Economia

GRAN BRETAGNA. L'ascia di Cameron su 70 anni di assistenza

Elisabetta Del Soldato sabato 6 aprile 2013
Già prima di essere eletto, inneggiando a un nuovo corso che avrebbe cambiato la Gran Bretagna per sempre, il premier David Cameron aveva promesso che a un «Grande Governo avrebbe sostituito una Grande Società». In quelle parole c’era già l’essenza della rivoluzione sociale che sta avvenendo oggi nel Regno Unito: in sintesi, se lo avessero eletto, i sudditi di sua maestà non avrebbero più potuto contare così tanto, come avevano fatto per tredici anni durante l’età laburista, sull’assistenza dello Stato: in sostanza avrebbero dovuto rimboccarsi le maniche.È quanto sta succedendo ora, da quando, proprio subito dopo Pasqua, il Cancelliere del Tesoro George Osborne ha calato la scure sul “welfare state”, quella spina dorsale che per oltre settant’anni ha tenuto insieme la società britannica conferendole un carattere «compassionevole» ammirato in tutto il mondo. Era il 1942 infatti quando l’economista William Beveridge definì i concetti di Sanità pubblica e pensione sociale per i cittadini. E ora che lo stato assistenziale si sta sgretolando a colpi di mazzate «assolutamente necessarie e inevitabili», ha rimarcato Osborne due giorni fa, le previsioni per le fasce più povere della società sono a dir poco deprimenti al punto che hanno reso necessario anche un intervento della Chiesa. A un recente incontro organizzato dalla Caritas, l’arcivescovo di Westminster Vincent Nichols, primate della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles, ha sottolineato come i tagli abbiano già colpito «in maniera sproporzionata i più vunerabili» e ha invitato il governo ad «ascoltare le persone che lavorano in prima linea nel sistema sociale, sanitario e giudiziario».Due giorni fa anche i leader delle Chiese Metodista, Battista e di Scozia, hanno dichiarato in una lettera congiunta spedita ai giornali che le misure adottate dal governo sono «ingiuste perché colpiscono i vulnerabili oltre a dipingere falsamente i poveri come pigri». Le nuove misure, diventate effettive dal primo aprile, colpiscono già centinaia di migliaia di persone e alcune in particolare stanno scatenando profonde controversie come per esempio l’introduzione della tassa sulla camera da letto. In sostanza chi riceve sussidi per alloggi sociali subirà tagli al contributo percepito se l’abitazione in cui vive ha una stanza in più di quanto il governo ritiene essenziale. Un altro intervento che ha fatto preoccupare particolarmente la Chiesa e che l’apposizione laburista ha definito «brutale» è quello che riguarda i tagli all’assistenza ai disabili, circa due miliardi e 200milioni entro il 2015. In sostanza tra due anni 170mila disabili, un quinto di quelli che oggi ricevono l’invalidità, vedranno il loro sostegno tagliato del tutto.La scure di Osborne ha colpito anche l’assistenza legale gratuita che d’ora in poi sarà riconosciuta solo in casi molto limitati e cambieranno anche le tariffe e le regole di accesso al sistema sanitario nazionale, un’istituzione che è sempre stata fiore all’occhiello della Corona perché offre un’assistenza praticamente gratuita. Inutile dire che il governo ha cercato di respingere le critiche, insistendo sul fatto che le misure austere non solo sono necessarie per aiutare l’economia a uscire dal tunnel della crisi ma che queste, ha sottolineato il Cancelliere del Tesoro, «faranno bene a tutti perché uccideranno la cultura della dipendenza dallo Stato».