Economia

Confindustria. Il lusso made in Italy vale 122 miliardi

Cinzia Arena mercoledì 7 giugno 2023

Il presidente Bonomi alla presentazione della nuova sede di Confindustria a Washington, fatta ieri a Milano

Le imprese italiane hanno tutte le carte in regola per conquistare il mondo. La spinta all’internazionalizzazione, confortata dai dati sulle esportazioni, superiori a quelli dei nostri principali competitor come Francia e Germania, è sostenuta da Confindustria con l’apertura di sedi strategiche. La prossima tappa, dopo le ultime soste a Kiev e Singapore, è in agenda per il 21 giugno, con destinazione Washington. «Gli Stati Uniti sono il nostro terzo mercato (dopo Germania e Francia, ndr), non potevano non rientrare nel progetto di Confindustria nel mondo» ha detto il numero uno di viale dell’Astronomia Carlo Bonomi. «Abbiamo il tema di essere presenti con la nostra diplomazia economica in un momento in cui nel 2024 in cui avremo le elezioni presidenziali negli Usa, ci saranno anche le elezioni europee e l’Italia avrà la presidenza del G7 e quindi Confindustria la presidenza del B7. È importante essere presenti con le nostre sedi e i nostri funzionari in quelle sedi dove si decideranno le strategie internazionali, per presidiare gli interessi della nostra industria». Come ambasciatore del made in Italy Confindustria ha scelto Leonardo da Vinci organizzando, in collaborazione con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, una mostra alla Martin Luther King Jr Memorial Library dove verranno esposti per due mesi dodici disegni autografi, selezionati tra i 1.119 fogli che compongono il Codice Atlantico. «Si tratta di una “operazione Paese” con l’industria che fa la sua parte come diplomazia economica - ha aggiunto Bonomi -. Leonardo rappresenta l’ingegno italiano: è lui che ha iniziato a saper fare e fare bello così come facciamo noi tutti i giorni».

La punta di diamante del made in Italy sono i prodotti di eccellenza che rientrano nella classificazione del Bello e Ben Fatto (Bbf) e valgono 122 miliardi di euro, 104 verso i Paesi avanzati e 19 verso i Paesi emergenti, ma hanno un potenziale di incremento di altri 96 miliardi. Cifre che la vicepresidente di Confindustria con delega all’Internazionalizzazione, Barbara Beltrame Giacomello ha fornito ieri presentando il rapporto “Esportare la dolce vita” organizzato da Confindustria a Parma. «I grandi cambiamenti che vediamo pongono molte sfide, soprattutto alle imprese - ha detto la vicepresidente - che devono cambiare per operare sui mercati internazionali, puntando sulla sostenibilità, sullo sviluppo di competenze digitali, sull’internazionalizzazione e sugli accordi di libero scambio e sulla tutela dei nostri marchi, e contrastando il fenomeno dell’Italian sounding». L’Italia esporta il 99% dei prodotti di fascia alta, seconda solo alla Cina e in gara con la Francia in tutti i settori. Sono proprio gli Usa il principale mercato con un potenziale di 22,6 miliardi di euro, seguiti da Germania (5,7 miliardi) e Corea del Sud (4,7 miliardi). Tra le economie emergenti il partner principale è la Cina (2,4 miliardi), seguita dall’Arabia Saudita (2) e dal Qatar (1,4), ferme invece esportazioni verso la Russia.

Il settore della moda italiano, fatto di 60mila imprese, ha delle potenzialità ancora inespresse e fatica a fare squadra come ha fatto quello francese. «Le aziende di piccole dimensioni, che sono la stragrande maggioranza, hanno difficoltà ad accedere ai mercati nordamericani e asiatici - ha sottolineato Ercole Botto Poala, presidente di Confindustria Moda - commettono degli errori non conoscendo la realtà complessa di quei Paesi».© riproduzione riservata