Economia

Aziende all'estero. Dal vino alle poltrone, tanti marchi "emigrati"

venerdì 11 luglio 2014

​Spagnoli, francesi e americani. Ma anche cinesi, russi, turchi e arabi. I grandi marchi del Belpaese continuano a fare gola ai grandi investitori stranieri e, mentre gli emiratini di Etihad aspettano di chiudere l'accordo per potarsi a casa (e salvare) il 49% dell'ex compagnia di bandiera Alitalia, un nuovo pezzetto di Italia vola oltreoceano: è la Indesit, marchio storico della famiglia Merloni, ceduta agli americani di Whirlpool. La compagnia marchigiana ha ceduto il 60,4% per 758 milioni di euro, e gli americani lanceranno poi un'Opa sul rimanente. Con questa operazione nel solo 2014, calcola la Coldiretti, gli stranieri hanno fatto shopping in Italia per circa 2 miliardi di euro.

Il 49% dell compagnia di bandiera sta per essere acquisita da Ethiad.PASTA, GELATI E PANETTONI Destinazione Spagna per l'antico Pastificio Lucio Garofalo, che all'inizio di giugno ha ceduto il 52% a Ebro Foods, che è entrato nel capitale del leader italiano nella produzione di pasta premium con 62 milioni di euro. Ebro ha anche oltre il 25% di Riso Scotti. Rilevata invece dai coreani di Haiti Confectionery and Foods la storica gelateria romana Fassi mentre lo scorso anno la multinazionale del lusso LVMH ha acquisito la partecipazione di maggioranza nel capitale sociale della altrettanto storica pasticceria confetteria Cova di Milano.

La storica pasticceria Cova di Milano è stata acquistata dalla multinazionale del lusso Louis Vuitton. 

MODA NEL MIRINO, DA VERSACE A KRIZIA Allo scoccare delle novanta candeline Mariuccia Mandelli, in arte Krizia, ha infine scelto di vendere alla cinese Shenzen Marisfrolg Fashion, azienda attiva nel mercato asiatico del pret-a-porter di fascia alta fondata nel 1993 da Zhu ChongYun, ora presidente e direttore creativo della casa di moda milanese. Dopo pochi giorni, al termine di un corteggiamento durato mesi, Versace ha invece aperto le porte al fondo Usa Blackstone, che si è aggiudicato il 20% della casa di moda. A febbraio un altro simbolo del made in Italy, Poltrona Frau, ha cambiato bandiera passando alla famiglia americana Hawort. Lo scorso anno gli emiri del Qatar si erano intanto assicurati Valentino, mentre LVMH di Bernard Harnault nel 2013 ha comprato Loro Piana, avendo già in portafoglio Bulgari, Fendi, Emilio Pucci e Acqua di Parma. E la rivale francese Ppr di Francois-Henry Pinault controlla Gucci, Bottega Veneta e Sergio Rossi.

La poltrona Frau, uno dei simboli del design italiano, è diventata americana.  IL MADE IN ITALY PIACE A ORIENTE Nel 2013: ha preso la via dell'oriente per la prima volta un vino del Chianti, l'azienda agricola Casanova - La Ripintura di Greve in Chianti, nel cuore della Docg del Gallo Nero, passata a un imprenditore cinese della farmaceutica di Hong Kong, mentre i gianduiotti Pernigotti erano stati ceduti dalla Averna sempre lo scorso anno al gruppo turco Toksoz. E nel 2012 i pelati della Ar Industrie alimentari Spa erano passati alla Princes Limited, controllata dalla giapponese Mistubishi mentre già dal 2011 lo storico spumante Gancia è andato in mano russa, al 70% di proprietà dell'oligarca Rustam Tariko. Per non dimenticare il Gruppo Agroalimen di Barcellona salito al 75% nella proprietà di Star, o la Fiorucci salumi acquisita dalla Campofrio food holding, o l'olio Bertolli, andato al fondo Usa CVC Capital Partners. ma anche la birra Peroni, passata all'azienda sudafricana SABMiller ormai dieci anni fa, nel 2003. E più di recente, nel 2011, la francese Lactalis è stata protagonista dell'operazione che ha portato la Parmalat a finire sotto controllo transalpino.

Anche il Chianti cede al fascino d'Oriente: un imprenditore di Hong Kong acquista un'azienda agricola.