Economia

Tendenza. Boom dell'e-commerce, crescono gli specialisti Ict

mercoledì 27 gennaio 2016
Le tecnologie digitali, web in testa, stanno rivoluzionando profondamente il modo di fare impresa in Italia. Anche nella distribuzione commerciale e nella ricettività turistica in Italia, dove sono sempre di più le imprese che utilizzano strumenti digitali per fare business. Fra le trasformazioni più evidenti, c’è il boom di imprese attive nel commercio via Internet. Secondo le stime Confesercenti, nel 2016 saranno quasi 16mila, il 165,4% in più rispetto al 2009, e raggiungeranno quota 50mila già nel 2025. E cresce il numero di addetti specialisti nell'Ict. I profili emergenti sempre più richiesti, sulla scia della crescente digitalizzazione delle attività aziendali, nonché dell’affermarsi dei social media e dell’e-commerce, sono quattro: l’e-commerce manager, il web reputation manager, il datawarehouse manager e il chief technology manager.Gli imprenditori che si dedicano alla vendita via web sono anche più giovani della media. La caratteristica più rilevante del commercio via Internet è infatti proprio l’età degli imprenditori, di quasi dieci anni inferiore alla media del commercio al dettaglio (39,7 anni contro 48,2), tanto che la quota di imprenditori con meno di 35 anni è il 28,4% (nel commercio al dettaglio è 14,9%), così come più alta è la quota per gli under 50. Rispetto al complesso del commercio al dettaglio, i mercanti digitali sono anche più spesso italiani (91,6% contro l’83,6% medio del settore) e uomini (69,6% contro 60,7%).L’aumento dei negozi on line, però, non è equamente distribuito sul territorio. Un terzo delle imprese che commerciano via Internet è, infatti, concentrato in sole due regioni: la Lombardia, che nel 2016 dovrebbe raccoglierne quasi 3 mila, e nel Lazio (1.840). Seguono la Campania, l’Emilia Romagna, il Piemonte, il Veneto e la Toscana.Nel settore distributivo all’ingrosso e al dettaglio, si rilevava nel 2012 un'incidenza di imprese attive nell’e-commerce dello 0,9% nelle più piccole e dell’8,7% nelle più grandi. Nel 2016 queste quote saranno più del doppio, e pari al 2,3% per le aziende minori e al 18,7% in quelle con 10 addetti e più. Per la ricettività la diffusione del commercio elettronico era già molto più elevata rispetto alla distribuzione commerciale quattro anni fa (8,7% per le aziende più piccole, 46,7% per le più grandi), ed è stimabile nel 2016 del 12,8% per le imprese di minore dimensione e del 71,8% in quelle con dieci addetti e oltre.Nel commercio e nel turismo l’accesso a Internet è ormai un fatto diffuso, che nelle aziende di maggiore dimensione raggiunge oggi quasi il 100%. In ritardo, invece, i pubblici esercizi, per i quali la quota si attesta appena al 57,3%. Nelle aziende di maggiori dimensioni e che dispongono di un sito, nel caso dei servizi di alloggio quasi l’80% prevede un servizio di ordinazioni o prenotazioni online.Parallelamente a Internet, l’utilizzo dei social media è entrato in modo consistente nelle attività del commercio e del turismo. Nella ricettività, per le imprese con più di dieci addetti la quota di utilizzo di almeno un social media è stimabile per il 2016 è dell’82,3%, quasi il 20% in più del 65,4% registrato nel 2013. La quota è del 59,3% per i pubblici esercizi (42,3% nel 2013) e del 51,1% nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (partiva dal 26,9% del 2013). Si tratta nella maggior parte dei casi di social network (ad es. Facebook, Linkedln, ecc.) utilizzati per raccogliere opinioni, recensioni e rispondere alle domande dei clienti, ma anche di siti web di condivisione di contenuti multimediali (ad es. YouTube, Flickr, Picasa, ecc.).Anche la diffusione della fatturazione elettronica è crescente, pure nei rapporti tra imprese. Per le attività con più di dieci addetti, il cartaceo per il 2016 resterà un fatto esclusivo per il 5,4% degli operatori del commercio all’ingrosso e al dettaglio (nella media del complesso delle imprese), per il 7,9% dei pubblici esercizi e per il 10,3% della ricettività.L’invio di fatture elettroniche in un formato adatto alla elaborazione automatica dei dati, sempre per le imprese più grandi, riguarderà il 23,7% del commercio all’ingrosso e al dettaglio (nella media del complesso delle imprese), per il 6,8% dei pubblici esercizi e per il 17,5% della ricettività.Nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, è cresciuta nel tempo la necessità di competenze digitali, stimabile al 2016 per le imprese con più di 10 addetti in un 16,2% di addetti specialisti Ict impiegati sul totale (dato non lontano da quello del totale delle imprese, pari a 17,2%). Nella ricettività tale incidenza scende al 7,9%, mentre per i pubblici esercizi, che privilegiano necessariamente competenze specifiche per la tipologia di lavoro richiesto la quota è del 2,5%. Nella maggior parte dei casi (per il commercio sia arriva a superare il 35%) si tratta di competenze necessarie al supporto per i software di ufficio.