Economia

Anticipazione. Il Benvivere in Italia: 2 anni di vita in più con sanità più efficiente

Luca Mazza giovedì 8 settembre 2022

Affollamento in un Pronto soccorso italiano

Alla quarta edizione del "Rapporto sul Benvivere delle province e dei comuni italiani" è dedicato il numero speciale di "L’economia civile", il dorso quindicinale di Avvenire, in edicola venerdì 16 settembre e distribuito a Firenze, in occasione della presentazione della ricerca realizzata da Leonardo Becchetti, Gianluigi Conzo, Dalila De Rosa e Lorenzo Semplici. Sedici pagine di supplemento con le nuove classifiche sul "Benvivere" e sulla "Generatività in atto" nelle province italiane, con i territori che guadagnano o perdono posizioni rispetto alle edizioni precenti, e il nuovo focus sui Comuni: una delle novità del rapporto sta infatti nella riformulazione degli indicatori aggregati di benessere a livello comunale e del dettaglio fornito sui valori medi di tali indicatori per dimensione del Comune. La quarta parte dello studio è dedicata a un approfondimento su salute ed aspettativa di vita a livello regionale, di cui forniamo in questa pagina una anticipazione. La ricerca verrà presentata venerdì 16 settembre alle 11.15 presso il Rettorato dell’Università di Firenze: introdurrà i lavori Vittorio Pelligra, professore di Economia Politica all’Università di Cagliari, seguirà un dibattito moderato dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, con Roberto Simoni, presidente della Federazione Trentina della Cooperazione, Elisabetta Mughini, dirigente di ricerca Indire ed Emilio Casalini, conduttore televisivo, progettista culturale.

QUI IL PROGRAMMA COMPLETO DEL FESTIVAL DEL BENVIVERE

Azzerare le cosiddette morti "evitabili" farebbe guadagnare all’Italia e ai suoi abitanti quasi due anni di aspettativa media di vita: si passerebbe dagli attuali 81,7 anni a 83,7 anni, senza distinzioni per sesso. È uno dei dati contenuti nel rapporto 2022 sul Benvivere delle province e dei comuni italiani, che sarà presentato al quarto Festival dell’economia civile e in cui si fotografa lo stato di salute delle varie aree della Penisola prendendo in esame diversi parametri: da quelli ambientali agli aspetti relativi alla salute.

L’indicatoreSecondo la definizione dell’Istat la "mortalità evitabile" è costituita essenzialmente da due componenti: la mortalità trattabile e quella prevenibile. In generale si riferisce a cause di decesso che potrebbero essere evitate con interventi sanitari efficaci, compresi quelli che si verificano dopo l’insorgenza di malattie per ridurre la mortalità, la prevenzione secondaria e il trattamento. La soglia di età convenzionale considerata nei decessi curabili dall’Istat è 75 anni, per cui le morti di pazienti al di sopra di tale età sono state escluse dal calcolo. L’indicatore finale, dunque, è la somma di tutti i decessi avvenuti in condizioni e in seguito a patologie considerate curabili fino a 74 anni. Calcolare l’impatto netto dei decessi evitabili sull’aspettativa di vita a livello provinciale permette di avere un’analisi specifica sull’importanza della qualità e dell’efficienza dei sistemi sanitari territoriali.

I risultati Il numero medio di decessi curabili all’anno, secondo i calcoli e le stime effettuate nel rapporto, è di 19,25 ogni 10mila abitanti. Ovviamente il dato cambia a seconda della zona d’Italia esaminata. Il valore più basso per paese è di 10.86 decessi, mentre il più alto è di 31,8. La speranza di vita media nel periodo del campione (dal 2004 al 2021) sfiora gli 82 anni (81,99), con un divario tra provincia più alto e quello più basso per il 2021 di poco meno di 4 anni (80.15 di Caltanissetta contro 83,93 di Firenze). Nel rapporto si evidenziano alcune differenze territoriali. Per esempio, se Napoli avesse un numero di morti evitabili uguale a quello della provincia con la migliore performance l’aspettativa di vita della provincia di Napoli salirebbe di 1,28 anni. In caso di zero morti evitabili (l’apice teorico a cui ogni sistema sanitario dovrebbe ambire) Napoli avrebbe un’aspettativa di vita più alta addirittura di 2,68 anni. L’aspettativa di vita massima in caso di zero morti evitabili sarebbe però nelle due provincie che hanno i dati migliori (Treviso e Prato), di 84,88 anni (quasi tre anni in più della media nazionale). In generale, comunque, applicando i dati del migliore e del peggiore sistema sanitario (10,86 decessi evitabili contro 31,8 ogni 10000 abitanti) si scopre che il divario in termini di aspettativa di vita tra i due sistemi è di circa due anni.

Gli altri fattori La diffusione delle tecniche e delle conoscenze mediche è solo uno degli indicatori che determina i gap tra aspettativa di vita media rispetto alle due condizioni esaminate (zero morti evitabili e performance migliori sulle morti evitabili). Ad influire sono infatti anche una serie di altri fattori: dall’efficienza nella presa in carico dei pazienti dal sistema sanitario locale alla qualità di vita del singolo territorio, passando per l’educazione sanitaria e la disposizione dei cittadini alle cure. Quest’ultimo elemento, in particolare, non è da sottovalutare. «L’avversione ideologica alla cura è un problema che si è reso evidente con la pandemia del Covid 19 – si legge nel rapporto –. In questo caso, il rifiuto di cure mediche (ad esempio le vaccinazioni e le terapie) può produrre decessi "accettabili" che sono interamente sotto la responsabilità del paziente e non del sistema sanitario».

Conclusioni e indicazioni Oltre a numeri e stime, il rapporto suggerisce anche possibili soluzioni sul tema della longevità attiva. L’impatto che una drastica riduzione delle morti evitabili avrebbe sull’allungamento dell’aspettativa media di vita della popolazione, si legge nel rapporto, dovrebbe comportare «non solo un aumento della spesa sanitaria e un miglioramento della qualità e del personale medico, ma anche un miglioramento dell’accesso alla sanità pubblica e un investimento nell’educazione sanitaria, nella cultura e nella comunicazione».