Economia

Europa. Guerra e crisi costano un'auto su tre in meno

Alberto Caprotti venerdì 22 aprile 2022

La catena di montaggio di uno stabilimento Audi a Bruxelles

A sorprendere non è il calo – ormai cronico – delle immatricolazioni, quanto il confronto con il mercato pre-pandemia. Secondo i dati diffusi da Acea, il mercato delle autovetture in Europa Occidentale nel primo trimestre del 2022 ha perso il 33,6% rispetto al gennaio-marzo 2019, e il risultato è negativo anche rispetto al primo trimestre 2021 (-10,6%). Complice la prolungata attesa degli incentivi, è l’Italia in particolare a trascinare in basso il mercato europeo: registra infatti il peggior risultato trimestrale fra tutti i 30 Paesi europei con un calo del 24,4%, e la seconda peggiore fra i 5 grandi mercati nel mese di marzo con -29,7% (lievemente meno negativo rispetto al 30,2% della Spagna).

«Marzo è stato il nono mese consecutivo di calo – afferma Paolo Scudieri, presidente dell’Associazione Nazionale Filiera Automobilistica – con i cinque mercati principali che registrano tutti un bilancio negativo a due cifre. Le interruzioni lungo la catena di fornitura di materie prime e componenti, ulteriormente esacerbate per effetto del conflitto Russia-Ucraina, hanno un impatto fortemente negativo sulla produzione di autoveicoli, caratterizzata da rallentamenti e blocchi che finiscono per incidere su tutti i comparti della filiera. Una situazione che mette a dura prova le imprese nel far fronte alla programmazione delle attività e alle maggiorazioni dei costi, e che richiede interventi straordinari da parte dei governi per gestire la crisi. In Italia, auspichiamo che gli incentivi che risulteranno presto accessibili risollevino le immatricolazioni, in particolare delle vetture elettrificate, proseguendo nel percorso di decarbonizzazione della mobilità».

La tendenza resta comunque negativa e, secondo il Centro Studi Promotor «nel quadro generale europeo, le attese sono anzi per un peggioramento ». Per avere un’idea più precisa della gravità della situazione, proiettando il risultato del primo trimestre sull’intero 2022 si ottiene un volume di immatricolazioni di 10.389.645 unità, con un calo di quasi di 5,5 milioni di auto rispetto al 2019. Si sfiorerebbe così il livello ottenuto nel 1993 nel pieno di una gravissima crisi economica. «Volendo trovare comunque un elemento positivo nell’attuale situazione - spiega Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor - va segnalato che crescono in molti Paesi dall’area le immatricolazioni di vetture elettriche pure. In Germania per questo tipo di auto nel primo trimestre si registra un incremento del 29%, nel Regno Unito la crescita è addirittura del 78,7%, ma in Italia vi è un calo del 14,9% dovuto in larga misura agli incentivi promessi, ma ancora sulla carta».

Il direttore generale di Unrae, Andrea Cardinali, sottolinea che «il mancato prolungamento da 180 a 300 giorni dei termini per l’immatricolazione delle auto incentivate; la riduzione del limite di prezzo per usufruire degli incentivi che colpisce proprio le auto elettriche; e l’esclusione di aziende e società di noleggio dai beneficiari, sono tutti aspetti che ridurranno l’efficacia del decreto». Per le auto aziendali, Unrae ribadisce la necessità di adeguare la detraibilità dell’Iva alle esigenze di decarbonizzazione del parco circolante, modulando le detrazioni in base al livello di emissioni di CO2: 100% per la fascia 0-20 g/Km; 80% per la fascia 21-60 g/Km e 50% per la fascia 61-135 g/Km è la sua proposta, ancora inascoltata dal governo.