Economia

Commercio estero. Ferro: la ripresa arriverà ancora dall’export

Luca Mazza venerdì 3 aprile 2020

Carlo Ferro, presidente dell'Ice

«Non sappiamo ancora quanto tempo durerà l’emergenza Coronavirus, ma il momento della ripartenza arriverà con una ripresa che probabilmente sarà rapida e vedrà l’export al centro». Carlo Maria Ferro, presidente dell’Ice (l’Agenzia per la promozione all’estero e l’nternazionalizzazione delle imprese italiane), premette che l’assoluta priorità va data «alla salute delle persone, perché stiamo attraversando una fase drammatica e gli aspetti legati all’attività economica vengono dopo». Per Ferro, inoltre, questo periodo di "pausa" produttiva e industriale può rappresentare anche un’occasione per l’Italia per farsi trovare pronta quando il sistema si rimetterà in moto.

Presidente, quale impatto sta avendo il coronavirus sull’export italiano?
L’effetto non può essere ancora quantificato, anche perché l’emergenza non è finita. Certamente il quadro economico generale è fortemente negativo. Con le esportazioni (che valgono un terzo del nostro Pil) in fortissimo rallentamento, il turismo fermo e la domanda interna in calo è chiaro che stiamo andando incontro a una crisi severa almeno quanto quella esplosa nel 2008. Ora bisogna creare le condizioni affinché durante la recessione non si creino crisi di liquidità nelle filiere. La sospensione dei vincoli di bilancio decisa in sede europea sarà poi un’opportunità per nuovi interventi di politica industriale anche strutturali.

Come sarà l’export dopo il coronavirus?
Dal distanziamento sociale alla diffusione dello smart working stanno cambiando le nostre abitudini. Inevitabilmente anche l’export ne uscirà rinnovato. Noi stiamo lavorando per diffondere nelle nostre imprese l’e-commerce, che rappresenterà sempre di più un’occasione per accrescere le opportunità di vendita e le presenze sui mercati esteri.

L’Ice come si è organizzata per sopperire alla sospensione di fiere ed eventi?
Abbiamo messo in campo una risposta immediata, rimborsando gli espositori che si sono visti annullare gli eventi programmati in questo periodo, e ci siamo messi a disposizione per sostenere, anche economicamente, l’organizzazione di nuove manifestazioni nei mesi successivi alla ripresa delle attività. Stiamo lavorando, inoltre, per sviluppare una piattaforma di fiera virtuale che rappresenta un’iniziativa per affrontare l’emergenza ma anche uno strumento di visione per il medio-lungo periodo. Nel prossimo futuro immagino un sistema fieristico con eventi fisici della durata di 3-5 giorni all’anno, ma in grado di mantenere un interscambio virtuale tra espositori e visitatori negli altri 360 giorni. Continueremo ad affiancare le Pmi con gli interventi recenti e innovativi che avevamo appena lanciato: dai nuovi desk regionali sul territorio alla gratuità dei servizi di avvio all’export per le imprese con meno di 100 addetti.

Alimentare e farmaceutico non si sono fermati: può essere un fattore di traino per gli altri comparti in una fase di ripresa?

Si tratta di due settori del made in Italy decisamente importanti: solo l’agrolimentare esporta 40 miliardi di euro di prodotto e il farmaceutico, negli ultimi due anni, è stato il comparto che ha registrato il più alto tasso di crescita. L’obiettivo, tuttavia, è quello di riattivare l’intero sistema. Comunque sono fiducioso, perché l’eccellenza italiana si regge su basi solide, costruite nel tempo: nei prossimi 6-12 mesi dovremo essere bravi a recuperare le nostre quote di mercato un po’ ovunque, dalla meccanica alla moda, dal tessile all’arredo, alle tecnologie, oltre ai due settori citati.

Dopo il coronavirus l’export italiano è destinato a essere sempre di più a trazione europea?
Continueremo a presidiare i mercati più maturi, come quelli dei principali Paesi europei, tramite nuove attività da attivare non appena la situazione lo permetterà, particolarmente su e-commerce e Gdo. La strategia complessiva non cambia: focus sui paesi a forte crescita. Poi verrà ponderata a seconda dei tempi di ripresa di ciascuna delle aree del mondo. La Cina sarà probabilmente anche uno dei primi mercati a rimettersi in moto.