Economia

Confcooperative. Effetto leva da 666 miliardi per le infrastrutture con Recovery e Def

Redazione Economia venerdì 9 aprile 2021

I cantieri per il Terzo valico tra Genova e Tortona

«Occorre un via libera veloce ai cantieri. Tra Def e Recovery abbiamo l'irripetibile opportunità di attivare, grazie agli investimenti, un effetto leva da 666 miliardi, creare 4,2 milioni di nuovi posti di lavoro e mettere il turbo alla nostra economia». Il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini ha presentato stamattina i dati contenuti nel focus Censis-Confcooperative «Recovery, Italia ultima chiamata». Effetti che scaturirebbero, grazie a «una spesa in infrastrutture (mobilità, settore idrico, rinascita urbana) da 192,4 miliardi entro il 2030». È come se potessimo disporre ogni anno di 61 miliardi aggiuntivi di prodotto e 383mila occupati in più. Investimenti necessari anche per l'export, dove l'Italia è il Paese al mondo con 476 miliardi di euro, occupando però solo il 21esimo posto nella classifica della Banca mondiale sul Logistic performance index: «Occorre colmare il gap che ci separa dai principali competitor» ha detto Gardini, spiegando come «il ritardo infrastrutturale pesi per 60 miliardi di mancato export».

Tra il 2000 e il 2019 l'Italia ha perso 380 miliardi di ricchezza (pari ad almeno 10 leggi finanziarie in tempi pre Covid) rispetto alla crescita media dell'area Euro. Nello stesso periodo l'economia del nostro Paese è cresciuta solo del 3,9%, contro una media degli Stati con la moneta unica del 26%. Nella fase più dura della crisi finanziaria, fra il 2007 e il 2013, l'Italia ha perso l'8,5% di Pil, contro l'1,5% degli altri Paesi. Negli anni tra il 2014 e il 2019 ha lasciato sul terreno 85 miliardi di euro.

Investire maggiori risorse del Pnrr nel Mezzogiorno spingerebbe dell'1% il Pil nazionale nel periodo 2021-2026 dal 7,3% all'8,2%. Lo Svimez – si legge nel rapporto – ha formulato due scenari di ripartizione delle risorse del Pnrr rispetto al Mezzogiorno: uno scenario base, con un'ipotesi di destinazione degli investimenti pari al 24% e uno scenario rafforzato, rispetto al quale la quota di investimenti al Sud potrebbe raggiungere il 50%. L'ipotesi di partenza è l'allocazione all'interno del Pnrr di una spesa per investimenti pari a 150 miliardi di euro per il periodo 2021-2026. Digitale e green songo gli altri due pilastri individuati dal focus come fondamentali per la ripartenza dell'economia.

Un tasto dolente toccato dal rapporto riguarda le difficoltà delle imprese, chiamate a fare innovazione senza laureati, con l'82% che ha un livello di digitalizzazione basso o molto basso. Un altro «ritardo infrastrutturale» dovuto a «segni meno nell'ambito dell'istruzione rispetto alla media europea e agli altri Paesi partner», «solo il 19,6% della popolazione 25-64 anni - si legge nel Focus - ha un titolo di studio secondario superiore; il margine negativo è del 13,6% rispetto alla media europea, ma sale al 18% rispetto alla Francia e al 25% se ci si confronta con il Regno Unito. Sono 14 i punti da recuperare per la quota di giovani 30-34enni con titolo di studio universitario nel confronto con la media europea; 24 rispetto al Regno Unito, 20 rispetto alla Francia».