Economia

Lavoro di cura. Colf e badanti solo per ricchi

Cinzia Arena venerdì 25 marzo 2022

In Italia cresce il numero di anziani che hanno bisogno di assistenza domiciliare

Una spesa necessaria ma non sempre sostenibile. Il ricorso a collaboratori domestici per la cura di familiari, siano essi anziani non autosufficienti o bambini, o la gestione della casa è per gli italiani una voce che incide in maniera consistente sul bilancio familiare. In media dai 650 ai 1200 euro a seconda della tipologia di aiuto di cui si ha bisogno e dal contratto che viene applicato. Il secondo rapporto «Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia» realizzato dal Censis per Assindatcolf (l’associazione dei datori di lavoro domestico) su un campione di associati (composto nel 47,5% dei casi da coppie con figli, nel 50% da over60 e nel 70% da donne) analizza nel dettaglio i comportamenti delle famiglie. Il 79,5% del campione impiega una collaboratrice domestica. Le colf sono prevalentemente di origine straniera, nell’83% dei casi, e vengono assunte ad ore in nove casi su dieci, con uno stipendio medio di 650 euro al mese. Il ricorso all’aiuto domestico è motivato soprattutto dall’impossibilità di occuparsi direttamente della casa (per il 43,3% degli intervistati) e rappresenta un elemento di conciliazione tra impegni professionali e familiari (21,4%). Tra gli over 75 il ricorso alla colf è molto diffuso e si attesta al 67%.

Percentuale assai più ridotta, pari al 20,4%, quella che ricorre ad una badante per assistere un anziano non autosufficiente. Anche in questo caso si tratta quasi sempre (85%) di straniere spesso assunte con contratti di convivenza (67%). La domanda in questo caso è guidata da coloro che hanno un familiare non convivente con problemi di salute ma non possono assisterlo direttamente (38,2%), un’urgenza che viene sentita soprattutto dai cinquantenni con genitori ultraottantenni. Per la badante la spesa mensile è di 1.200 euro, cifra giudicata 'sostenibile' soltanto dal 31,4% degli intervistati. Secondo gli osservatori in Italia lavorano circa 2,3 milioni tra colf e badanti, con un milione di lavoratori in regola. La percentuale di famiglie che ricorre alle baby sitter rappresenta solo il 7,1% del campione analizzato dal Censis. La differenza principale in questo caso sta nel fatto che quasi la metà del personale impiegato è italiano (il 47,8%). L’impegno come per le colf è prevalentemente su base oraria con una spesa mensile di circa 750 euro, considerata sostenibile dal 58% delle famiglie, al limite delle proprie possibilità economiche dal 41,2%. La conciliazione degli impegni professionali con quelli genitoriali è la motivazione principale che spinge le famiglie ad assumere una baby sitter insieme alla mancanza di nonni e altri familiari disponibili.

«I risultati dell’indagine ci offrono importanti spunti di riflessione – sottolinea Andrea Zini, presidente di Assindatcolf –. Quando è la famiglia a modulare la richiesta di assistenza il costo risulta nella maggior parte dei casi sostenibile, al contrario quando si deve far fronte a una condizione di non autosufficienza soprattutto improvvisa viene meno la possibilità di organizzarsi. È a questo punto che le famiglie entrano in affanno e il costo diventa insostenibile». Per l’associazione di datori di lavoro domestico, considerando che questo tipo di assistenza è diventato un pilastro del welfare e che la popolazione è destinata ad invecchiare, è necessaria l’introduzione di agevolazioni sulle assunzioni regolari che permettano alle famiglie di risparmiare e al tempo stesso di combattere il lavoro nero. Un’altra richiesta avanzata da Assindatcolf riguarda l’inserimento dell’assistenza domestica nei progetti di assistenza individuale integrati (Pai).