Economia

Intervista. Crescenzi: «Il coach, professione di rilievo»

Maurizio Carucci giovedì 30 aprile 2015
Claudia Crescenzi, romana trapiantata a Milano, è master certified coach e presidente di Icf Italia. È esperta di sviluppo organizzativo e del potenziale umano, nonché di comunicazione aziendale. Ha un’esperienza ventennale in grandi aziende italiane e internazionali, anche con ruoli di manager. Oltre a essere formatrice e autrice di libri.Può tracciare l’identikit del coach in Italia?Dai dati raccolti in collaborazione con l'Università di Milano Bicocca, è risultato come, in linea con la ricerca condotta nel 2007, la professione anche in Italia sia ancora principalmente femminile e l’età dei coach sia compresa tra i 36 e 55 anni (77,54%). Dal test emerge che la distribuzione età-sesso non è casuale: tra i 36 e i 55 anni vi è una netta maggioranza di donne (89,5%), mentre oltre i 55 anni, il 70% è caratterizzato da coach di genere maschile.  L’80% dei rispondenti possiede un alto livello di istruzione (laurea, master); inoltre si può notare come tale professione sia intrapresa da laureati in discipline differenti dalla Psicologia e/o con un master differente dall’ambito psicologico (46,9%). Il background culturale- formativo appare quindi molto eterogeneo: la formazione dei coach è soprattutto legata all’economia, alla giurisprudenza, all’ingegneria, alle scienze politiche e alla filosofia.  Entro il gruppo di coloro che possiedono altra laurea differente da quella psicologica, il 67% è costituito da donne, i diplomati invece sono soprattutto maschi (63%); le differenze però non sono significative. Tra i master emergono invece quelli riguardanti la gestione delle risorse umane, business administration e sviluppo manageriale (47%) e master in coaching e counseling (27%). Per quanto riguarda la professione psicologica, 13 coach possiedono una laurea in Psicologia e sei un master o specializzazione di tipo clinico; solo sette sono iscritti all’Albo degli Psicologi. Per quanto riguarda la formazione specifica in coaching, l’86% dichiara di aver seguito un corso di formazione di durata superiore alle 60 ore. Solo il 5% ha invece conseguito un Master universitario in coaching in Italia o all’estero.  Sembra una professione di moda…Colpa o merito anche del film di Muccino. In questo momento è diventata una professione di rilievo. Noi, però, non siamo motivatori. Il nostro compito è trovare un ingaggio e dare un valore aggiunto ai dipendenti. A febbraio i coach in Italia erano 537, di cui 480 con credenziali. Una crescita del 17% in un anno che attesta che qualcosa si muove anche nel nostro Paese. Quale formazione consiglia per diventare coach?Una formazione riconosciuta da Icf che rispetta le core competencies di Icf e il codice etico.Ci sono diversi percorsi formativi e diverse scuole i cui programmi sono riconosciuti da Icf.Attraverso il sito web https://www.icf-italia.org (https://www.icf-italia.org/diventare-coach/scuole-con-programmi-riconosciuti-da-icf/ ) chiunque può consultare i percorsi di coaching e approfondire contenuti modalità e tipologie diverse.Chi sono i potenziali clienti?Le persone che intendono sviluppare attitudini che riconoscono di avere, ma che fino a quel momento non hanno messo in gioco. Persone che intendono migliorare le proprie relazioni personali e professionali. Coloro che intendono migliorare la propria performance in qualsiasi ambito (lavorativa, privata, sportiva, scolastica eccetera). Persone che stanno vivendo momenti di cambiamento.Quali sono i possibili sbocchi?La libera professione ovvero esercitare in autonomia il servizio di coaching, associarsi a studi/organizzazioni che si occupano di sviluppo delle persone. Collaborare con aziende nazionali ed internazionali che operano nel mondo del coaching.