Economia

Intervista. Farina (Fim): sì al contratto unico

Francesco Riccardi giovedì 19 dicembre 2013
«Bene la riforma del lavoro, ma prima devono arrivare gli incentivi alla crescita economica». Giuseppe Farina, segretario generale dei metalmeccanici Cisl non chiude la porta al "piano per il lavoro" ipotizzato dal neo-segretario del Pd Matteo Renzi, indicando però come priorità gli interventi per riattivare consumi, produzione e quindi occupazione.È quel che tenta di fare la legge di Stabilità ormai al rush finale. Giudicate sufficienti i tagli operati al costo del lavoro?No, serviva un intervento molto più ampio a partire da subito, dal 2014 per dare una scossa positiva alla nostra economia. Senza questo choc positivo, senza una forte detassazione per le imprese e i lavoratori, non riprenderanno la produzione di beni e i consumi, non recupereremo neppure l’occupazione perduta. E in questo contesto è un’illusione pensare che una riforma del mercato del lavoro possa far svoltare in positivo la situazione. Pensiamo a ciò che è accaduto con la riforma Fornero...Ma siete favorevoli o contrari all’ipotesi di un contratto unico senza protezione dell’articolo 18 per i primi 2-3 anni dopo l’assunzione?Siamo favorevoli al contatto unico per incentivare assunzioni a tempo indeterminato, lasciando come possibile l’utilizzo del lavoro somministrato e del contratto a termine solo in casi specifici e con retribuzione maggiorata. Siamo anche disponibili a discutere di nuovi ammortizzatori sociali generalizzati per dare protezione a tutti, a patto che ciò non significhi eliminare la cassa ordinaria e straordinaria, finanziate dai contributi di imprese e lavoratori. Non siamo per battaglie di retroguardia sull’articolo 18. Occorre però fare un salto in avanti e discutere di nuove relazioni industriali, di collaborazione tra imprese e dipendenti, di partecipazione dei lavoratori all’azionariato delle aziende.Per arrivarci serve una legge sulla rappresentanza sindacale?Noi siamo molto diffidenti rispetto agli interventi normativi sulle relazioni industriali. Per regolare la materia è sufficiente mettere in pratica per tutte le categorie le linee guida dell’accordo interconfederale del 31 maggio. Con tre punti principali: certificazione degli iscritti e dei votanti; decisioni a maggioranza vincolanti per la minoranza; qualche forma di sanzione per chi non rispetta gli impegni assunti.Eppure proprio una legge sulla rappresentanza è stato uno dei punti su cui hanno concordato il neo-segretario Pd e la Fiom-Cgil nel loro incontro...Una mossa che non ho compreso, un abbraccio mortale per entrambi. Per la Fiom, date le sue posizioni storiche, mi è sembrato un doppio salto carpiato; per Renzi beh... spero abbia solo voluto sfruttare la "cartolina mediatica" offertagli.Intanto state discutendo del rinnovo del contratto nazionale alla Fiat, quando si potrà chiudere? E sarà possibile condurre trattative unitarie con la Fiom o si procederà sempre per tavoli separati?Ci vedremo anche domani (oggi per chi legge) con la Fiat, ma per chiudere, spero entro gennaio, dobbiamo ancora trovare una non facile intesa sugli aumenti salariali, dopo aver sostanzialmente chiuso la parte normativa. Quanto alla Fiom, saremo felici di vederla al tavolo se riconoscerà il contratto appena scaduto. Altrimenti è impossibile per un sindacato trattare il rinnovo di un’intesa che continua a rifiutare.Ma i rapporti con i "cugini" della Fiom possono normalizzarsi?Purtroppo è difficile. A dividerci non ci sono solo questioni specifiche, ma la strategia – più politica la loro, più sindacale la nostra – e soprattutto il modello di riferimento: per noi la partecipazione dei lavoratori, per loro il conflitto.