Economia

Confartigianato. Aree terremotate, così riparte l'economia

lunedì 13 novembre 2017

Il terremoto ha colpito l’attività di 16mila imprese artigiane, con 39mila addetti, localizzate nei 140 Comuni delle Marche, Lazio, Abruzzo, Umbria. Per queste aziende il ritorno alla normalità è ancora lontano. La situazione delle piccole imprese nei territori del Cratere è messa in evidenza da Confartigianato, che ha presentato proposte per accelerare la ricostruzione e passare dal dire al fare.

Le imprese artigiane rappresentano il 25% del totale delle aziende operanti nei territori del Centro Italia interessati dagli eventi sismici. Il 37,6% delle imprese artigiane opera nel settore delle costruzioni, il 24,8% nei servizi alle persone, il 24,4% nel manifatturiero e l’11,3% nei servizi alle imprese. Gli effetti del terremoto sull’economia sono rilevanti soprattutto nelle Marche e in Umbria, regioni che negli ultimi quattro trimestri presentano la peggiore tendenza dell’occupazione, con cali rispettivamente dello 0,8% e dell’1,5%, a fronte di un +1,3% della media nazionale.

Confartigianato, pur apprezzando gli interventi messi in atto dal governo, segnala le criticità che rallentano la ricostruzione e la ripresa delle attività economiche: troppe norme e troppo complesse, eccessiva frammentazione delle competenze tra gli Enti e le istituzioni coinvolti nella ricostruzione, eccesso di rigidità nella gestione degli appalti. Secondo Confartigianato, per far ripartire le attività produttive bisogna agire su tre fronti: ridurre la burocrazia, coinvolgere le imprese locali nella ricostruzione, rafforzare il coordinamento tra le istituzioni e le Associazioni imprenditoriali. In particolare, è necessario sfrondare l’eccesso di norme accumulate negli anni in occasione di eventi calamitosi e fissare principi semplici, certi e inequivocabili sulle misure da adottare, per esempio per quanto riguarda la sospensione di versamenti e adempimenti fiscali e contributivi. Altrettanto fondamentale applicare il principio del ‘Km 0’, della ‘filiera corta’, prevista dal nuovo Codice degli appalti, per affidare alle micro e piccole imprese locali una quota significativa degli appalti pubblici per la ricostruzione.