Economia

INTERVISTA AL LEADER CISL. Bonanni: «Ora Letta faccia la rivoluzione»

Francesco Riccardi sabato 14 settembre 2013
«La stabilità politica? Assolutamente necessaria. Ma non basta: Letta deve fare la rivoluzione. Una rivoluzione responsabile, ma una rivoluzione. Perché altrimenti non usciremo dalla crisi e il Paese sarà preda dei demoni del populismo». Per il leader della Cisl Raffaele Bonanni i piccoli passi non bastano più e invita il governo a imprimere una svolta forte, a cominciare da un «deciso taglio delle imposte sul lavoro».Ma se già l’Europa è preoccupata per i nostri conti, con Letta e Saccomanni che hanno dovuto rassicurare che non sfonderemo il 3% di deficit/Pil. Ci sono da trovare 4 miliardi per Iva, Imu e altre voci, come è possibile reperire ulteriori risorse per tagliare le tasse sul lavoro?E infatti se ci si limita a una politica "ordinaria" le risorse non si troveranno mai. Per questo serve uno sforzo straordinario, una svolta decisa. Si vendano i beni demaniali e le municipalizzate, che sono spesso solo centri di potere e di spreco di risorse pubbliche. Si cancellino definitivamente le Province e si metta il freno alle spese di Regioni e Comuni. Si colpiscano sempre più duramente, anche a livello penale, gli evasori fiscali. E, non ultimo, si applichi davvero il sistema dei costi standard per tutti gli acquisti di beni e servizi della Pubblica amministrazione. Da questa cura possono arrivare 10 miliardi almeno da investire nel taglio delle imposte. Altro che dire, come ha fatto il ministro, che le proposte elaborate da Confindustria e sindacati insieme sono «troppo costose»! Le risorse per rilanciare davvero la crescita economica si possono trovare.Sulla revisione della spesa pubblica, il ministro Saccomanni intende creare una task force, forse con a capo un economista del Fondo monetario. Un’idea utile?No, è l’ennesimo esercizio inutile. A parte che non si capisce per quale motivo dovremmo chiamare un tecnico esterno quando c’è già un ministro, due viceministri, due sottosegretari e decine di dirigenti dei ministeri, senza contare la Ragioneria dello Stato e tutto il resto dell’apparato. Ma è proprio l’idea del commissario tecnico che è sbagliata. Perché, parliamoci chiaro: la questione è politica, non tecnica. Occorre decidere se si vuole tagliare veramente la spesa. Aprire una discussione trasparente. E poi farlo, avendo il coraggio e la forza di affrontare le urla dei vari valvassori e valvassini che in mille modi succhiano risorse dalla grande mammella pubblica. Tecnici che hanno prodotto studi e rapporti ne abbiamo già avuti... e la spesa ha continuato ad aumentare.Fra le cose da tagliare o quantomeno da razionalizzare c’è anche il pubblico impiego: il governo ha stimato che ci siano tra i 100 e i 150mila esuberi. Il sindacato è disponibile a confrontarsi su questo?È un’analisi sbagliata. Il blocco del turn over in 5 anni ha prodotto il taglio di ben 350mila impiegati pubblici. Semmai c’è il problema opposto: manca personale in diversi ambiti. Piuttosto c’è un problema nelle controllate e nelle municipalizzate: lì vanno tagliati i connubi perversi tra politica e affari.Non è meglio fare cassa vendendo quote di Eni, Enel, Finmeccanica e altre aziende pubbliche?Va venduto ciò che è improduttivo. Ma è sbagliato vendere, in realtà svendere, ciò che produce reddito ed è fondamentale per il Paese. Abbiamo visto come è finita male la vendita di Telecom...Intanto si è riacceso lo scontro intorno all’Ilva e ai Riva. Come se ne esce?La sospensione della produzione in tutti gli stabilimenti è una ignobile ritorsione nei confronti dei lavoratori. Non possono essere gli operai e le loro famiglie a pagare le conseguenze di scelte incresciose. Va trovata una soluzione definitiva, che non può essere lasciata né alle decisioni autonome ma a volte discutibili della magistratura, né alle scelte di ritorsione del gruppo Riva. Il governo deve assicurare subito non solo gli ammortizzatori sociali, ma soprattutto la continuità della produzione e dell’occupazione.Segretario, ma voi lo vedete qualche segno di ripresa?E dove? Il mercato interno è in sofferenza acuta. Da Cina, India e altri Paesi emergenti non viene un grande traino, la spinta di Usa e Germania è assai debole. I segni di ripresa dobbiamo crearceli da soli. Per questo Letta deve fare una rivoluzione. Responsabile, ma una rivoluzione. Basata sul consenso che le forze sociali gli offrono. Sta al premier cogliere questa opportunità.