Economia

LA CRISI E I MERCATI. Moody's ora chiarisce: «Italia, prospettive stabili»

Marco Girardo venerdì 7 maggio 2010
Dopo la tempesta sulle Borse di ieri, causata anche dalla diffusione dei primi capitoli di un rapporto di Moody's che indicava un rischio contagio per altri Paesi europei,c ompresa l'Italia, oggi l'agenzia di rating fa un passo indietro. L'Italia gode di «un outlook (prospettive, ndr) stabile per il 2010» a livello di rating. È quanto si legge alla fine del rapporto di Moody's sul nostro Paese. L'agenzia di rating Moody's parla di «rischi sistemici stabili», in presenza però di «sfide che persistono». Tra queste Moody's indica «le rigidità di bilancio», «un debito relativamente alto anche se sostenibile», la riduzione di risorse da parte del governo centrale in futuro». A rendere stabili i rischi sistemici contribuisce, per quanto riguarda l'Italia, «un ambiente operativo relativamente stabile», per quanto riguarda le regioni «una pressione più bassa dal settore della salute» e per quanto riguarda città e province «una disciplina fiscale dovuta al patto interno di stabilità» che consente «una stabilizzazione del debito».Borse alla deriva. Ieri borse alla deriva sui due lati dell’Atlantico, euro  sotto quota 1,26 sulla valuta Usa e persino petrolio crollato del 7% in un’ora a quota 74,58 dollari al barile: la tempesta che si è abbattuta ieri sui mercati non ha risparmiato niente e nessuno – tranne l’oro, bene rifugio per eccellenza, volato a 1.206 dollari l’oncia – in una di quelle giornate in cui la paura si avvita su sé stessa generandone di nuova e travolgendo tutto quello che incontra. Tutto è cominciato in Europa con la diffusione del primo capitolo di un rapporto sui rischi del contagio greco diffuso dall’agenzia di rating Moody’s. Londra ha ceduto l’1,52%, in attesa anche dell’esito delle elezioni politiche. Giù Francoforte (-0,84%), Parigi (-2,20%), Amsterdam (-1,39%) e Madrid (-2,93%). A soffrire soprattutto il settore del credito: l’indice generale dei maggiori titoli bancari europei (il Dj stoxx di settore) ha segnato un ribasso finale del 4,79%. Ma la nube della speculazione che continua a intossicare l’Europa si è abbattuta ieri soprattutto sull’Italia. Piazza Affari, dove il peso dei titoli bancari è preponderante, ha chiuso con un crollo dell’indice Ftse Mib del 4,2% piombando ai minimi degli ultimi dieci mesi in una seduta che ha richiamato alla mente i collassi che hanno accompagnato il fallimento di Lehman Brothers. Nelle ultime tre sedute, mentre la paura da contagio si diffondeva, i listini azionari hanno bruciato quasi 260 miliardi di euro di capitalizzazione, 71 solo ieri.La conferma che, nonostante ieri sia stata Roma a finire nell’occhio del ciclone, tutta l’Eurozona resti in balia della speculazione, è arrivata dalla caduta libera della moneta unica. L’euro è piombato sotto la soglia di 1,26 sul dollaro – con un minimo di seduta di 1,2551 – ai livelli dal 10 marzo 2009.Chiusa la seduta sui mercati europei, lo tsunami ha attraversato l’Atlantico e colpito improvvisamente e con violenza Wall Street. Volatilità alle stelle: l’indice Dow Jones ha avuto sbalzi di 400 punti al ribasso o al rialzo in un solo minuto, con una perdita massima del 9,2%. Oscillazioni fortissime anche per lo S&P500 (-6,2%) e per il Nasdaq (-7,5%). «Sembrava di essere tornati ai giorni terribili Lehman Brothers», racconta un operatore. «I monitor sono impazziti, con segnali di vendita come proiettili. Non importava cosa: bastava vendere». Fortunatamente, a due ore dal termine della seduta, i tre indici principali hanno cominciato a recuperare decimale dopo decimale, per poi chiudere a quota a -3,2% con il Dow Jones e a -3,4% con il Nasdaq.A Wall Street si è persino diffusa la voce circa un possibile errore tecnico al New York Stock Exchange, un ordine sbagliato che avrebbe mandato in tilt prima il sistema e poi la «psicologia» dei trader. Ma secondo gli analisti è decisamente più probabile che sia lo scenario macro-economico e in particolare la tensione sui debiti sovrani cui non è immune nemmeno il colosso americano a incidere sul pessimo umore dei mercati. In questo momento gli investitori istituzionali – dalle grandi banche ai fondi d’investimento agli hedge fund – fuggono dai listini azionari sul mercato delle obbligazioni. Quali? I titoli di Stato Usa, considerati porto sicuro nella tempesta finanziaria. Non a caso il prezzo dei Treusary-Bond statunitensi è salito di 5 punti e in parallelo il loro rendimento è calato in moltissimi Paesi. Cosa significa? Che la minaccia di un contagio globale, non limitato alla sola Europa alle prese con il problema greco, è quanto meno reale.Oggi intanto si riunirà a Barcellona l’associazione delle autorità di mercato europee, il Committee of European Securities Regulators (Cesr). Tra gli altri sarà presente per l’Italia il presidente della Consob, Lamberto Cardia. L’incontro è di carattere periodico ed è in agenda da tempo. Tuttavia, dopo gli ultimi sviluppi della crisi e le nuove tensioni sui mercati, non è escluso che ci sia anche un esame della stretta attualità. «Il nuovo crollo dei mercati – ha commentato ieri l’economista Jean Paul Fitoussi – è un movimento dettato dal panico. Ma come sappiamo quando si lascia cominciare il panico sui mercati non sappiamo dove finisce. Tutti i paesi hanno paura». Comunque, ha aggiunto, «la discesa dell’euro è una buona notizia per l’economia dell’Europa, soprattutto dal momento che non c’è inflazione». Marco Girardo