Economia

La bocciatura. Moody's taglia il rating della Cina

Marco Girardo mercoledì 24 maggio 2017

Moody's ha abbassato il rating della Cina per la prima volta in quasi 30 anni, portando il merito di credito ad "A1" dal precedente "Aa3". L'agenzia internazionale di rating si aspetta che la forza finanziaria del Dragone venga erosa nei prossimi anni e che il debito continui a salire, mentre il potenziale della crescita rallenta.

Le motivazioni

"Anche se i progressi in corso nelle riforme probabilmente trasformeranno l'economia e il sistema finanziario nel tempo, non è plausibile impedire un'ulteriore crescita materiale del debito in economia e il conseguente aumento nelle sopravvenienze passive per il governo", spiega Moody's nella nota che accompagna il downgrading. "L'outlook stabile riflette il nostro giudizio secondo cui, a un livello di rating A1, i rischi sono equilibrati. L'erosione del profilo del credito cinese sarà graduale e, ci aspettiamo, eventualmente contenuta con l'approfondimento delle riforme". Il debito sovrano cinese è detenuto in gran parte da investitori nterni, ma il declassamento operato da Moody's alimenta i dubbi degli analisti sulla possibilità che la Cina possa mantenere l'attuale tasso di crescita, fissato attorno al 6,5% per il 2017, e contemporaneamente ridurre i rischi del sistema finanziario, come vorrebbe il presidente cinese, Xi Jinping.

La reazione

Il declassamento del debito sovrano operato da Moody's è il risultato di una metodologia "non appropriata" utilizzata dall'agenzia di rating. È il giudizio del ministero delle Finanze di Pechino riportato in una nota, che ha definito "ragionevole" il ritmo di crescita del debito cinese e ha rassicurato che il debito delle amministrazioni locali, uno dei maggiori timori sotto il profilo finanziario per Pechino, non peserà sul debito sovrano.