Economia

CRISI FINANZIARIA. Ocse: «Italia in recessione fino a fine 2009»

Marco Girardo martedì 25 novembre 2008
In attesa del piano messo a punto dal governo per fronteggiare la crisi economica, l’ultima panoramica scattata dall’Ocse conferma la gelata e lancia un allarme sul fronte occupazionale: nei 30 Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico la peggior recessione degli anni Ottanta produrrà 8 milioni di disoccupati con un rischio deflazione (prezzi in calo e crescita negativa) per molte economie industrializzate.L’outlook segnala in particolare per l’Italia una recessione «profonda», in atto «dall’inizio del 2008», destinata a durare «per gran parte del 2009». Rispetto alle previsioni anticipate lo scorso 13 novembre, dunque, l’Organizzazione ha limato ulteriormente le stime di crescita di Eurolandia (+1% nel 2008, -0,6% nel 2009 e nel 2010 +1,2%), contro rispettivamente +1,1%, -0,5% e +1,2% di appena due settimane fa.In Italia c’è una «recessione più ampia e profonda delle precedenti» – ha spiegato il capo economista, Klaus Schmidt-Hebbel – che, iniziata all’inizio dell’anno, «è probabile si trascini per gran parte del 2009» fra credito difficile e consumi in calo, e una disoccupazione in aumento per tutto il 2009 fino a tornare all’8% nel 2010 dal 6,2% del 2007.La contrazione più forte dell’attività economica a fine anno si vedrà negli Stati Uniti. Che sono già in recessione e ci resteranno probabilmente per una buona metà del 2009. Un quadro, quello davanti agli occhi, che richiede misure forti. Secondo l’Ocse le banche centrali devono muoversi contro il rischio di deflazione tagliando i tassi. Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della Bce, ha però invitato alla cautela: «Esaurire tutte le munizioni presto, quando non ci sono prove di uno choc deflazionistico, riduce i margini di manovra nel caso in cui si verifichino altri choc avversi», ha dichiarato ieri.Ma a muoversi devono anche essere i governi, tagliando le tasse e aiutando le famiglie a basso reddito quando lo consentono i vincoli di bilancio. Perché a causa della crisi il numero dei disoccupati salirà nel 2010 nella zona Ocse a 42 milioni (dai 34 milioni attuali), con un tasso di disoccupazione che dovrebbe salire dal 5,9% del 2008 al 6,9% nel 2009 e al 7,2% nel 2010.L’Ilo (l’Organizzazione internazionale del lavoro) prevede a sua volta un calo medio dello 0,5 % dei salari per il 2009, dopo l’aumento dello 0,8 % nel 2008. Su scala mondiale, sulla base dei dati di novembre del Fondo monetario internazionale, l’Ilo pronostica nella migliore delle ipotesi una crescita globale dei salari reali dell’1,1 % nel 2009, contro l’1,7 % del 2008.Per l’Italia, invece, l’Ocse prevede un tasso di disoccupazione del 6,9% nel 2008, del 7,8% nel 2009 e dell’8% nel 2010. Secondo la Cgil, del resto, sono circa 400.000 in Italia i lavoratori con contratti a termine o a progetto nel settore privato che potrebbero non vedersi rinnovato il contratto e perdere il posto di lavoro a fine anno. E già il 2008, per Confesercenti, sarà un anno nero con la perdita di 131mila imprese, 51mila delle quali nel commercio e turismo. Per questo le associazioni delle pmi hanno chiesto al governo interventi immediati per agire in modo forte contro il preoccupante calo della domanda interna e la crescente distruzione di posti di lavoro.