Economia

Jobs act. Caccia alle false partite Iva

mercoledì 2 aprile 2014
Parte la caccia alle false partite Iva e ai contratti di collaborazione a progetto utilizzati in modo improprio, strumentale, che mascherano in realtà rapporti di lavoro subordinato. Una prassi oggi "tanto più ingiustificata", dice il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dando il via a maggiori controlli, considerati i nuovi contratti a termine che "'mettono al riparo" l'imprenditore dal rischio di contenziosi e garantiscono al lavoratore le stesse tutele del contratto a tempo indeterminato". Si amplia così il piano lavoro del governo, avviato il Jobs act, che ha l'obiettivo di rilanciare l'occupazione, tenendo conto che la disoccupazione fa i conti con dati sempre più pesanti. E di semplificare il mercato dellavoro. Si va dalle novità sui contratti a termine e l'apprendistato, già in vigore con il dl, alla riforma degli ammortizzatori sociali e al riordino delle forme contrattuali, contenuti nel ddl delega, pronto all'esame del Parlamento.STRETTA FALSE PARTITE IVA E COLLABORAZIONI A PROGETTO Il ministero del Lavoro rafforza i controlli sull'utilizzo distorto dei contratti di collaborazione a progetto e delle partite Iva, per identificare i casi in cui il ricorso a queste tipologie contrattuali "maschera rapporti di lavoro subordinato". Viene inoltre costituito un gruppo di lavoro "per valutare l'eventuale esigenza di semplificazioni e revisioni normative, prevedendo l'attivazione di un confronto con le parti interessate". NEL 2013 IN 19MILA SCOPERTI E RIQUALIFICATIL'anno scorso i controlli hanno portato alla "riqualificazione" di 19mila posizioni lavorative attivate con contratti di collaborazione a progetto e partite Iva, delle quali 15.495 nel settore dei servizi, 1.629 in quello industriale, 1.099 nell'edilizia e 165 in agricoltura. La decisione del ministero, che si inserisce nell'ambito delle iniziative di contrasto al lavoro irregolare, punta "ad incrementare i risultati positivi" già conseguiti.DL LAVORO, DISCUSSIONE SU MODIFICHE, DA CAUSALE A PROROGHE A chiedere modifiche al decreto lavoro sono soprattutto il Pd e la Cgil. Il governo esclude stravolgimenti, ma non piccoli aggiustamenti, che non ne intacchino "la sostanza". Eventuali cambiamenti al numero massimo di proroghe (otto) previste nell'arco dei tre anni di contratto a termine senza causale (limite passato da 12 a 36 mesi) sono "uno dei punti di discussione", ha affermato ieri il ministro del Lavoro, ma "non abbiamo ancora cominciato la discussione". I tempi per gli emendamenti sembrano però allungarsi: si ipotizzava una scadenza per venerdì, mentre la scadenza sarà con tutta probabilitàspostata alla prossima settimana.CINQUE DELEGHENel ddl delega si indicano cinque capitoli: riforma degli ammortizzatori sociali; dei servizi per il lavoro e delle politiche attive; semplificazione delle procedure e degli adempimenti in materia di lavoro a carico di cittadini e imprese; riordino delle forme contrattuali; migliore conciliazione dei tempi di lavoro e di vita e maggiore sostegno e tutela alla maternità.DA ASSEGNO UNIVERSALE DISOCCUPAZIONE A CONTRATTO UNICOSono due dei temi che rientrano nel ddl delega. Nella riforma degli ammortizzatori si indica l'"universalizzazione" dell'Aspi (l'assegno per la disoccupazione involontaria) con estensione ai contratti di collaborazione coordinata e continuativa, prevedendo prima dell'entrata a regime "un periodo almeno biennale di sperimentazione a risorse definite". Nell'ambito del riordino delle forme contrattuali si punta, oltre a un Codice semplificato del lavoro, all'introduzione, "eventualmente in via sperimentale" di ulteriori tipologie per "favorire l'inserimento nel mondo del lavoro, con tutele crescenti". In questo ambito si discuterà anche di articolo 18, dice Poletti, senza ledere le tutele: se poi "lo strumento si chiami articolo 17, o 18, o 19, non cambia".ANCHE COMPENSO ORARIO MINIMOSi punta ad introdurre, anche questa "eventualmente in via sperimentale, il compenso orario minimo, applicabile a tutti i rapporti di lavoro subordinato, previa consultazione delle parti sociali".