Economia

Il fenomeno. Crowdfunding a quota 250 milioni

Chiara Merico sabato 21 luglio 2018

Un fenomeno che sta crescendo in fretta: è il crowdinvesting, cioè quella particolare tipologia di crowdfunding che permette di investire tramite piattaforme on line, sottoscrivendo quote del capitale di rischio di piccole e medie imprese, o concedendo prestiti a persone o aziende. Secondo il terzo report italiano sul tema, realizzato dall’Osservatorio Crowdinvesting della School of management del Politecnico di Milano, il volume complessivo di raccolta ha superato i 249 milioni di euro (153 milioni solo nell’ultimo anno) e nei primi mesi del 2018 è stato superiore a tutto il 2017.

Al 30 giugno, l’equity crowdfunding (la tipologia che prevede la sottoscrizione di capitale di rischio, per cui l’investitore diventa a tutti gli effetti socio dell’impresa) ha raggiunto un valore di 33,3 milioni, con una raccolta di 20,9 milioni nell’ultimo anno. I portali autorizzati per questo tipo di investimenti sono 27, anche se alcuni non sono ancora operativi e da gennaio è possibile sottoscrivere quote di capitale di tutte le pmi, non solo delle start up e delle pmi innovative come prevedeva la normativa precedente. Più diffuso è il lending crowdfunding (il prestito con modalità di rimborso e remunerazione del capitale attraverso un tasso di interesse), che ha raccolto 216,9 milioni in totale, di cui 132,3 milioni solo nell’ultimo anno.

Nel 2017 in Italia è partito anche il real estate crowdfunding, la raccolta su Internet di fondi per finanziare progetti di natura immobiliare: si tratta di un fenomeno agli inizi, con 2,6 milioni di euro di progetti equity e 3 milioni di prestiti, ma dalle grandi prospettive. «Il crowdinvesting oggi rappresenta un’opportunità interessante per le imprese italiane che intendono finanziare le proprie attività », ha commentato Giancarlo Giudici, direttore scientifico dell’Osservatorio. «I dati mostrano un mercato in forte crescita, dovuta a politiche favorevoli come l’estensione dell’equity crowdfunding a tutte le Pmi e l’applicazione della ritenuta sostitutiva del 26% ai proventi per il lending crowdfunding, all’apertura del crowdinvesting a nuove aree di business, come il real estate, e in generale alla progressiva maturazione del mercato, che oggi vede i portali più dinamici dotati di una massa critica di investitori in grado di portare al successo in poche ore i progetti più 'virali'. Soprattutto nel lending, si sta rivelando cruciale il coinvolgimento di investitori istituzionali accanto alla 'folla' che dà la spinta per moltiplicare i volumi».