Economia

Banca Mondiale. Un miliardo di poveri nel mondo

Red. Internet mercoledì 8 ottobre 2014
La sfida è di quelle che vale la pena accettare e giocare fino in fondo: ridurre la povertà estrema nel mondo. La strada è già imboccata, se è vero che dal 2008 al 2011, dunque in soli tre anni, il numero dei diseredati della Terra è sceso di 200 milioni, passando dal 19 al 14% della popolazione. Resta comunque un numero altissimo, anzi ""inaccettabile", ha scandito oggi la Banca Mondiale, considerando anche che quando si parla di povertà estrema si ragiona su creature che sopravvivono con meno di 1,25 dollari al giorno, che insieme costituiscono un settimo della popolazione del pianeta.

Un homeless a Buenos Aires (Ap) "Il mondo ha fatto molti progressi nell'ultimo quarto di secolo nel ridurre l'estrema povertà, riducendola di due terzi, e ora abbiamo l'occasione di mettere fine ad essa in meno di una generazione", ha promesso il presidente Jim Yong Kim. "Il nostro lavoro non sarà terminato fino a quando non troveremo un modo per ridurre le disuguaglianze che persistono. Un mondo più uguale vuol dire trovare modalità per distribuire la ricchezza ai miliardi che non hanno quasi nulla".

Distribuzione di cibo in strda a Jalalabad, in Afghanistan (Ap)Il tema dunque è quello della riduzione delle diseguaglianze, e dunque di una più equa distribuzione delle risorse. L'impegno sarà strenuo, ma le proiezioni della Banca Mondiale dicono che la povertà resterà alta nel Sud dell'Asia e nelle regioni dell'Africa sub-sahariana, dove si stima che nel 2030 vivranno 377 milioni di poveri su un totale di 412 milioni di poveri al mondo. Nel 2011, le due aree ospitavano 814 milioni del miliardo di poveri al mondo.

Un anziano fruga tra i rifiuti a Tessalica, in Grecia (Ap)E di esclusione ha parlato nuovamente anche papa Francesco, in un videomessaggio inviato nei giorni scorsi alla riunione annuale della Catholic Charities statunitense, una fondazione cattolica impegnata nella lotta alla povertà, che si è svolta dal 5 al 7 ottobre a Charlotte, in Florida. "Abbiamo dato inizio alla cultura dello scarto che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell'oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l'esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l'appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono sfruttati, ma rifiuti, avanzi. Nessuno deve essere uno scarto, nessuno deve essere escluso dall'amore di Dio e dalla nostra attenzione".