostrarlo.

Il caso scoppia proprio all'indomani della decisione di Volkswagen di patteggiare 4,3 miliardi di dollari, ammettendo di avere sbagliato. In questo caso, però, le automobili coinvolte nel dieselgate tedesco sarebbero state molte di più, alcuni milioni.

La difesa della casa automobilistica

Le reazioni della società italoamericana non si sono fatte attendere. Fca sostiene di essere in regola e di essere pronta a dimostrarlo.

Fca si difende dalle accuse
: dicendosi "delusa" per l'uscita pubblica dell'Epa, spiega che i suoi "sistemi di controllo delle emissioni rispettano le normative applicabili". La società si impegna a collaborare con l'Epa e con la prossima amministrazione per presentare il proprio caso.

Marchionne difende a spada tratta Fca: non c'è nessuno software illegale, e "per quanto conosco questa società, posso dire che nessuno è così stupido" da cercare di montare un software illegale. Poi rassicura: "sopravviveremo anche se saremo multati fino a 4,6 miliardi di dollari".


La reazione delle Borse, ieri il crollo, oggi la ripresa
La notizia era stata anticipata ieri in mattinata da una serie di indiscrezioni riprese da media. Immediata la reazione negativa dei mercati azionari La Borsa di Milano ieri ha avuto un forte calo, condizionata proprio dall'industria automobilistica che è arrivata a perdere il 18,7%, dopo le accuse dell'Epa americana. Male anche Exor, il titolo della holding della famiglia Agnelli, sospesa per la terza volta in asta di volatilità. Fca procede in calo anche a Wall Street dove i suoi titoli perdono il 18,39%, a 9,05 dollari per azione. Stamattina invece ha preso subito la rincorsa Fca in Borsa. Il titolo resta più del solito in fase di preapertura e, quando entra in negoziazione continua, vola in rialzo del 7,4% a 9,44 euro. Corre anche Exor (+5,7%).

AutoTrader, sito specializzato nel mercato delle auto, comunque, mette in guardia sul fatto che "dobbiamo fare attenzione a non saltare a conclusioni sul fatto fatto che il caso Fca è lo stesso di Volkswagen".

Inchiesta sulla Renault, crollo in borsa a Parigi
Tre giudici francesi indagheranno sui dispositivi utilizzati da Renault per controllare le emissioni dei suoi motori diesel che si sospetta siano truccati: è quanto riferisce la procura di Parigi. La notizia ha fatto crollare il titolo in borsa, che sta perdendo il 4,06% a 82,05 euro. ll fascicolo giudiziario è stato aperto il 12 gennaio scorso. Dopo lo scandalo Volkswagen, una commissione indipendente di esperti aveva constatato l'importante sforamento del limite massimo di emissioni inquinanti su alcuni veicoli diesel venduti in Francia da diversi costruttori, tra cui Renault.