Economia

Assolavoro. «Più tutele per la sicurezza dei lavoratori»

Redazione Romana martedì 20 agosto 2019

La tutela e la sicurezza del lavoro sono, oltre che un dovere costituzionale, un segno del livello di civiltà di una comunità. Lo ribadisce Assolavoro, l’Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro che rappresenta oltre l’85% del settore (anche a luglio in audizione presso la Commissione Lavoro Pubblico e Privato della Camera dei deputati). Assolavoro, rappresentata dal direttore generale Agostino Di Maio, ha pertanto sottolineato che le Agenzie per il lavoro (Apl) condividono in toto gli obiettivi di maggiore tutela e sicurezza del lavoro e un incremento degli organici e delle attività ispettive, come previsto dalle norme in itinere. Su questo fronte Assolavoro ha peraltro sottoscritto un apposito protocollo di intesa con l’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) per creare le giuste sinergie per contrastare ulteriormente l’occupazione irregolare. Nel settore delle Apl la percentuale di denunce di infortuni sullo stock medio mensile di occupazione è diminuita dei due terzi, passando dall’8,4% del 2003 al 2,8% del 2015. Un risultato determinato da più fattori, in primis l’intensa attività formativa e informativa, teorica e sui “macchinari”, quindi l’aumento delle percentuali del settore servizi sull'insieme dei comparti e l’aumento dell’età media dei lavoratori impiegati tramite Apl. Oltre alle tutele e alle garanzie riconosciute a tutti i lavoratori subordinati, nel caso di somministrazione di lavoro va ricordato che si aggiungono prestazioni specifiche in caso di infortunio. Da una recente rilevazione effettuata sui dati Ebitemp (l’Ente Bilaterale che garantisce un sistema di welfare aggiuntivo e gratuito ai lavoratori tramite Apl) emerge che nel primo trimestre del 2019 il numero di richieste pervenute per la prestazione “infortunio sul lavoro” risulta inferiore del 54% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Assolavoro ha infine rilanciato la proposta di favorire percorsi di emersione dei lavoratori in nero che, dopo le efficaci attività ispettive, sono abbandonati alla propria sorte. È quanto mai opportuna una politica attiva dedicata, che si componga di una quota di reddito e di un percorso finalizzato all'occupazione regolare. Le Apl sono pronte a fare la propria parte.

Più semplificazione. Gli obiettivi di semplificazione e codificazione normativa sono sempre condivisibili e rappresentano un percorso virtuoso verso la maggiore competitività della macchina amministrativa, delle imprese e del sistema Paese. Sono essenziali per tutti i cittadini e per i lavoratori, tanto più in un periodo storico in cui emerge sempre più spesso l’esigenza di accompagnare le persone da un lavoro a una nuova occupazione, con percorsi transizionali mirati e una burocrazia “amica”. L’Associazione delle Apl, espressione italiana della Wec, la Confederazione mondiale di settore, rappresentata dal presidente, Alessandro Ramazza, ha precisato che è opportuno partire da un approccio che punti in primis alla dematerializzazione dei documenti e alla delegificazione. Solo attraverso lo strumento della delegificazione si può non solo ridurre il numero delle norme che gravano sulle imprese e sui lavoratori ma anche incidere sulla loro qualità, vista la natura “torrentizia” della nostra legislazione, sovente caratterizzata dalla disordinata sommatoria di interventi stratificatisi nel tempo. Semplificare è condivisibile e necessario per le Apl, purché gli interventi normativi intervengano in un quadro normativo stabile, superando l’eccessiva variabilità e instabilità della legislazione lavoristica. In merito all’apprendistato, in particolare, Assolavoro evidenzia come gran parte delle problematiche connesse allo sviluppo di questo istituto è legata ai vigenti assetti costituzionali e alla natura concorrente della legislazione in materia di formazione, con conseguente proliferazione di distinte, e non sempre omogenee, discipline regionali. Infine, centrali sono in tema di lavoro le politiche attive, in merito alle quali Assolavoro rilancia la necessità di puntare su una formazione mirata e misurata in base ai risultati che produce concretamente, a un sistema di rating degli operatori che evidenzi le differenti “performance” in relazione agli obiettivi dati e a premialità modulate in relazione al differente grado di occupabilità dei candidati.