Economia

ROMA. Corte dei conti: «Troppa corruzione, difficile ridurre le tasse»

Eugenio Fatigante martedì 19 ottobre 2010
Per la Corte dei Conti sarà difficile ridurre le tasse. Anche perché proseguono senza sosta «gli episodi di corruzione e dissipazione delle risorse pubbliche, talvolta di provenienza comunitaria», dice la magistratura contabile rilanciando l’allarme in materia. Nel giorno del suo insediamento Luigi Giampaolino, il nuovo presidente della Corte deputata a vigilare sui conti dello Stato (succede a Tullio Lazzaro), non incoraggia le attese per una riduzione del carico di imposte, alla vigilia del primo incontro promosso dal ministro Tremonti (vedi sotto) per avviare la discussione sulla riforma fiscale. Ad ascoltarlo, nella sede di viale Mazzini, c’erano il capo dello Stato, Napolitano, il presidente della Camera, Fini, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e diversi ministri.Oltre alla corruzione (denuncia purtroppo ricorrente nelle analisi dei giudici contabili), Giampaolino ha posto l’accento in particolare sulla tutela dei redditi bassi e sul nodo fiscale. Di quest’ultimo ha parlato soprattutto nella successiva conferenza stampa. Il nuovo presidente ha spiegato che una delle sfide della Corte sarà quella di vigilare per far sì che l’avvento del federalismo porti «a un miglioramento, a una riqualificazione della spesa». Tanto più considerando che resta questa la strada maestra per arrivare a ridurre le tasse. Perché, ha spiegato, «ora le nostre entrate mantengono un certo livello anche per la lotta all’evasione», che è però «un elemento congiunturale» e non permanente. Per farle aumentare in via «strutturale», ha proseguito, o «è il Pil che deve crescere» oppure «si può solo operare» tagliando la spesa. Alternative non esistono. Anche se per Raffaele Bonanni, leader della Cisl, più che parlare di spesa «la Corte deve dirci che da inefficienze, ruberie e lotta all’evasione si possono recuperare molti soldi» per «abbassare le tasse a dipendenti e pensionati».In chiave anti-corruzione, invece, per Giampaolino non c’è altra risposta possibile se non «l’onestà». Fenomeni corruttivi, ha lamentato, «persistono e preoccupano i cittadini, ma anche le istituzioni il cui prestigio e affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli». Questo aspetto, tuttavia, «dovrebbe fuoriuscire dalle competenze della Corte» perché si tratta di «materia penale», certo non verificabile con controlli preventivi. Controlli che, viceversa, andrebbero fatti sugli eventi eccezionali gestiti dalla Protezione Civile. Giampaolino ha aggiunto che un controllo particolare andrà fatto anche sulle opere per la Expo di Milano. Anche perché c’è il rischio che «possano improvvisarsi stravaganti professionisti». Su argomenti di più stretta attualità il neo-presidente si è trattenuto: l’ipotetico uso di società off-shore da parte di esponenti delle istituzioni (dopo la vicenda Fini-Montecarlo e la puntata di "Report" che ha ipotizzato rapporti con questo tipo di società da parte di Berlusconi) «non entra nelle nostre competenze». E il processo breve? «Non dovrebbe incidere sui tempi dei nostri giudizi».In ogni caso il contesto provocato dalla crisi economica è difficile e la politica di bilancio, dopo gli effetti recessivi, «deve misurarsi con una perdita permanente di entrate per circa 70 miliardi, di prodotto interno per circa 130 miliardi e con una spesa pubblica crescente nelle prestazioni essenziali». Per questo «la prolungata bassa crescita del Pil» renderà difficile ridurre il carico fiscale. Sempre la crisi, pur portando con sé «una linea obbligata di attenta gestione di finanza pubblica», comporta un’altra emergenza legata a chi guadagna poco o niente, perché «alimenta istanze non comprimibili di sostegno dei redditi più bassi e di garanzia delle prestazioni essenziali alla collettività».Di federalismo, oltre a Giampaolino, ha voluto parlare nell’intervento anche Letta, che l’ha definito una «scelta matura e consapevole». E il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, anche lui presente, ha osservato che il federalismo «è uno strumento fondamentale, perché introduce nelle gestioni regionali responsabilità dove oggi non ci sono». Con buona pace della magistratura contabile, che così dovrebbe vedere ridursi il proprio carico di lavoro.