Economia

Cgia. Artigianato, in un mese persi sette miliardi di euro

Redazione Romana sabato 4 aprile 2020

Un falegname a lavoro

Almeno sette miliardi di euro. A tanto ammonta la stima della perdita di fatturato che a livello nazionale le imprese artigiane subiranno in questo mese di chiusura a causa del Coronavirus (dal 12 marzo al 13 aprile 2020). A fare i conti è stato l’Ufficio studi della Cgia. I comparti più colpiti sono anche quelli più rappresentativi di tutto il settore: le costruzioni, per esempio, vedranno una flessione del fatturato di 3,2 miliardi (edili, dipintori, finitori di edifici eccetera) la manifattura di 2,8 miliardi (metalmeccanici, legno, chimica, plastica, tessile-abbigliamento, calzature eccetera) e i servizi alla persona di 650 milioni di euro (acconciatori, estetiste, calzolai eccetera). «L’artigianato rischia di estinguersi, o quasi, in particolar modo nelle piccole città e nei paesi di periferia, molte attività - spiega il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – a fronte dell’azzeramento degli incassi, degli affitti insostenibili e di una pressione fiscale eccessiva, non reggeranno il colpo e saranno costrette a chiudere. Se la situazione non migliorerà entro la fine del prossimo mese di maggio, è verosimile che entro quest’anno il numero complessivo delle aziende artigiane scenderà di almeno 300mila unità: vale a dire che il 25% delle imprese artigiane presenti in Italia chiuderà i battenti».

Una situazione, quella che sta vivendo l’artigianato in queste settimane, molto difficile che si sovrappone ad un quadro generale altrettanto pesante che negli ultimi dieci anni ha visto crollare il numero delle imprese presenti in questo settore. Tra il 2009 e il 2019, infatti, le aziende artigiane che hanno chiuso definitivamente sono state poco meno di 180mila (per la precisione 178.664), pari al -12,2%. Se nel 2009 lo stock era pari a 1.465.949, al 31 dicembre dell’anno scorso il numero è sceso a 1.287.285. La regione che ha subito la flessione più elevata è stata la Sardegna (-19%).

«Quasi il 60% della contrazione delle imprese artigiane registrata in questi ultimi 10 anni – fa notare il segretario Renato Mason – riguarda attività legate al comparto casa. Edili, lattonieri, posatori, dipintori, elettricisti, idraulici eccetera hanno vissuto anni difficili e molti sono stati costretti a gettare la spugna. La crisi del settore e la caduta verticale dei consumi delle famiglie sono stati letali. Certo, molte altre professioni artigiane, soprattutto legate al mondo del design, del web, della comunicazione, si stanno imponendo. Purtroppo, le profonde trasformazioni in atto e la drammatica crisi che vivremo nei prossimi mesi cancelleranno molti mestieri che hanno caratterizzato la storia dell’artigianato e la vita di molti quartieri e città».

Vecchi mestieri in via di estinzione
A fronte delle difficoltà che certamente si intensificheranno nei prossimi mesi, la CGIA ha elencato 25 vecchi mestieri artigiani che, già in forte agonia, rischiano di scomparire definitivamente dalle nostre città e dai paesi di campagna, o professioni che sono in via di estinzione a causa delle profonde trasformazioni tecnologiche in atto. Essi sono: