Economia

La storia. Nell'Astigiano braccianti dall'Est per la vendemmia

Marianna Natale martedì 2 agosto 2016
Prima di guadagnarsi gli onori delle cronache con l’inserimento nel 2014 delle magnifiche «cattedrali del vino» tra i siti Patrimonio dell’Umanità tutelati dall’Unesco, Canelli, storica capitale italiana dello spumante, è stata per diversi anni al centro dell’attenzione nazionale per le condizioni in cui sono accolti e lavorano i braccianti che arrivano dall’Est Europa durante il periodo della vendemmia.Macedoni, bulgari, romeni che a centinaia raggiungono in pullman il Comune dell’Astigiano nei giorni immediatamente precedenti la raccolta dell’uva. Tra i primi a segnalare il fenomeno, già nel 2010, fu Alberto Mossino dell’associazione Piam di Asti e cinque anni dopo, durante la vendemmia 2015, un’intensa attività ispettiva delle Fiamme gialle si era concentrata sull’impiego di manodopera irregolare nell’intera filiera enologica del centro della Valle Belbo. La scorsa stagione di raccolta, infatti, aveva nuovamente puntato i riflettori sullo scandalo dello sfruttamento dei lavoratori stranieri assunti da cooperative senza scrupoli, che impiegavano la manodopera senza garantire sistemazioni dignitose: di nuovo nel 2015 a Canelli si era palesato lo spettacolo di accampamenti abusivi di quanti non avevano trovato un letto neanche nel dormitorio della Caritas: in tutto 16 posti, che diventano 26 nei periodi di emergenza.Cosa è cambiato, a distanza di un anno? Poco o nulla. Alla vigilia della vendemmia di quest’anno, per dare una risposta concreta al problema, la Regione Piemonte ha promulgato una legge sulla sistemazione temporanea degli stagionali. La legge consente a coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, nel rispetto delle normative igienico-sanitarie, di realizzare interventi di adeguamento in strutture esistenti non residenziali da destinarsi alla sistemazione temporanea dei braccianti. Se non è sufficiente la copertura dei privati, gli enti pubblici e le associazioni convenzionate possono allestire campi di accoglienza: per questi interventi la Regione concede a bando contributi fino a 25mila euro. Presentata a Canelli dall’assessore regionale all’Agricoltura nei giorni scorsi, la legge ha registrato la convergenza della Caritas, dei sindacati e di diversi produttori. A bloccare tutto, con il suo «no», ci ha pensato però il sindaco Marco Gabusi. «Devo tutelare vari aspetti della comunità canellese, non ultimo l’ordine pubblico, il decoro, la sicurezza – sottolinea Gabusi – e perciò non sono disposto ad accettare i rischi che la costruzione di un centro di accoglienza comporta. Arrivano tantissime persone, fino a 1.200 in una settimana. Per una sessantina di questi lavoratori, non ci sono strutture in grado di dare un riparo. Nel 2014 avevamo provato a sistemare due bagni chimici e una doccia nella zona industriale, ma questo aveva reso il fenomeno ancora più evidente ed erano fioccate critiche e articoli sui giornali. La mia linea resta ferma: nessun accampamento sul territorio comunale».«Con questa presa di posizione Gabusi impedisce a chi vuole operare nel rispetto della legge di farsi carico dell’accoglienza dei braccianti agricoli» accusa Claudio Riccabone della Caritas. Infatti, la legge illustrata dall’assessore Ferrero consente ai Comuni con elevata presenza di lavoratori stagionali di organizzare in proprio o insieme ad associazioni strutture temporanee, box, tende adibite all’accoglienza, ma il Comune deve essere il referente per l’intero progetto e acquisire il relativo finanziamento. Alessandro Durando, presidente Cia Asti, commenta: «È necessaria una regolamentazione del flusso degli ingressi. Esiste un problema di eccedenza tra domanda e offerta. La nostra associazione rappresenta circa 400 aziende agricole nelle assunzioni degli stagionali, un 20% del totale. In situazioni normali si prevedono paghe di 13-14 euro orari. Moltissimi associati sono sensibili al tema dell’accoglienza e gli stagionali col tempo entrano a far parte dell’azienda (e anche della famiglia) in pianta stabile». «Il problema dell’accoglienza a Canelli sarebbe assolutamente superabile – dice il sindacalista Cgil Giovanni Prezioso – se non fosse per la rigidità del sindaco, che neanche i produttori riescono a comprendere: dei braccianti c’è bisogno, non solo per la vendemmia ma tutto l’anno per i lavori nei campi. E non è più tollerabile vederli accampati in riva al Belbo, sotto i ponti. Il nome stesso del prodotto viene screditato».