Economia

Intervista. Bobba: «Ora c?è un ecosistema adatto per lo sviluppo delle imprese sociali»

Luca Liverani sabato 12 agosto 2017

Luigi Bobba, sottosegretario al Lavoro

Superate le perplessità di associazioni e cooperative, la riforma del Terzo settore è ai blocchi di partenza. Incentivi fiscali, registro unico, strumenti di trasparenza. E un’iniezione di 60 milioni per lo sviluppo di progetti innovativi: un 'turbo' per accelerare la creazione di posti di lavoro. Ma Luigi Bobba preferisce usare metafore più ecologiche: «Vogliamo creare un 'ecosistema' favorevole allo sviluppo di imprese sociali, per mettere in grado il terzo settore di generare occupazione e valore sociale». Il lungo lavoro di dialogo del sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali ha condotto al traguardo una riforma che tocca 300mila associazioni non-profit, un milione di lavoratori e 5 milioni di volontari.

Al varo dei decreti, a maggio, si erano levate diverse voci critiche.
I decreti attuativi sono stati vagliati dalle commissioni parlamentari e a fine giugno varati definitivamente. Credo fossero preoccupazioni eccessive: a decreti approvati non ho sentito critiche sostanziali.

Ora la legge è operativa. Quali sono gli obiettivi?
Gli ambiti della legge sono almeno quattro. Il primo riguarda le imprese sociali: i nuovi strumenti normativi e i 200 milioni per il credito agevolato daranno impul- so per rafforzare l’esistente e far nascere una nuova famiglia di imprese sociali. Credito agevolato, detrazioni fiscali, più flessibilità e ampliamento dei campi di attività dell’impresa sociale: tutti elementi per un 'ecosistema' favorevole.

E per il 5 per mille? Che novità arrivano?
È il secondo ambito. Riduciamo i tempi di erogazione e introduciamo più trasparenza tra beneficiari e amministrazioni erogatrici. Ma la trasparenza è anche uno degli obiettivi del nuovo Codice, che introduce norme più severe soprattutto per chi ha bilanci da 50 mila euro in sù, un quarto del totale. Meccanismi di applicazione dei contratti, limitazione degli emolumenti, pubblicità: regole, severe ma non vessatorie, per rafforzare il circuito di fiducia con i cittadini.

Il terzo ambito è il Registro unico?
È il punto chiave, per il quale avremo un anno di tempo per la messa a punto. La sua assenza finora aveva reso complicata la conoscibilità di questo mondo. Adesso chi vorrà accedere a benefici, vantaggi, bandi, dovrà necessariamente essere iscritto attraverso le Regioni. Come in altri Paese.

E poi c’è l’ambito fiscale, forse il più complesso e delicato.
Serviranno 18 mesi per il riordino delle norme sul fisco, tra cui diverse sono soggette alla notifica della commissione Ue per evitare che siano considerati aiuti di Stato. Entrano invece subito in vigore le norme per aumentare le detrazioni per le donazioni. E dal 1° gennaio 2018 c’è il 'social bonus', un forte incentivo simile all’art bonus, per chi investe su immobili pubblici assegnati a soggetti di terzo settore. Duplice lo scopo: investire su immobili pubblici inutilizzati o confiscati alle mafie, rafforzare strutturalmente gli organismi. Le imprese possono detrarre il 50%, i privati il 65%.

La riforma vuole fare anche da stimolo all’innovazione. Come?
In autunno lanceremo il bando per il fondo per lo sviluppo di progetti innovativi. Per il 2017 la dotazione sarà particolarmente rilevante, 60 milioni - a regime 40 l’anno - per dare più carburante a chi vuole cogliere i nuovi bisogni cui rispondere. Entro l’anno l’assegnazione dei fondi.

Al treno della riforma è stato agganciato il servizio civile. C’è stata flessione nelle domande?
L’ultima circolare sui nuovi progetti già tiene conto della riforma: albo del servizio civile, servizio europeo, priorità ai giovani con svantaggio. Il calo di domande è stata una preoccupazione assolutamente infondata: per 48 mila posti abbiamo avuto 104 mila domande, tra settembre e marzo partiranno più di 50 mila ragazzi. E in autunno ripartirà Garanzia giovani: l’anno scorso sono stati 9 mila e l’Isfol ha verificato che molti erano giovani svantaggiati, 'neet' che non studiano e non lavorano. Perché il servizio civile serve a chi lo fa e a chi lo riceve.