Economia

La storia. Così l'economia di comunione diventa industria

Daniele Garavaglia mercoledì 10 agosto 2016
Mantenere la produzione manifatturiera in Italia riuscendo a esportare prodotti tessili in Cina, condividere la governance familiare dell’azienda con i propri dipendenti, avere a cuore la crescita dei collaboratori e incentivare la scelta della maternità da parte delle proprie impiegate: chi si sta impegnando in questa autentica esperienza di buona imprenditoria, etica e di successo? Fra i molti c’è senza dubbio la Tessitura Grandi & Rubinelli di Cameri, piccola espressione industriale della tradizione tessile novarese. Fondata nel 1992 da Remo Grandi e Ubaldo Rubinelli, l’azienda è stata premiata di recente per aver mantenuto per vent’anni consecutivi la certificazione Oeko-Tex Standard 100, che attesta l’uso di sostanze e trattamenti non nocivi sull’intera filiera tessile: «Abbiamo dato concretezza e stabilità al nostro sogno: produrre tessuti per camiceria interamente made in Italy, in un settore storico della produzione italiana falcidiato dalla concorrenza estera, instaurando un ambiente di lavoro coinvolgente, sano e sereno», racconta Francesca Grandi in rappresentanza della seconda generazione, prossima ad assumere la guida dell’azienda. L’eccellenza della Grandi & Rubinelli non risiede comunque solo nel riuscire a primeggiare sul mercato mondiale servendo brand come Ermenegildo Zegna, Tom Ford, Gucci o Brooks Brothers; nel produrre 650mila metri di tessuto per camicie ogni anno con cataloghi ricchissimi di gamme cromatiche e tessuti diversi, creati da un reparto dedicato di stilisti; nel far crescere un indotto di piccoli terzisti specializzati nella tintura e tessitura delle materie prime; nel realizzare un fatturato di oltre 6 milioni di euro di cui il 65% realizzato sul mercato italiano e il 35% in aree quali Stati Uniti, Canada, Cina, Giappone, Corea, Spagna e Francia. «Veniamo da un vissuto fatto di conoscenza coniugata con la creatività, di passione e senso pratico, di responsabilità e capacità di giocarci in prima persona per il bene dell’azienda, vista non solo come entità produttiva, ma come una comunità di persone le quali offrono un contributo non sostituibile al progresso e al successo dell’azienda stessa. Questo "patrimonio" umano e relazionale è un pilastro portante della nostra azienda», spiega Ubaldo Rubinelli. I 34 dipendenti sono a tutti gli effetti, a vari livelli, coadiutori della gestione operativa della struttura produttiva, articolata su isole di lavorazione che consentono a ogni addetto di acquisire competenze differenziate e flessibilità. Una versione "industriale" dell’economia di comunione? «La domanda che spesso ci si pone è: una "good company" può fare utili senza mai venir meno ai propri valori e principi morali? Noi abbiamo scelto questa filosofia, ispirandoci anche agli insegnamenti di Chiara Lubich, e in questa posizione c’è già dentro tutto: onestà, correttezza, coinvolgimento del personale, qualità dei prodotti, rispetto di fornitori e clienti, attenzione al territorio. L’aspetto particolare è che alla Grandi & Rubinelli questi principi sono accettati e messi in pratica da tutti i dipendenti, che hanno condiviso con la proprietà anche i momenti più difficili del periodo di crisi, sperimentando sofferenza e sacrifici. Affrontati e superati come una famiglia, attraverso l’esperienza di fede e l’aiuto della preghiera». Pure nella strategia di espansione commerciale dell’azienda, le famiglie Grandi e Rubinelli hanno cercato figure di professionisti che potessero incarnare questa autentica comunione d’intenti, oltre alla conoscenza dei mercati e del settore: «Tutto il nostro lavoro ha a che fare con la persona: è anche attraverso questo valore, frutto di tradizione ed educazione, che la qualità del nostro operato si esprime ed è apprezzata in tutto il mondo», conclude Rubinelli.