Economia

La ripresa. Eurozona, «I rialzi dei tassi della Bce frenano la crescita»

Paolo M. Alfieri lunedì 26 giugno 2023

L’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea rischia di riflettersi pesantemente su consumi e investimenti, rallentando la ripresa economica. Se infatti la Bce sembra intenzionata a un ulteriore aumento di 25 punti base del costo del denaro, per contrastare un’inflazione che tende a rallentare molto lentamente, diversi settori segnalano conseguenze importanti sia per le imprese che necessitano di finanziamenti per i loro investimenti che per le famiglie, soprattutto nel caso di un mercato immobiliare che fa segnalare cali delle vendite e di tutto il comparto. La tendenza è a livello europeo, rivelata ad esempio in Germania da vari indici e in Italia segnalata ancora oggi dal Centro Studi Confindustria nel bollettino Congiuntura flash di giugno, secondo cui peraltro a fronte dei tassi in aumento che frenano consumi e investimenti, l’inflazione continua a scendere lentamente: la “crescita è più fragile”.

L'inflazione italiana ha ripreso infatti la tendenza al ribasso a maggio (+7,6% annuo, da +8,2%), grazie al prezzo del gas in riduzione (30 euro al megawattora) che rallenta gradualmente i prezzi energetici al consumo (+11,5% annuo). I prezzi alimentari crescono altrettanto (+11,4%), ma freneranno nei prossimi mesi perché le materie prime, molto care, non mostrano ulteriori rialzi. La dinamica dei prezzi dei beni e servizi core comincia a stabilizzarsi (+4,8%, da +4,9%), dopo mesi di aumento. Tuttavia, il tasso pagato per i prestiti dalle imprese italiane è salito ancora in aprile (4,52%). Le condizioni sempre più onerose stanno sempre più frenando il credito bancario, che è in forte riduzione (-1,9% annuo in aprile). La ragione sta proprio nel continuo rialzo del tasso Bce, in chiave anti-inflazione, portato al 4,00% a giugno, anticipando un ulteriore rialzo a luglio.

Secondo il bollettino, la debolezza riguarda l’intera eurozona, mentre negli Stati Uniti per l’industria si può parlare di un brusco stop (produzione a -0,2%). Nell’eurozona le aspettative delle imprese industriali peggiorano in aprile e maggio, rilevando un rallentamento nelle prospettive di domanda; in maggio flettono anche quelle dei servizi; rimane stabile la fiducia delle famiglie, ma ancora molto sotto i livelli pre-pandemici. In Italia la produzione delle costruzioni ha subito una forte flessione in aprile (-3,8%), dopo il +1,0% nel 1° trimestre. L'industria perde terreno: in aprile si è accentuato il calo della produzione (-1,9%), quarta contrazione mensile consecutiva; accusa il colpo la manifattura (-2,1%), settore che finora aveva tenuto bene. Per maggio, segnali misti: il pmi manifatturiero è sceso ancor più in area di contrazione (45,9 da 46,8) e la fiducia delle imprese è di nuovo calata. Gli investimenti sono deboli: "Le indagini Banca d'Italia del I trimestre - è l'analisi di Confindustria - mostrano un peggioramento. Sono calate le attese delle imprese sulla spesa per investimenti nei prossimi 6 mesi (14,9 il saldo, da 20,0); le imprese chiedono meno credito per finanziare investimenti”. Inoltre, "l'export italiano di beni è diminuito in marzo e aprile (-2,3% e -1,7%, in valore), sia nei mercati UE che extra-Ue; male gli intermedi. Su base annua, la dinamica delle vendite di beni all'estero si è molto ridotta (+1,1% in aprile), penalizzando l'industria, mentre è robusta per i servizi (+17,3%), sostenuta dal turismo. Il turismo in Italia in aprile registra infatti un +30,7% sul 2022, in termini di spesa dei viaggiatori stranieri ed è ormai stabilmente sopra i livelli del 2019.

In Germania l’indice Ifo sulla fiducia delle imprese è sceso a giugno oltre le stime a 88,4 punti dai 91,5 punti registrati in maggio. Per il mese che si sta per chiudere era previsto infatti un calo a 90,7 punti. Al di sotto delle stime anche le aspettative di business, scese da 88,3 a 86,3 punti contro gli 88 previsti e la valutazione della situazione tedesca, in calo da 94,8 a 93,7 punti, sopra ai 93,5 punti previsti. Anche l’ultima indagine Pmi flash di Hcob mostra che l’economia tedesca ha perso notevole slancio alla fine del secondo trimestre, con il deterioramento delle condizioni della domanda che ha portato a un rallentamento della crescita delle attività commerciali. Crollata, inoltre, la produzione manifatturiera, a 41 punti da 43,2 punti di maggio. L'indice composito è sceso a 50,8 a giugno, in calo rispetto a 53,9 del mese precedente e ben al di sotto delle aspettative del mercato di 53,5.

Anche secondo le analisi di S&P Global, “i tassi di interesse più alti stanno attenuando la domanda” nell’eurozona, con conseguenze sulla crescita, anche se, “perfino in un ciclo economico rallentato” gli analisti “non vedono l’eurozona cadere in un’eventuale profonda recessione”. In particolare, ancora secondo S&P Global, “le prospettive di medio termine (2025-26) sono più luminose di quelle di breve termine /2023-24)”, proprio perché, nel giro di un paio d’anni, le politiche monetarie restrittive dovrebbero essere state rimosse.