Economia

Il rapporto. Bassa crescita e inflazione: redditi degli italiani ai minimi termini

Cinzia Arena venerdì 12 maggio 2023

I redditi in calo determinano, secondo il rapporto Confcommercio-Censis, una scarsa propensione dei giovani a mettere su famiglia

L'inflazione alle stelle è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso ma ormai da 30 anni i redditi delle famiglie italiane, e con essi il potere d'acquisto, sono in una fase di stagnazione perenne. A rilanciare l'allarme sulla contrazione dei consumi il rapporto Confcommercio-Censis presentanto oggi. "Il risparmio sta esaurendo il sostegno ai consumi e l'incertezza per l'inflazione e il rialzo dei tassi di interesse comprimono le intenzioni di acquisto" ha sottolineato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, presentando il rapporto su fiducia e consumi delle famiglie. "Si rischia di rallentare la ripresa, nonostante la fiducia delle famiglie sia alta. E' fondamentale accelerare le riforme, in particolare quella fiscale, e utilizzare al meglio le risorse del Pnrr", dice. A spiegare quanto emerge dal rapporto è il direttore dell'Ufficio studi, Mariano Bella: "Nel 2022, a prezzi costanti, non abbiamo recuperato né il reddito disponibile pro capite del 2019 né, tantomeno, quello del 2007, cioè il massimo. Siamo addirittura sotto di 150 euro in termini reali rispetto al 1995, cioè quasi trent'anni fa".

Trent'anni di bassa crescita si sentono nei temi di disagio sociale con una forte crescita della povertà assoluta. E collegato al tema sicurezza del posto del lavoro, l'impoverimento del reddito reale determina anche "un atteggiamento di scarsa propensione a fare figli".

Nel lungo periodo la spesa reale è andata un po' meglio del reddito: è stato recuperato il livello del 2019 ma siamo sotto i massimi del 2007 ancora di 800 euro a testa. E con "una contraddizione pericolosa" oggi, secondo quanto rilevato con il rapporto, "la fiducia è ai massimi storici o quasi" ma con "intenzioni di acquisto non solo inferiori rispetto al 2022, ma addirittura inferiori al 2019".

Le famiglie sentono che le cose potevano essere peggio e tirano un sospiro di sollievo; l'occupazione in qualche modo è ai massimi, i sostegni pubblici hanno funzionato, i consumi, grazie a turismo, spettacoli e cultura, attirano e danno soddisfazione; però l'inflazione non è domata e gli aiuti pubblici si riducono (come per esempio abbiamo visto con l'inflazione di aprile dovuta in larga parte alla rimozione di alcuni sconti in bolletta). Così le famiglie - emerge dal rapporto - tornano a voler "ricostituire un adeguato stock di risparmio per fare fronte al contesto ancora caratterizzato dall'incertezza.

Il rapporto evidenzia che i giovani sono i soggetti maggiormente fragili dal punto di vista socio-economico ed occupazionale. "E' molto bella questa attenzione ai giovani - dice ancora Mariano Bella - anche se a me sembra che, poi, in concreto, i provvedimenti di politica economica e fiscale si concentrino sempre di più sugli anziani. Colpisce il fatto che tutti, e soprattutto i giovani, siano preoccupati dalla dimensione economica del fare famiglia e fare figli". Al di là delle complesse ragioni socio-demografiche, è la questione del reddito disponibile reale collegata alla sicurezza del posto di lavoro, più che i termini di contesto, a determinare un atteggiamento di scarsa propensione a fare figli. Sull'ultimo decreto lavoro Confcommercio sottolinea come il recente boom del tempo indeterminato è in larga misura dovuto al pregresso super-boom dei contratti a termine, grazie alle naturali trasformazioni.

Buone notizie invece sul fronte dell'inflazione, "guardando ai dati italiani nel complesso emerge che, senza ulteriori shock, il tendenziale dell'inflazione potrebbe tornare sotto il 6% già ad agosto e scendere sotto il 3% a ottobre, per finire sotto il 2,5% il prossimo anno. Alcuni prezzi scenderanno in livello assoluto, come già ad aprile si è visto per la verdura, le uova, i prodotti tecnologici e alcuni servizi.Nel frattempo - avverte anche il direttore del Centro studi di Confcommercio - dobbiamo scegliere la strada giusta: non può che essere quella delle riforme e degli investimenti del Pnrr per costruire una nuova fase di crescita robusta e duratura, dopo il boom del biennio 2021-2022 e il periodo di transizione costituito da questo complesso 2023".