Economia

Coldiretti. Più giovani occupati in agricoltura nel 2015

martedì 11 agosto 2015
Aumento record del 12% nel 2015 dei giovani under 35 occupati in agricoltura, che si dimostra capace di offrire prospettive di lavoro sia a chi vuole intraprendere con idee innovative sia a chi vuole trovare una occupazione anche temporanea. È quanto è emerso da uno studio della Coldiretti dal quale si evidenzia che il boom dei giovani traina l’occupazione generale nel settore agricolo che fa registrare un incremento record del 6,2% nel numero di occupati, dieci volte superiore al valore medio totale dell’intera economia nel primo trimestre dell’anno. L’aumento dell’occupazione nelle campagne - continua la Coldiretti - è accompagnato nel trimestre dall’andamento positivo del valore aggiunto del settore che ha fatto registrare un aumento dello 0,2% rispetto all’anno precedente.Un trend positivo che è stato colto dalle nuove generazioni, con più di due giovani italiani su tre (68%) che 'sognano' di lavorare d’estate in campagna, partecipando alla raccolta della frutta o alla vendemmia, secondo un sondaggio Coldiretti/Ixè. Per gli studenti lavorare nei campi significa, oltre che prendere contatto con il mondo del lavoro, anche fare - sottolinea la Coldiretti - un’esperienza diretta in simbiosi con la natura, i suoi prodotti e una cultura che hanno fatto dell’Italia un Paese da primato a livello internazionale nell’offerta di alimenti e vini di qualità.Nel corso dell’estate 2015, si stima che quasi 200mila giovani possano trovare lavoro in agricoltura. Dal 1° giugno e fino al 30 settembre i giovani lavoratori dai 16 ai 25 anni di età regolarmente iscritti a un ciclo di studi - sottolinea la Coldiretti - possono essere remunerati con i voucher, i buoni lavoro che comprendono già la copertura assicurativa e previdenziale e non sono soggetti a ritenute fiscali. I voucher rappresentano uno strumento che offre interessanti opportunità di integrazione al reddito e occupazione anche a categorie particolarmente deboli quali cassaintegrati e pensionati e risponde coerentemente alle richieste di semplificazione del lavoro nei campi che può così meglio esprimere le proprie potenzialità in un momento di crisi, senza con ciò destrutturare il mercato del lavoro agricolo.Per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro la Coldiretti ha varato la prima banca dati autorizzata dal ministero del Lavoro (Jobincountry) di aziende agricole che assumono alla quale potranno accedere tanti i giovani italiani che sono interessati perché amano la campagna o semplicemente per raggranellare un po’ di soldi, magari nella pausa scolastica.“Nell’agroalimentare in Italia trovano opportunità di occupazione quasi 1,6 milioni di unità lavorative, delle quali circa 1,2 milioni in agricoltura e poco più di 400mila nell’industria alimentare - afferma il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo -. È importante tutelare e promuovere il lavoro lungo tutta la filiera dove il settore agricolo rappresenta di gran lunga lo zoccolo duro. Consentire di utilizzare il latte in polvere per produrre formaggi come chiede una certa industria non è solo contro i consumatori, la storia e la cultura del made in Italy, ma significa anche mettere in pericolo 35mila stalle e con esse i posti di lavoro di allevatori, mungitori e dipendenti".E la Coldiretti avverte anche che senza il quotidiano lavoro di 322mila migranti nelle campagne italiane non ci sarebbe il made in Italy a tavola che ha permesso al nostro Paese di ottenere primati in tutto il mondo. Il presidente Moncalvo ha lanciato la proposta di un progetto di legge contro il lavoro nero, tanto più necessario considerata l’emergenza accoglienza legata ai nuovi sbarchi di immigrati."Per un buon cibo, per il nostro cibo, serve un ‘buon lavoro’ - ha sottolineato il presidente della Coldiretti - e noi dobbiamo impegnarci con tutte le nostre forze perché sia così, dal Piemonte alla Sicilia, avviando una operazione di trasparenza e di emersione, come già sta avvenendo ed è avvenuto in molte zone del Paese grazie anche all’uso dei vouchers. Non possiamo farlo da soli ma, insieme alle istituzioni, al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e alle forze sociali di rappresentanza del mondo del lavoro, dobbiamo mettere a punto un progetto e un patto di emancipazione, per chi oggi lavora in condizioni di illegalità".Secondo un’analisi Coldiretti su dati del Dossier statistico Immigrazione, quasi un quarto dell’agricoltura italiana e nelle mani degli stranieri in termini di contributo al lavoro. C’è dunque - sottolinea la Coldiretti - la presenza di veri e propri distretti produttivi di eccellenza del made in Italy che possono sopravvivere solo grazie al lavoro di 322mila immigrati regolari, dalle stalle del nord dove si munge il latte per il parmigiano reggiano alla raccolta delle mele della Val di Non, dal pomodoro del Meridione alle grandi uve del Piemonte.