Economia

UNIONE EUROPEA. Brevetto europeo, Barroso: avanti senza l'italiano

martedì 6 luglio 2010
La Commissione Ue va avanti con la proposta di un brevetto unico europeo basato sulle tre lingue di lavoro principali della Ue: francese, inglese e tedesco. Lo ha detto il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Durao Barroso, in un incontro stampa a Strasburgo. «Non è veramente possibile avere un  brevetto europeo con 27 lingue», ha detto Barroso, rispondendo a una domanda sulla posizione italiana che ha definito «inaccettabile» la proposta di Bruxelles. Al suo fianco il premier spagnolo Josè Louis Zapatero ha confermato che anche la Spagna è contraria alla proposta e prevede battaglia per l'inclusione dello spagnolo.«Le discussioni sul brevetto sono andate avanti per decenni ed è giunta l'ora di stringere. Il nuovo trattato di Lisbona ci dà la base legale per portare avanti il dossier», ha premesso Barroso. «Abbiamo consultato la presidenza spagnola e non è stato possibile avere un accordo. Abbiamo deciso di andare avanti comunque, con una proposta che prevede di seguire per il nuovo brevetto europeo l'attuale regime linguistico, basato sulle tre lingue di lavoro europee: francese, inglese e tedesco», ha aggiunto Barroso.«Non si tratta di fare un concorso di bellezza tra la lingua più bella: si tratta di trovare la soluzione più efficiente che tagli i costi del brevetto in Europa», ha rimarcato Barroso. La proposta del commissario al mercato interno Michel Barnier, contestata da Italia e Spagna, punta a tagliare i costi prevedendo che i brevetti non dovranno più essere tradotti, per essere giuridicamente riconosciuti, in tutte le lingue dei Paesi in cui questo viene esportato, ma solo nelle tre lingue di lavoro ufficiali dell'Unione: inglese, francese e tedesco.LA RISPOSTA DI RONCHILa posizione espressa dal presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Durao Barroso, a favore di un brevetto unico europeo basato sulle tre lingue, francese, inglese e tedesco è francamente inaccettabile»: lo dichiara il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi. «L'Italia non è assolutamente disposta ad avallare un regime linguistico fortemente discriminatorio e penalizzante per le imprese italiane. Il governo - aggiunge Ronchi - ha sempre tenuto, rispetto a questo dossier, un atteggiamento costruttivo promuovendo soluzioni che andassero nella direzione di un regime brevettuale semplificato, efficiente e utile a tutte le aziende, senza discriminazioni di geografia, dimensione, legislazioni nazionali o lingua. Purtroppo la Commissione sembra voler imboccare una strada sbagliata che non può portare da nessuna parte. Se la situazione non cambierà, l'Italia non potrà che esercitare il diritto di veto».