Economia

Ambiente. Via libera Ue alla direttiva «Case green», l'Italia vota contro. Cosa cambia

Cinzia Arena venerdì 12 aprile 2024

La direttiva europea sulle case green taglia il traguardo, con il via libera dagli Stati membri. I ministri europei dell'Economia e delle finanze riuniti al Consiglio Ecofin stamattina hanno confermato l'accordo raggiunto con l'Eurocamera a dicembre sulle nuove norme per rendere sostenibile il parco immobiliare europeo, puntando a ridurre al minimo le emissioni. Italia e Ungheria hanno votato contro, confermando la propria opposizione al testo, che è stato comunque approvato a maggioranza qualificata. Si sono astenute Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia. Tutti gli altri Paesi membri hanno votato a favore.

Il via libera definitivo dagli Stati membri chiude l'iter tormentato di una direttiva, proposta dalla Commissione a fine 2021, che fin da subito ha alimentato un'aspra polemica in Italia, soprattutto per l'assenza di finanziamenti da parte Ue e per gli standard minimi di prestazione energetica. La direttiva sarà ora pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore venti giorni dopo. I Ventisette avranno poi due anni di tempo per adeguarsi, un arco di tempo in cui dovranno presentare all'Ue un piano nazionale di ristrutturazione, ovvero una tabella di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi. A partire dal 2030 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero, mentre per gli edifici pubblici lo standard si applicherà dal 2028.

La direttiva prevede case nuove a emissioni zero e interventi strutturali per miglioare l'efficienza energetica di quelle vecchie. Ha incassato il sì finale del Parlamento europeo esattamente un mese fa, il 12 marzo 2024 con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti. La versione definitiva è stata allegerita rispetto alla prima proposta di legge presentata da Bruxelles, concedendo maggiore flessibilità ai 27 Paesi membri.

La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti ogni anno, circa 152 miliardi in più rispetto alle risorse attuali. Non sono previsti finanziamenti specifici ma i Paesi potranno attingere ai fondi europei dal Fondo sociale per il clima al Recovery fund ai Fondi di sviluppo regionale.

L'accordo dovrà essere confermato dai governi nazionali per poi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale: entrarà in vigore venti giorni più tardi.

L’articolo 9 riveduto e corretto consente comunque agli Stati di agire per gradi e con maggiore libertà. L’ipotesi iniziale prevedeva requisiti stringenti per i singoli edifici con la classe D obbligatoria nel 2033, mentre il testo approvato ipotizza piani di intervento progressivi. Nello specifico gli obiettivi intermedi di riduzione dei consumi sono del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035. Saranno i paesi membri a fissare le modalità per raggiungere questi obiettivi.

La direttiva impone però un vincolo preciso: la maggior parte delle ristrutturazioni dovranno riguardare il 43% degli edifici meno performanti. Il taglio di emissioni insomma non potrà essere a carico soltanto delle case nuove.

Uno dei temi cruciali riguarda l’abbandono dei combustibili fossili, a partire dalle caldaie a gas metano che dovranno essere messe al bando entro il 2040 (la prima versione della normativa prevedeva entro il 2035). Previsto anche l'obbligo di installare i pannelli solari: riguarderà i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030.

In Italia si stima che saranno tra 5,5 e 7,6 milioni gli edifici tra privati e pubblici in condizioni energetiche scadenti che dovranno essere riqualificati. Unimpresa ipotizza interventi in tre abitazioni su cinque per 270 miliardi.

"Abbiamo votato contro la direttiva sulle case green. Il tema è chi paga. Abbiamo esperienze purtroppo note in Italia". Lo ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti a Lussemburgo per l'Ecofin facendo riferimento ai superbonus edilizi varati dal governo Conte. "E' una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga? Noi abbiamo esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani e diciamo che è un'esperienza che potrebbe insegnare qualcosa". Di un un intervento che "va valutato con molta cautela” aveva parlato nelle scorse settimane il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto definendo alcuni step di vincolo al 2030 e al 2040 di difficile raggiungimento per il nostro Paese, con immobili datati e per la priprietà diffusa". Per il ministro bisognerà fara una scala di priorità degli interventi che vanno dalle pompe di calore al doppio vetro.

Il Codacons calcola che gli interventi di riqualificazione energetica avranno un costo medio tra 35mila e 60mila euro ad abitazione.

Immediate le reazioni di Confedlizia che saluta il voto contrario del governo italiano sulle case green come una scelta giusta. "Pur attenuato, si tratta di un provvedimento ideologico, sbagliato e pericoloso" spiega il presidente Giorgio Spaziani Testa, ricordando che l'associazione ha fin dall'inizio portato avanti "una battaglia quasi solitaria per contrastare l'impostazione dirigista e coercitiva della direttiva".