Economia

LONDRA. Cameron tira la corda. Ma potrà spezzarla?

Elisabetta Del Soldato sabato 24 novembre 2012
La Gran Bretagna ha sempre fatto le cose in maniera diversa rispet­to ai suoi vicini europei. Ba­sta pensare alla guida a sini­stra, al sistema di misurare e pesare, alla sua monarchia, al fatto che ancora oggi non abbia una costituzione scrit­ta. A renderla diversa c’è an­che il fatto che è un’isola e questo per certi inglesi è un enorme vantaggio, perchè il Canale avrebbe proprio il vantaggio di tenere l’Europa a distanza.
Il rapporto tra la Gran Bre­tagna e l’Unione europea non è mai stato schietto e questo è dovuto, secondo di­versi analisti, al modo in cui l’allora primo ministro Edward Heath promosse l’i­dea di entrare a far parte del­l’Unione. Heath volle far cre­dere che il Regno Unito sa­rebbe diventato membro di un 'trading club', un club che avrebbe aiutato la Gran Bretagna a fare affari. All’i­nizio degli anni Settanta, quando il Regno Unito en­trò nell’Unione, l’impero di sua maestà si era ormai pra­ticamente sgretolato e il mercato comune si presentò come una grande opportu­nità. Ma gli anni a venire fu­rono disastrosi per l’econo­mia della Corona. Recessio­ne, scioperi, blackout, setti­mane lavorative di tre gior­ni misero l’economia in gi­nocchio e molti puntarono il dito contro l’Unione. Da allora l’atteggiamento non è cambiato: ancora og­gi, la maggior parte dei bri­tannici crede che l’Europa non sia altro che una san­guisuga e se domani fosse­ro chiamati a decidere in un referendum, una promessa fatta dall’attuale premier David Cameron se sarà rie­letto, non c’è dubbio che sa­rebbero felici di dire addio ai cugini d’oltremanica. Lo stesso Cameron non sembra più disposto a difendere il legame.
Prima di partire per Bruxelles ha minacciato di bloccare, con il veto, ogni ac­cordo che non fosse conve­niente al suo Paese e così fa­cendo ha continuato a irri­tare i colleghi europei, ormai stanchi dell’atteggiamento sfuggente e dell’ostentata superiorità della Gran Bre­tagna. Ma anche in casa c’è chi è convinto che la speranza di un futuro da solista sia un’il­lusione che potrebbe costa­re molto cara. E ne è consa­pevole il vicepremier e forte europeista Nick Clegg, che su questo tema continua a scontrarsi con Cameron.
Come del resto ne sono con­vinti tutti a Bruxelles: «In un mondo globalizzato – ha commentato qualche gior­no fa il presidente del Parla­mento europeo e deputato tedesco Martin Schulz – la Gran Bretagna rischierebbe troppo ad andarsene». Non dimentichiamoci, ha conti­nuato, che «il mercato uni­co offre enormi benefici al­l’economia britannica e che l’Europa rimane la più im­portante destinazione per il commercio britannico e per il 50% delle sue esportazio­ni».