Economia

L'accordo. Così il ricollocamento italiano guarda ai mercati internazionali

Maurizio Carucci mercoledì 6 giugno 2012
​Il ricollocamento guarda ai mercati internazionali. Intoo – società di Gi Group specializzata in outplacement – ha partecipato alla costituzione di Career Star Group con altri cinque fondatori: Penna Plc (Gran Bretagna), Von Rundstedt HR Partners (Germania), Challenger, Gray and Christmas Inc (USA), Knightsbridge Human Capital Solutions (Canada) e Mariaca (Brasile). I sei operatori vantano un’esperienza di settore e operano con il 60% delle aziende Fortune500 e il 75% delle compagnie FTSE100. «Obiettivo primario del network – spiega Cetti Galante, amministratore delegato di Intoo – è quello di presentarsi come fornitore alle società multinazionali che gestiscono i servizi di outplacement attraverso accordi globali e al tempo stesso fornire assistenza internazionale ai candidati di società italiane che vogliano trovare opportunità professionali nel mondo. In un momento in cui il sistema Italia sembra essersi fermato, e dove la riforma del mercato del lavoro non prevede che timidi suggerimenti a favore dell’outplacement, andiamo controcorrente e lavoriamo per costruire un mercato del lavoro, italiano ed europeo, in cui la parola d’ordine non sia il posto fisso, ma la ricollocazione del lavoratore». Pur garantendo copertura territoriale in tutti i continenti, Career Star Group si distingue in quanto caratterizzato da una forte valorizzazione del servizio, centralità del candidato e stretto focus sull’obiettivo della ricollocazione, tutti aspetti tipici del mercato del lavoro europeo. «In Italia – precisa l’ad di Intoo, che fa anche parte del board of directors di Career Star Group, con sede legale a Londra – la vera assente della riforma del lavoro è proprio la politica attiva. Con questa iniziativa di respiro internazionale vorremmo estendere la flessibilità e la mobilità dei lavoratori italiani a tutti livelli e verso tutti i 50 Paesi in cui esistono opportunità di ricollocamento. Questa inerzia e la rigidità delle norme, purtroppo, favoriscono una cultura ancora troppo legata all’assistenzialismo e alle indennità e quindi al lavoro sommerso».L’outplacement, invece, in Francia, in Germania e nei Paesi anglosassoni, è considerato un sistema valido per riqualificare i lavoratori e reinserirli in maniera efficace nel mercato. Mentre in Italia sono ancora poche le risorse destinate al ricollocamento.