Economia

LA CRISI. Allarme Ungheria, affondano euro e Borse

Marco Girardo sabato 5 giugno 2010
Sembra di rivedere un film già visto: il nuovo «caso Ungheria» e la bomba derivati hanno mandato al tappeto le Borse e rispedito l’euro ai livelli di quattro anni fa, a quota 1,1971 contro il dollaro. Se a questo – che è già abbastanza – si aggiungono i dati macro-economici poco confortanti provenienti dagli Usa e il malumore di Wall Street (Nasdaq e Dow Jones sotto di tre punti percentuali a pochi minuti dalla chiusura) è più facile leggere i «numeri» dei listini Ue: Milano ha perso il 3,79%, Parigi il 2,86%, Londra l’1,63% e Madrid, peggior piazza in Europa, il 3,8%.A Budapest si sta profilando uno scenario greco, con tanto di dati statistici manipolati e spettro insolvenza. «È chiaro – ha dichiarato il portavoce del primo ministro, Viktor Orban, in carica da appena una settimana – che l’economia versa in una situazione molto grave. Non penso affatto che sia un’esagerazione parlare di un rischio default». Il guaio è che anche nel Paese dell’Est Europa qualcuno avrebbe messo lo zampino sui dati statistici che fotografano lo stato dei conti pubblici: il portavoce ha infatti parlato di numeri «manipolati» dal precedente governo, che «mentono» sulla situazione reale dell’economia del Paese. La reazione dei mercati non si è fatta attendere, anche perché l’allarme era già scattato giovedì: Lajos Kosa, ex presidente del partito Fidesz oggi al potere, aveva infatti definito come «molto tenui» le possibilità per il Paese di evitare una situazione simile a quella greca. E così il fiorino nel giro di 24 ore ha perso il 5,5%, scendendo a quota 272 contro l’euro. Non solo: i Credit default swap (Cds), vale a dire gli strumenti finanziari che assicurano contro il fallimento, sono balzati di 69 punti base a 391,5 punti e la Borsa di Budapest è arrivata a perdere l’8,4%, per poi terminare la seduta in calo del 3,3% a 21.288,93 punti. L’Ungheria si trova da tempo in una situazione difficile e dall’autunno del 2008 gode di iniezioni finanziarie da parte di varie istituzioni internazionali: finora il Fondo monetario internazionale, l’Unione europea e la Bce hanno messo sul piatto ben 20 miliardi di euro. Secondo qualche analista, tuttavia, potrebbe trattarsi anche di una precisa strategia politica, che punta sull’esagerazione delle difficoltà per l’impossibilità di mantenere la promessa elettorale di tagliare le tasse. Un gioco pericoloso perché la credibilità finanziaria del Paese, a questo punto, è per lo meno messa in discussione. Tanto che i timori per la crisi dell’Ungheria hanno già alimentato la paura per l’effetto contagio e spinto a livelli record il rischio debito dell’Eurozona, compresa la Germania, finora considerato il Paese dell’area più solido: l’indice Markit iTraxx dei Cds sul debito sovrano che raggruppa i 15 Paesi dell’Europa occidentale sono saliti di 21 punti base, al massimo storico di 174,4.La situazione nell’Est Europa è dunque particolarmente delicata e non va dimenticato che, un paio di settimane fa, la Bulgaria ha rinunciato ad entrare nello «Sme2», l’anticamera dell’ingresso nell’euro, dopo aver scoperto una serie di accordi non iscritti in bilancio che hanno fatto lievitare il deficit 2009 dall’1,9% al 3,7%. Particolarmente colpiti ieri a Piazza Affari i titoli delle banche che negli ultimi anni si sono proiettate ad Est, ovvero Intesa SanPaolo (-6,1%) e Unicredit (-5,6%), anche se l’Ad di Intesa, Corrado Passera, ha precisato che «noi abbiamo una bella banca in Ungheria, un Paese che rappresenta poco meno del 2% dei nostri attivi».Guai seri, invece, per Société Générale sui timori di un possibile buco legato all’esposizione della banca francese sui derivati. Il gruppo ha rifiutato di replicare alla richiesta di un commento da parte delle agenzie di stampa, ma, secondo quanto risulta a Bloomberg, starebbe contattando direttamente gli analisti finanziari per smentire l’esistenza del possibile «buco».