Economia

OBIETTIVO SVILUPPO. Evasione, a metà anno recuperati 7 miliardi

Marco Iasevoli e Vicenzo Spagnolo martedì 21 agosto 2012
La lotta all’evasione ha un primo dato: nei primi sei mesi del 2012, cioè sino allo scorso 30 giugno, sono stati recuperati dall’Agenzia delle Entrate 7 miliardi di euro. Fonti interne all’ente confermano, ed è solo per prudenza che il direttore Attilio Befera, ospite al meeting di Rimini, resta sul vago quando si tratta di confermare l’obiettivo finale di 15 miliardi indicato nei giorni scorsi da alcuni giornali. Ma il trend fatto filtrare dall’Agenzia sembra in linea con le anticipazioni di stampa. Al netto delle scaramanzie, alle Entrate - e anche a Palazzo Chigi - si respira ottimismo: basti pensare che nel 2011, sino al mese di agosto, erano rientrati 6,5 miliardi, e che il dato annuale si è poi assestato sui 12,7. La tabella di marcia del 2012 segna dunque un’accelerazione netta, sebbene non clamorosa. Considerando che nella stesura del bilancio il governo ha volutamente messo zero alla voce "lotta all’evasione", la somma ricavata potrà essere usata per coprire il flop di alcune misure di cassa (come la tassa sul lusso), per sostenere la crescita o - forse - per porre le basi di quel Fondo per la riduzione delle imposte più volte apparso e scomparso dai progetti di revisione del sistema fiscale.Il dato di metà anno (inedito in Italia, reso noto in Europa solo dal giornale francese Le nouvel observateur) spiega l’enfasi che in questi giorni Monti e Passera stanno ponendo sull’evasione. Lo stesso Befera, ieri, citando il filosofo inglese Francis Bacon, ha rafforzato il duro attacco sferrato dal premier domenica: «Il più grosso guaio per un Paese è quando i furbi passano per saggi...». Ma c’è anche altro. C’è la sensazione di un vento che sta cambiando, e che consente all’esecutivo, scampata la temuta tempesta d’agosto, di concentrarsi unicamente sulla crescita. Il Cdm convocato per venerdì prossimo sarà in sostanza una seduta monotematica sullo sviluppo. Ogni dicastero presenterà un proprio dossier sui nodi che bloccano produzione ed investimenti. Poi, il 5 settembre, Monti riceverà a Palazzo Chigi i rappresentanti delle associazioni datoriali che l’1 agosto gli avevano presentato un nuovo, corposo documento su vari punti: Europa, patto di stabilità, pagamenti della Pubblica amministrazione, innovazione, giustizia, semplificazioni e liberalizzazioni. L’impressione è che il premier voglia ascoltare, ma anche «responsabilizzare» le parti sociali, e in questo senso già qualcuno ipotizza, a breve, un analogo incontro con i sindacati. Obiettivo: una sorta di "patto per la produttività e la coesione sociale".A dare notizia dell’incontro governo-aziende è Giorgio Guerrini, presidente di Rete imprese, che parla di «segnale positivo in controtendenza con il passato». In generale, per il mondo datoriale sembra «finalmente finita la fase dei compiti a casa». Se Monti ha deciso di concentrarsi sulla crescita è anche perché vede elementi positivi sul fronte finanziario, in primis i conti sotto controllo nonostante la maggiore contrazione del Pil e le mosse che la Bce sta preparando per affrontare i mercati (a Roma il nervosismo della Bundesbank, accompagnato dal silenzio di Angela Merkel, viene letto come un indizio positivo). Quanto alle difficoltà per rendere operative le decisioni adottate al Consiglio Ue di giugno, tutto è delegato al bilaterale con la cancelliera del 29 agosto.