Economia

INTERVISTA. Baretta: il 28 aboliamo l'Imu, via alla Service tax Tutta ai Comuni ma con un'aliquota massima

Francesco Riccardi venerdì 23 agosto 2013
Il 28 agosto "muore" l’Imu. La superiamo con l’introduzione della nuova "Service tax", che ricomprenderà un’imposta sulla proprietà della casa, ma più bassa, e la Tares sui servizi». Pierpaolo Baretta, sottosegretario all’Economia annuncia così l’accordo con il quale si andrà al Consiglio dei ministri di settimana prossima.Una nuova tassa che partirebbe da gennaio 2014 o da subito?Questo è un punto delicato, ma l’orientamento è di farla partire subito e quindi di prevedere un primo pagamento già a dicembre, perché diventerebbe complicato andare oltre la copertura della prima rata di giugno dell’Imu che ammonta a 2 miliardi di euro. Sarebbe ovviamente il pagamento di una quota parte dei mesi dell’anno.Ma in alcuni Comuni si è già versata una rata o l’intera Tares, si rischia di pagare due volte...Questo non è un problema, per quei Comuni prevederemo un forfait o un conguaglio.Ma la nuova Service tax non rischia di essere semplicemente la somma della vecchia Imu più la Tares?No, sarà una riforma strutturale che cambia il volto dell’imposta e che porterà "sollievo" ai contribuenti. Anzitutto si tratta di una tassa davvero federale, il cui incasso andrà interamente ai Comuni, ma che, soprattutto, gli stessi enti locali potranno modulare e organizzare in maniera autonoma. E per evitare che dalla zuppa delle vecchie imposte si passi al pan bagnato della nuova tassa, prevediamo comunque, a regime, di trasferire circa 2 miliardi di euro ai Comuni che rappresentano, in sostanza, il "risparmio" per i contribuenti.Il ministro Graziano Delrio ha detto che «il 70% dei contribuenti meno abbienti non pagherà più sulla prima casa». Sarà così?In realtà quel 70% è una stima prudenziale, credo sarà una quota maggiore.Non c’è il rischio che i Comuni disastrati o male amministrati impongano parametri di pagamento molto alti?No, sia per quel che dicevo prima sui trasferimenti, sia soprattutto perché imporremo un’aliquota massima, più o meno ai livelli attuali dell’Imu.Ci sarà anche un’aliquota minima?No. E questa è un’altra novità importante, perché i Comuni virtuosi o che comunque possono contare su altre entrate potranno portare a zero il contributo. Per agevolarvi pensiamo anche a un allentamento del patto di stabilità, in maniera che abbiano maggiori margini di manovra sugli investimenti e sui loro bilanci.Ma è possibile far tutto in tempo?Siamo a buon punto. Se si approva il decreto il 28, come contiamo di fare, per dicembre sarà tutto definito.La Service tax è una sorta di ircocervo: metà imposta sulla proprietà, metà tassa di servizio. Non si rischia che paghino troppo gli inquilini rispetto ai proprietari o che le famiglie con figli si ritrovino con aggravi, visto che i parametri, ad esempio per la tassa sui rifiuti, aumentano al crescere delle persone.Sono questioni che abbiamo ben presenti e che risolveremo distinguendo tra possesso della casa e quota per i servizi, cercando di tener conto dei diversi carichi familiari e anche del livello dei redditi. Credo poi che i sindaci, conoscendo bene le proprie realtà, potranno a loro volta modulare la tassa in base alla tipologia di abitazione, alla zona e ad altri parametri.In tutto questo bisogna trovare la copertura per il mancato pagamento della prima rata dell’Imu, evitare l’aumento Iva e finanziare la cassa integrazione, 4 miliardi circa...Sono due le strade che abbiamo individuato: la prima, sulle entrate, si basa su un più consistente pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione alle imprese, che a sua volta produrrà un maggiore gettito Iva. Dal 2014, poi, tra ripresina e minori spese per interessi dovremmo essere tranquilli. Sul fronte delle uscite, invece, occorrerà rafforzare il progetto di spending review. Convocheremo enti locali e parti sociali: serve più coraggio per tagliare con decisione.