Economia

Coronavirus: l'economia. «Così si lavora dalla zona rossa»

Pietro Saccò mercoledì 26 febbraio 2020

Lorenzo Dornetti, ceo di Neurovendita

La sede di Neurovendita è su via Roma, la strada che taglia Castiglione d’Adda da Nord a Sud. «Sì, siamo proprio nel cuore della zona rossa», racconta Lorenzo Dornetti, giovane ceo e fondatore di questa società creata undici anni fa per applicare le più recenti scoperte sul funzionamento del cervello all’attività di selezione del personale, della formazione in azienda e delle vendite. Fino a qualche mese fa l’azienda si chiamava Agf Group ma da gennaio ha preso il nome del metodo brevettato dallo stesso Dornetti, psicologo specializzato al San Raffaele di Milano. Con i suoi trentuno collaboratori, in gran parte psicologi, Dornetti lavora con banche, compagnie assicurative, società della moda e imprese della robotica per aiutarle a selezionare i dipendenti, aggiornare il personale e spingere le vendite “entrando” nel cervello del cliente. Tra i clienti ha anche gruppi internazionali. L’anno scorso Neurovendita ha fatto circa tre milioni di euro di fatturato. Adesso la sfida è riuscire a lavorare in una città in quarantena.

«Venerdì mattina, quando si è diffusa la notizia dei primi contagi di coronavirus a Castiglione d’Adda, come prima cosa abbiamo mandato a casa tutti i dipendenti e abbiamo avvertito quelli che erano nelle sedi dei clienti di non venire in ufficio» spiega Dornetti. Subito dopo è partito il piano per non fermare l’attività di Neurovendita. «È stato un fine settimana di forte preoccupazione ma anche di tanto lavoro. Non eravamo organizzati per lo smart working. Lavorare vis a vis è sempre stata una nostra caratteristica, ci piace l’idea di vivere il gruppo per fare insieme il nostro business al meglio. Però siamo anche un’azienda dove l’età media è piuttosto bassa, attorno ai trentun anni, e quindi c’è una grande capacità di adattamento » dice il fondatore.

Neurovendita ha contattato i suoi partner informatici per capire se c’era la possibilità di organizzare nel giro di poche ore il lavoro da remoto. Non c’erano difficoltà tecniche enormi. Per l’attività dei colloqui per la selezione del personale ci si è organizzati per incontri virtuali con i candidati attraverso software molto diffusi come Skype e Whatsapp. Per condividere le cartelle dei progetti è stata organizzato l’accesso ai server dall’esterno. Il lavoro di studio e analisi dei casi specifici per l’attività di marketing e di vendite viene già fatto al computer, ma la presentazione dei risultati ai clienti di solito è di persona. «Avevamo consegne di progetti per i primi giorni di questa settimana – racconta Dornetti – e quando siamo riusciti a consegnare il risultato ai clienti sono rimasti stupiti. Sapevano che lavoriamo da dentro la “zona rossa” e non se l’aspettavano. Abbiamo usato un semplice plug-in per inserire le voci sulle presentazioni, così da permetterci di avere riunioni con un elevato impatto nella presentazione dei dati. Quasi come fossimo di persona ospiti dei nostri clienti». Al momento il 70% dei dipendenti è al lavoro da casa. Abitano quasi tutti nei Comuni della “zona rossa” e gli altri sono in quarantena perché sono stati nelle aree del contagio.

Per il Ceo di Neurovendita il coronavirus ha portato anche una “lezione”. «Questa emergenza ci insegna che la tecnologia nei momenti di difficoltà può essere fondamentale. E devo dire che potere continuare a lavorare ci dà la possibilità di vivere un po’ meglio questi momenti di preoccupazione. Dal punto di vista imprenditoriale è importante: siamo piccoli, è un attimo perdere il passo rispetto ai concorrenti» aggiunge il Ceo. Certo, non può durare troppo a lungo. «Se dura quindici giorni o poco più è del tutto sostenibile. Altrimenti diventa un problema: per fare selezione del personale occorre poter andare dal committente, anche la formazione e la consulenza vanno fatte di persona – conclude Dornetti –. Insomma, speriamo di potere tornare presto alla normalità».