Economia

Effetto virus. Auto, vendite in picchiata: a marzo -85,4%

Alberto Caprotti mercoledì 1 aprile 2020

Non era difficile aspettarselo, ma i numeri ufficializzati oggi dal Ministero dei Trasporti sono più negativi anche delle previsioni. Il mese di marzo è stato il peggiore di sempre per il mercato dell’auto, che ha chiuso con 28.326 nuove immatricolazioni, perdendo l’85,4% rispetto al medesimo periodo di un anno fa. L’effetto Coronavirus, che ha determinato il blocco della mobilità, lo stop alla produzione e la chiusura delle concessionarie è stato devastante. E non ha risparmiato ovviamente tutti i settori dell’automotive, che accusa a marzo anche il 50,2% di veicoli industriali, e il 73,4% dei veicoli commerciali venduti in meno. L'unico settore che andava bene prima dello tsunami Covid-19 era quello del noleggio a breve termine che però nelle ultime settimane è entrato in crisci a causa dell’azzeramento del turismo su scala nazionale.

Il problema più urgente è quello della liquidità in entrata. Vale per tutte le aziende italiane interessate da una paralisi delle vendite e quindi degli incassi, ma il comparto dell’auto è caratterizzato da costi fissi particolarmente importanti e margini ridotti, soprattutto per le concessionarie. A rischio è la sopravvivenza del 10-20% delle attività. Secondo Michele Crisci, presidente dell’Unrae, l’Associazione che rappresenta i costruttori esteri in Italia, «se non si interviene subito, si rischia il collasso del sistema. Nei prossimi 18-24 mesi sono necessari circa 3 miliardi di euro per garantire la ripartenza del mercato. Nella cifra - ha spiegato - sono compresi incentivi, defiscalizzazione, adeguamento fiscale e aiuti al livello industriale. E' necessario che il governo pensi a un programma di protezione affiancato a un piano di stimoli per il settore». Per scongiurare danni immediati e irreversibili per le concessionarie, le Case stanno dilazionando i pagamenti, allungando le franchigie alle reti vendita, «ma i costruttori non possono resistere a lungo», aggiunge Crisci.

Il presupposto sostenuto dall'Unrae è che il trasporto e la mobilità privata devono rimanere centrali all'interno della strategia nazionale: «Se oggi continuiamo a mangiare, a usufruire dei servizi primari, lo dobbiamo ai settori dei trasporti su gomma», sottolinea Crisci. Per questo l'associazione chiede al Governo di perseguire la tutela dell'industria e la stabilità occupazionale con questa una serie di proposte che partono dall’aggiornamento dell’Ecobonus aumentando i fondi attualmente previsti, introducendo una terza fascia di vetture che lo possano usufruire (quella che va da 65 a 95 g/km di emissioni), e aumentando di 1.000 e 1.500 euro gli “sconti” della seconda fascia (da 21 a 60 g/km). La seconda proposta riguarda la riforma della fiscalità sulle auto aziendali, ampliando fino a 50.000 euro il tetto del costo massimo deducibile, aumentando al 100% la quota ammortizzabile e la detraibilità dell’Iva.

Nella sua analisi del difficile momento per l'auto, sono stati ipotizzati due scenari. Il più ottimistico, che contempla la chiusura totale del comparto fino a fine maggio, e uno peggiore, che vede il blocco prolungato sino a fine agosto. In questo caso, spiega Crisci, «alla fine dell'anno il mercato perderebbe il 30% e torneremo quindi al livello della crisi di dieci anni fa. Il rischio peggiore è che il decreto Cura Italia, avendo escluso per limiti di fatturato molte aziende, possa portare alla chiusura di 1.400 concessionarie e la perdita di 150.000 posti di lavoro»