Economia

Stabilità. Famiglie, c’è un nuovo bonus

Gianni Santamaria giovedì 27 novembre 2014
Passerà al vaglio della fiducia la legge di Stabilità, che oggi o al massimo domani approderà in aula alla Camera per essere licenziata al più tardi domenica. I voti di fiducia, già nell’aria e annunciati ieri alla conferenza dei capigruppo dal ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, saranno tre su altrettante parti del provvedimento. Poi l’ex Finanziaria passerà a Palazzo Madama.E tra un passaggio e l’altro si infittiscono gli emendamenti. La commissione Bilancio ne ha approvato uno del governo che introduce un tetto alle pensioni più alte dei dipendenti pubblici, per sanare una "falla" contenuta nella legge Fornero. La riforma delle pensioni varata dall’ex ministro del Lavoro ha dato ad alcune categorie del pubblico impiego, come magistrati e docenti universitari, la possibilità di restare al lavoro per maturare i requisiti per incassare un assegno anche superiore all’ultimo stipendio. L’emendamento la cancella e sancisce che «l’importo complessivo del trattamento pensionistico non può eccedere» quello maturato prima del varo della riforma. La limitazione dell’assegno è di fatto all’80% dell’ultimo stipendio per le categorie citate. Scatta, però, dal 2015 - quando la legge di Bilancio entrerà in vigore - come accadrà per la misura prevista da un altro emendamento che abolisce le penalizzazioni per chi va in pensione prima dei 62 anni. Questa tempistica - dovuta a possibili risvolti di incostituzionalità, se si fossero toccati retroattivamente i diritti già acquisiti, come poteva accadere con la formulazione originaria - fa comunque arricciare il naso al leghista Guido Guidesi. Per il capogruppo del Carroccio in commissione «il governo fa il gioco delle tre carte e presenta un emendamento beffa che riguarda solo gli assegni ai grand commis liquidati dal 2015».Altro capitolo decisivo quello dei provvedimenti sulla famiglia. Un emendamento firmato da deputati di Per l’Italia e Ncd e approvato dalla commissione, stanzia un bonus di 45 milioni per famiglie numerose (con 4 o più figli) e con indicatore Isee inferiore a 8.500 euro annui. Si tratta di una platea di 45mila nuclei in povertà che riceveranno mille euro ciascuno in buoni per l’acquisto di beni e servizi ai figli minori. Si tratta – afferma Mario Marazziti del gruppo Pi ed esponente di Demos – di «un primo strumento di lotta alla povertà strutturale e per sostenere le famiglie numerose». Con il Fondo per la non autosufficienza, che è stato ripristinato dopo le proteste per il ventilato taglio, e il fondo per il sostegno alimentare, prosegue Marazziti, «si fanno passi nella direzione giusta. Ridurre il disagio e impedire che una condizione di difficoltà temporanea si trasformi in povertà strutturale è una scelta strategica». Che si affianca anche al bonus bebè rimodulato, ricorda il primo firmatario Gian Luigi Gigli (Pi): «Ora occorre che il governo affronti una volta per tutte il tema di un fisco a misura di famiglia partire dal prossimo decreto sulla delega fiscale», conclude. Un’altra modifica, firmata dallo stesso Gigli e da Simonetta Rubinato (Pd) riporta la gestione del fondo per le scuole paritarie dalle Regioni al ministero dell’Istruzione, senza aggravi di spesa. Così alle stesse saranno dati finanziamenti certi per programmare attività didattiche e investimenti senza temere quanto accaduto nel Lazio, dove i fondi «non sono stati erogati per tappare i buchi del bilancio regionale», scrive Gigli in una nota.Infine, come già anticipato da Avvenire, un ulteriore emendamento fa un passo indietro sul taglio ai patronati, che da 150 milioni è stato dimezzato a 75. Le norme puntano anche a ridurre la giungla dei patronati sulla base di criteri legati a presenza in proporzione alla popolazione nazionale (60% in un numero di Province «riconosciute»), sedi all’estero (almeno in 8 Paesi), attività svolte e fatturato. Infine l’Agenzia delle Entrate potrà utilizzare a pieno le banche dati del fisco «per le analisi del rischio di evasione» senza concentrarsi sulle liste selezionate, ovvero solo sui contribuenti a maggior rischio di evasione, così come previsto dal dl Salva Italia.