Economia

INTERVISTA. Bonanni: Monti non vada a scontri, perderebbe l'Italia

Arturo Celletti giovedì 2 febbraio 2012
«Nessuno può cancellare l’incantesimo. Sarebbe folle, assurdo, imperdonabile...». Raffaele Bonanni riflette a bassa voce sull’atteso "faccia a faccia" governo-parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro in scena oggi e prova a spiegare quelle parola: incantesimo: «È arrivato il governo Monti e le contrapposizioni che scuotevano il Paese sono cessate. Ora non possono rischiare di riaccendere lo scontro, di rovinare il clima; il premier ha il dovere di cercare le cose che uniscono le realtà sociali. Di concentrarsi su queste. Di valorizzarle». È il primo pomeriggio. Il leader della Cisl ha appena lasciato il vertice romano tra Confindustria e sindacati e ora, stringendo il cellulare, manda il suo messaggio a Mario Monti e a Elsa Fornero: «Il premier non ci sfidi, perderebbe l’Italia; una riforma del lavoro che scavalca le parti sociali verrebbe bocciata in Parlamento».Segretario, raccontano che non c’è unità tra lei, Camusso e Marcegaglia.Falso. Questa è l’ora della responsabilità e da parte delle realtà sociali questa responsabilità c’è. Eccome se c’è. Tra me, Camusso e Marcegaglia c’è una solidarietà che è una assoluta garanzia.E tra voi e il governo?Spero che il governo abbia chiaro l’obiettivo.Ha l’impressione che non sia così?Talvolta fatico a capire e allora meglio chiarire subito gli equivoci: le cose si stabiliscono insieme e il governo non può pensare di mettersi di traverso tra sindacati e imprese. Davvero crede che voglia farlo?Ripeto: meglio chiarirsi prima. Meglio dire subito che se qualcuno pensa di poter andare avanti senza il nostro contributo e la nostra collaborazione verrebbe fermato in Parlamento.Le Camere non voterebbero un provvedimento del governo?Non ci credo nemmeno se lo vedo: il Parlamento non scavalca le parti sociali. E poi guardiamo le cronache: al Parlamento è stato chiesto di smetterla con le contrapposizioni, con le sfide muscolari, di cercare coesione... Ora il governo riaccende le ostilità?Crede davvero che sia impossibile?Ho sempre considerato che la prima riforma economica del Paese sia la pacificazione. Per questo trepido...Sulle pensioni le Camere hanno appoggiato il governo.Era la luna di miele, era la prima offensiva... Quel passaggio ha creato molta irritazione ma alla fine il quadro ha retto. Non so se un secondo strappo verrebbe tollerato.Quello che ha detto finora verrebbe sottoscritto da Camusso e Marcegaglia?Io direi che tra noi c’è una convergenza sostanziale sugli obiettivi da cogliere. Tutti noi siamo determinatissimi a trovare canali per le assunzioni. Canali efficaci e sperimentati e canali ancora da affinare come l’apprendistato per i giovani. E poi siamo decisi a trovare strumenti per il reinserimento di chi è stato espulso dal mercato del lavoro: penso a tante donne e a tanti ultracinquantenni. Bisogna rendere fluida la realtà occupazione. Scorrevole l’inserimento nel lavoro delle figure più in difficoltà. E dare un contributo perché la precarietà non prevalga in un quadro di flessibilità.La flessibilità insomma non vuol dire precarietà?Assolutamente no. Lo è solo quando è mal pagata. L’obiettivo ultimo è far pagare in uguale misura.Perché il vertice di ieri tra lei, Camusso e Marcegaglia non è stato chiuso da un documento comune?Non era un obiettivo visto che il governo ha rinunciato a partire con una proposta strutturata. Se non fosse stato così noi avremmo preparato un nostro documento. Non ho nessun dubbio, ci sono un’infinità di opinione compatibili tra di noi.Sta dicendo che oggi Bonanni e più distante da Monti che da Marcegaglia?No, dico solo che una situazione del genere sarebbe terribilmente imbarazzante.A marzo ci sarà o no la riforma del lavoro?Ci potrà essere una riforma rinvigorita dal contributo delle parti sociali. A patto che il governo abbia chiaro il quadro: Monti è sostenuto da una maggioranza parlamentare che cento giorni fa era divisa su tutto. L’ho spiegato a Fornero, le ho detto di aprire il confronto vero mettendo al centro quei temi su cui le parti sociali hanno trovato significativi punti di convergenza.Sia onesto: alla Confindustria interessa o no l’articolo 18?È una bandiera ideologica di circoli culturali che hanno persino influenzato i vertici dell’Unione europea. Lassù credono che in Italia non si possa licenziare e invece è vero il contrario. E poi c’è un’altra cosa che non mi va giù: è ingiusto voler far credere che con eliminare l’articolo 18 vuol dire far sparire tutti i gap su infrastrutture, su istruzione, su energia...Insisto, sull’articolo 18 c’è o no un possibile confronto?C’è a patto che venga mantenuto come strumento di deterrenza contro le discriminazioni. Esistono ancora i posti di lavoro e Monti se ne deve rendere conto. Detto questo io e Marcegaglia possiamo trovare una convergenza nel renderlo più funzionale. Vuol dire possiamo, anzi dobbiamo, accorciare i tempi dei contenziosi. E magari facilitare un’intesa sulle questioni economiche.Il capo dello Stato dice stop al conservatorismo e all’immobilismo. Ha pensato che ce la poteva avere anche con voi?Sicuramente non pensava alla Cisl: noi in questi anni non siamo mai stati né immobili, né conservatori. Credo che il suo messaggio fosse invece un invito a superare le rigidità di un certo sindacalismo ideologico e conflittuale, ma anche un messaggio a chi si è fissato sul fatto che l’articolo 18 deve sparire.E allora? Fiducia o sospetto verso il presidente Napolitano?Fiducia, fiducia. Ecco perché mi aspetto che precisi bene. Che dica parole chiare. Che non lasci spazio a equivoci o a interpretazioni.Nuovi proiettili a Bonanni, a Camusso, a Marcegaglia, a Fornero. C’è un clima brutto?Sono abituato ai proiettili e alle minacce, sono sotto scorta da dieci anni e non ho paura. Al vertice tra sindacati e Confindustria non ne abbiamo nemmeno parlato: noi abbiamo un progetto per il Paese e lavoriamo pensando a quello. Però direi a tutti coloro che esasperano le discussione di evitare di farlo. Di riflettere sul clima, sulle tensioni, sulle disperazioni. E di capire che nuove minacce possono annidarsi... Con chi ce l’ha, segretario?Chi deve capire, capirà. Ma le proteste dei tassisti, dei tir, delle categorie devono spingere Monti a capire fino in fondo l’importanza e il valore di una coesione che solo le grandi forze sociali possono garantire. Ripeto: il premier non rompa l’incantesimo; i mesi che lo aspettano saranno complicati e anche il premier ha bisogno di un sindacato che faccia scudo, che lo protegga, che l’accompagni. Non è l’ora delle sfide muscolari, è l’ora della collaborazione. Voi collaborerete?Collaboreremo come abbiamo sempre fatto. Ma ora anche Monti volti pagina. Metta finalmente al centro dell’azione di governo misure per la crescita. Finora c’è stato ben poco, in futuro ci dovrà essere molto.