Economia

Auto. Fusione Fca-Psa, accordo fatto. Ora mancano i dettagli

Pietro Saccò martedì 17 dicembre 2019

Tutti i marchi del nuovo colosso frutto della fusione Psa-Fca

II progetto di fusione tra Fca e Psa potrà concretizzarsi entro la fine del 2019. Oggi il consiglio di amministrazione del gruppo automobilistico francese ha approvato il memorandum d’intesa vincolante per finalizzare l’accordo annunciato il 31 ottobre tra le due aziende. In serata si è riunito anche il consiglio di amministrazione di Fca, per approvare a sua volta quel testo. Dal momento che il memorandum d’intesa è “vincolante”, una volta che entrambe avranno dato il via libera nessuna potrà più fare inversione di marcia e abbandonare il piano di fusione, come invece è successo a giugno con il fallimento della trattativa tra Fca e Renault. Se la riunione del consiglio di amministrazione di Fca non darà sorprese, già oggi le due aziende annunceranno il decisivo passo avanti verso la fusione e quindi si confronteranno con gli analisti per dare maggiori dettagli sul progetto.

Per ora si conoscono gli elementi generali dell’intesa. La fusione avverrà attraverso uno scambio di azioni paritario e la società che nascerà (ancora priva di un nome) avrà un consiglio di amministrazione composto da 11 membri: cinque a rappresentare i soci italiani, cinque per i francesi e infine l’amministratore delegato, ruolo che andrebbe al portoghese Carlos Tavares, attuale manager di Psa. Questo equilibrio del Cda è però uno dei punti da definire meglio, dal momento che – almeno secondo quanto riportava ieri il quotidiano economico francese la Tribune – un cambio repentino dell’amministratore delegato potrebbe cambiarne gli equilibri a favore degli italiani.

Per come sono strutturati adesso a livello di azionariato i due gruppi, con uno scambio di azioni paritario la Exor degli Elkann avrebbe il 14% delle azioni e quindi sarebbe il socio di maggioranza relativa, con i Peugeot che invece avrebbero il 6% (e infatti si parla di un patto perché salgano almeno all’8%). Lo Stato francese, tramite Bpi France, la banca pubblica d’investimento, avrebbe un altro 6% circa. I soci francesi potrebbero guadagnare maggiore spazio acquistando le azioni che potrebbero essere cedute da Dongfeng, la società cinese che oggi ha il 12,2% di Psa e si accontenterebbe di essere dentro Psa-Fca con una quota di circa il 4,5%.

Come già indicato a fine ottobre, la nuova azienda avrà sede in Olanda e sarà quotata a Milano, Parigi e Wall Street, mentre le sedi operative saranno a Torino, Parigi e Auburn Hills.

Fca ha convocato i sindacati a Mirafiori per venerdì per dare loro spiegazioni rispetto ai progetti dell’alleanza con Psa. «Apriremo una fase di confronto con l’azienda per capire le ricadute del nuovo piano industriale e chiederemo che ci sia la conferma degli obiettivi della piena occupazione e dei 5 miliardi di investimenti annunciati per l’Italia» ha spiegato ieri Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl. Per le fabbriche italiane lo scenario non è dei più rassicuranti. Pur essendo i soci di maggioranza, gli Agnelli si accontenterebbero di un ruolo di rappresentanza, con la presidenza che sarà affidata a John Elkann, lasciando al management dei francesi la prevalenza nella gestione operativa.