Economia

Cgia. Cinque mesi di lavoro per pagare le tasse

Redazione Romana sabato 10 febbraio 2018

Il prossimo 2 giugno gli italiani celebreranno il tanto sospirato "tax freedom day" (il "giorno di liberazione fiscale"): dopo cinque mesi dall'inizio del 2018 (pari a 152 giorni lavorativi), il contribuente medio italiano avrà assolto tutti gli obblighi fiscali dell'anno (Irpef, accise, Imu, Tasi, Iva, Tari, addizionali varie, Irap, Ires eccetera) e inizierà a guadagnare per se stesso e per la propria famiglia. Lo afferma la Cgia precisando che si tratta di «un esercizio» di calcolo «del tutto astratto che, comunque, dà la dimensione di quanto sia smisurato il prelievo fiscale e contributivo dai portafogli degli italiani».

L'Ufficio studi della Cgia ha preso in esame la stima del Pil nazionale di quest'anno e l'ha suddiviso per 365 giorni, ottenendo così un dato medio giornaliero. Successivamente, ha considerato le previsioni di gettito dei contributi previdenziali, delle imposte e delle tasse che i percettori di reddito verseranno nel 2018 e le ha rapportate al Pil giornaliero. Il risultato di questa operazione ha consentito di calcolare il "giorno di liberazione fiscale" di quest'anno.

«Al netto di eventuali manovre correttive - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - quest'anno la pressione fiscale è destinata a scendere di mezzo punto percentuale rispetto al dato medio del 2017, per attestarsi, al lordo dell'effetto del bonus Renzi, al 42,1%. Una discesa ancora troppo lenta e quasi impercettibile che, per l'anno in corso, è ascrivibile, in particolar modo, alla crescita del Pil e solo in minima parte alla diminuzione delle tasse».

Sebbene sia in calo dal 2013, ricorda la Cgia, negli ultimi 25 anni il "tax freedom day" più "precoce" si è verificato nel 2005. In quell'occasione, con il governo Berlusconi II, la pressione fiscale si attestò al 39,1% e ai contribuenti italiani bastò raggiungere il 24 maggio (143 giorni lavorativi) per scrollarsi di dosso il giogo fiscale. Osservando sempre il calendario, quello più in "ritardo", invece, si è registrato nel 2012 (anno bisestile) con Mario Monti. Questo risultato così negativo si verificò perché la pressione fiscale raggiunse il record storico del 43,6% e, di conseguenza, il "giorno di liberazione fiscale" si celebrò solo il 9 giugno (dopo ben 160 giorni lavorativi). Dal 2014 a oggi ci siamo "svincolati" sempre prima dal pagamento delle tasse perché la pressione fiscale ha iniziato a diminuire a seguito della cancellazione della Tasi sulla prima casa, dell'introduzione del bonus Renzi e di una serie di misure di alleggerimento dell'Irap sul costo del lavoro, per l'abolizione temporanea dei contributi previdenziali in capo ai neo assunti con un contratto a tempo indeterminato, per il taglio dell'Ires, per la ripresa del Pil e anche a seguito del blocco delle tasse locali. Dal 2016, infatti, va ricordato che, ad eccezione della Tari, tutte le altre imposte locali (Imu, Tasi, Irap, addizionali regionali/comunali Irpef, Tosap, bollo auto eccetera) sono state congelate per legge.

«Al netto delle strepitose promesse elettorali annunciate in queste ultime settimane da una buona parte dei big politici - conclude Zabeo - entro la fine di quest'anno chi sarà chiamato a governare il Paese dovrà recuperare quasi 12,5 miliardi di euro per sterilizzare l'ennesima clausola di salvaguardia, altrimenti dal 1° gennaio 2019 l'aliquota Iva del 10% salirà all'11,5% e quella attualmente al 22% si alzerà al 24,2%».

Nel 2016 (ultimo anno in cui è possibile effettuare una comparazione con i Paesi Ue), ricorda ancora la Cgia, i contribuenti italiani hanno lavorato per il fisco fino al 2 giugno (154 giorni lavorativi), vale a dire quattro giorni in più rispetto alla media registrata nei Paesi dell'area euro e nove se, invece, il confronto è realizzato con la media dei 28 Paesi che compongono l'Unione europea. Se confrontiamo il "tax freedom day" italiano con quello dei nostri principali competitori economici, solo la Francia presenta un numero di giorni di lavoro necessari per pagare le tasse nettamente superiore (+21), mentre tutti gli altri hanno potuto festeggiare la liberazione fiscale con un netto anticipo. In Germania, per esempio, sette giorni prima di noi, in Olanda 12, nel Regno Unito 27 e in Spagna 28. Il paese più virtuoso è l'Irlanda; con una pressione fiscale del 23,6% consente ai propri contribuenti di assolvere gli obblighi fiscali in soli 86 giorni lavorativi.