Economia

LINGOTTO AL BIVIO. Confindustria avvisa la Fiat: no al conflitto

Nicola Pini venerdì 17 dicembre 2010
Appoggio alla Fiat ma senza scardinare il contratto nazionale e alimentare inutili conflitti sociali. Il vertice di Confindustria si smarca dalla linea Marchionne, lanciando un implicito invito alla moderazione al numero uno del Lingotto. Il parlamentino degli industriali, composto dai presidenti territoriali e di categoria, si è riunito ieri con Emma Marcegaglia per mettere a fuoco l’annunciato proposito dell’amministratore delegato di far nascere Pomigliano e la nuova Mirafiori fuori dal sistema Confindustria e dal recinto dei contratti nazionali, minacciando altrimenti un disimpegno dall’Italia. Aspetti sui quali la Consulta degli imprenditori ha lasciato trapelare timori e preoccupazioni, come già mercoledì aveva fatto il direttivo. Il tutto in vista delle prossime scadenze a partire lunedì dall’incontro tra Federmeccanica e i sindacati di categoria (Fiom esclusa) per avviare il tavolo sulle normative per l’auto. Non è confermato per ora un nuovo vertice tra gli stessi Marchionne, Marcegaglia e Alberto Bombassei, il vicepresidente di Confindustria con delega alle relazioni industriali appena nominato nel Cda di Fiat Industrial (è di ieri l’atto di scissione dal gruppo dell’auto). «Siamo al fianco di Fiat e di tutte le altre imprese che vogliono investire – ha detto Marcegaglia prima della riunione – ma la nostra idea è che dobbiamo farlo senza innescare un conflitto sociale che non serve al Paese». In particolare preoccupa il mondo industriale la richiesta del Lingotto di modificare le regole della rappresentanza sindacale nelle aziende, attualmente affidata alla Rsu: Marchionne, che non ha ottenuto il via libera della Fiom a Pomigliano e forse non lo otterrà nemmeno a Mirafiori, punta a un sistema che sancisca l’ineleggibilità per i sindacati che non firmano il contratto. Una norma anti-Fiom che non convince tutti gli imprenditori. Al di là dei dubbi giuridici e costituzionali, c’è il fatto che in diverse fabbriche, specie in Emilia Romagna, le tute blu della Cgil sono il sindacato maggioritario la cui esclusione comporterebbe tensioni e problemi di governabilità. A Sergio Marchionne si riconosce di avanzare «richieste legittime» e si promette sostegno nello sforzo di garantire gli investimenti annunciati dagli eccessi di conflittualità dei sindacati più radicali. Tuttavia l’invito è a muoversi «nel quadro di regole di un contratto nazionale» e quindi a «cercare un accordo», anche per venire incontro ai sindacati più dialoganti come la Cisl e la Uil che a loro volta non gradiscono l’abbandono della cornice nazionale. Via libera quindi a una «modernizzazione delle relazioni sindacali» ma senza scardinare il sistema.Una strada può passare dalla riunione di lunedì tra Fim, Uilm, Fismic, Ugl con Federmeccanica per avviare l’esame di norme contrattuali specifiche per l’auto. Nessuna convocazione invece del tavolo ad hoc su Mirafiori, sospeso dalla Fiat ai primi di dicembre. Martedì le parti si incontreranno al ministro dello Sviluppo, anche se l’oggetto del vertice è il futuro di Terrmini Imerese. Per il leader della Uil Luigi Angeletti si sta «lavorando per fare l’accordo la prossima settimana». Ma i tempi sono stretti e le posizioni, come dimostra anche il vertice di Confindustria, ancora lontane. Sabato intanto la Fiom (che chiama in causa la famiglia Agnelli definendo «imbarazzante» il silenzio degli azionisti) ha annunciato un presidio davanti a Mirafiori. Smentita invece una mobilitazione dei capi e dei colletti bianchi davanti al Lingotto a sostegno della Fiat, sulla falsariga della marcia dei quarantamila, anche se la voce continua a circolare.