Economia

Confesercenti . Il 18% delle imprese cresce, il 9% usa incentivi per assunzioni

lunedì 22 giugno 2015
Da gennaio le imprese che assumono a tempo indeterminato non pagano i contributi per i primi tre anni di contratto dell'operatore, ma solo il 9% delle imprese ha usato questa opportunità, e non l'avrebbe fatto altrimenti. Ha usato l'opportunità, ma avrebbe assunto lavoratori a tempo indeterminato anche senza gli sgravi il 9% delle imprese, l'80% non ha usato l'opportunità perché non ha bisogno di nuovo personale a tempo indeterminato, non risponde il 2%. Tre imprenditori su quattro ritengono prioritario che il governo vari una riforma del fisco che alleggerisca il peso delle tasse. Ma è forte anche la richiesta di un intervento urgente per la semplificazione: il 42% vorrebbe snellire la burocrazia, mentre un 18% di imprese chiede interventi per una giustizia più celere. Potendo dare due risposte, gli imprenditori mettono la riforma fiscale con conseguente riduzione del carico di tasse per il 75% degli intervistati, poi vengono semplificazione burocratica per il 42%, riduzione costo del lavoro per il 30%, giustizia più celere per il 18%, sostegno per l'accesso al credito per il 15%, maggior contrasto all'abusivismo 11%.Nel dettaglio, rispetto allo stesso periodo del 2014, gli imprenditori a proposito della propria attività ritengono che mostri segni di ripresa nel 17% dei casi, è agli stessi livelli dello scorso anno    per il 51% degli intervistati, ha subito un ulteriore calo per il 31%, non rispondono l'1%. Il perdurare dello stato di difficoltà si ripercuote sulla capacità di investimento delle imprese: solo il 18% ha dichiarato di aver assunto a tempo indeterminato nuovo personale, e la metà ha potuto farlo solo grazie ai nuovi sgravi contributivi. Ma l'80% segnala di non avere ancora l'esigenza o la forza per prendere nuovo personale. Servirebbe una rimodulazione, in direzione del rafforzamento, degli sgravi per massimizzarne gli effetti in questo periodo ancora difficile. Un'esigenza che emerge dalla richiesta di ridurre subito il costo del lavoro, avanzata da tre imprese su dieci.La ripresa non è ancora stata percepita dalla maggior parte delle piccole e medie imprese, per le quali il ritorno alla crescita appare ancora una chimera. L'82% degli imprenditori a giugno dichiarano di non aver intercettato l'inversione di tendenza: più di uno su due, il 51%, non rileva miglioramenti rispetto al 2014, mentre il 31% sostiene di avere subito un nuovo calo. Solo il 17% delle imprese vede segnali di miglioramento. È quanto emerge da un sondaggio Confesercenti-Swg, presentato oggi durante l'assemblea in corso al Porto Vecchio di Genova.Prevedere la staffetta generazionale all'interno dei contratti di settore. È la proposta lanciata dal presidente di Confesercenti, Massimo Vivoli, in occasione dell'assemblea annuale a Genova.La riforma previdenziale, secondo Vivoli, "ha creato un ulteriore ostacolo al ricambio generazionale. Il rapido innalzamento dell'età pensionabile ci ha portati ad avere quasi un milione di occupati in più, fra i 55 ed i 64 anni, di quanti ne avremmo avuti senza riforma. Un vero e proprio muro all'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro". E nel 2020, quando "l'età pensionabile italiana sarà la più alta d'Europa, l'effetto sull'occupazione giovanile sarà ancora più dirompente", ha avvertito. Dobbiamo quindi "sbloccare subito la situazione, introducendo meccanismi di maggiore flessibilità in uscita. Da più parti si sta cominciando a discutere di un ammorbidimento delle regole previdenziali che vada a vantaggio delle nuove generazioni".Ecco allora la proposta di Confesercenti: "Proponiamo di inserire all'interno dei contratti di settore una misura per la staffetta generazionale. Un intervento che permetta di far andare in pensione in anticipo un lavoratore anziano per assumere al suo posto un giovane".