Economia

Il convegno. Economia di cura e microcredito per l'umanesimo integrale

Maurizio Carucci giovedì 3 novembre 2022

Monsignor Nunzio Galantino, presidente dell'Apsa

Economia di cura. Per monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa-Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, solo così si può ritornare a un umanesimo integrale che possa rispettare il trittico libertà, uguaglianza e fraternità. Galantino – intervenuto questa mattina al parlamentino del Cnel - ha voluto affrontare i temi legati all'enciclica Fratelli tutti contestualizzandoli nell'operatività di una azione che deve saper accogliere e allo stesso tempo sostenere lo sviluppo sostenibile, mettendo al centro la persona. «Non è mai troppa l'attenzione che si deve dare al lavoro, a quello dei giovani e a quello degli adulti – spiega il presidente dell’Apsa -. Il rischio può essere di ignorare quello dei giovani e metter da parte quello degli adulti per cui alla fine non si hanno punti di riferimento precisi e quindi è necessario ricentrare l'attenzione sulle responsabilità sui temi del lavoro, dell'economia e anche della finanza. Perché il problema serio in questo momento è il graduale allontanamento della finanza dall'economia reale. Il microcredito lo riconosciamo come un segno di speranza non solo a venire, ma reale, che di fatto cerca proprio di sanare certe fratture e di evitare certe marginalità». «Il lavoro dev’essere inteso e rispettato come un processo che va ben oltre lo scambio commerciale tra datore di lavoro e dipendente – aggiunge Galantino -. Tale lavoro dovrebbe essere ben integrato in una economia di cura. La cura può essere intesa come prendersi cura delle persone e della natura, offrendo prodotti e servizi per la crescita del bene comune. Un’economia che ha cura del lavoro, creando opportunità di impiego che non sfruttano il lavoratore attraverso condizioni degradanti e orari estenuanti». Il vescovo non si riferisce solo al lavoro legato all’assistenza: «La cura va oltre, deve essere una dimensione di ogni lavoro. Un lavoro che non si prende cura, che distrugge la creazione, che mette in pericolo la sopravvivenza delle generazioni future, non è rispettoso della dignità dei lavoratori e non si può considerare dignitoso. Al contrario, un lavoro che si prende cura contribuisce al ripristino della piena dignità umana, contribuirà ad assicurare un futuro sostenibile alle generazioni future. E in questa dimensione della cura rientrano, in primo luogo, i lavoratori». In questo contesto socio-economico difficile, l'Ente nazionale per il microcredito è più che mai chiamato a fare la sua parte per contribuire al rilancio dell'economia del Paese, visto che in pochi anni sono nate oltre 19mila aziende grazie all’impegno di 580 tutor e a un ecosistema di 50mila persone. Per questo motivo il presidente dell'Enm Mario Baccini ha invitato a rafforzare «le sinergie con tutti i soggetti pubblici e privati che possono favorire lo sviluppo di un microcredito vicino alle esigenze dei micro e piccoli imprenditori, dei lavoratori autonomi, dei professionisti, nonché delle famiglie maggiormente vulnerabili, il cui numero sta purtroppo aumentando come ci viene documentato dal recente Rapporto Caritas sulla povertà. È questo un impegno che ritengo si ponga nel solco tracciato dall'enciclica Fratelli tutti, perché incentrato sulla promozione di un'economia solidale e di un lavoro inteso come diritto fondamentale per l'uomo». Nel suo intervento il presidente del Cnel Tiziano Treu ha ribadito che «Fratelli tutti è un'enciclica eccezionale per il momento che viviamo e i temi trattati ed è incentrata sulla solidarietà e interloquisce con l'articolo 2 della Costituzione, che chiede a tutti il dovere della solidarietà per tenere insieme la società e la comunità e ha applicazione su tutti i nostri problemi. Ciò significa aprirsi al dialogo con le persone, con i diversi, con i cittadini e con i migranti per promuovere l'uguaglianza e contrastare le diseguaglianze ed essere tolleranti per agire e superare le attuali difficoltà per uno sviluppo umano sostenibile e soprattutto, come l'enciclica dice più volte, per essere operatori di pace, seguendo una politica del bene comune nel campo del lavoro, della crescita sostenibile senza sprechi. Sono obiettivi difficili, ma necessari se vogliamo dare consistenza alla parola solidarietà e alla fratellanza».