Economia

IL CASO. Per l'Alitalia cassa record di 10 anni Il governo progetta la maxi-proroga

Francesco Riccardi giovedì 13 giugno 2013
Le voci che giravano da qualche tempo le ha confermate ieri lo stesso ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi: per i lavoratori della "vecchia Alitalia" in cassa integrazione è in arrivo una nuova proroga dell’ammortizzatore sociale fino al 2018. Così da segnare un nuovo record: ben 10 anni di cig straordinaria con un trattamento che arriva fino all’80% dello stipendio reale. Un trattamento di assoluto favore rispetto agli altri lavoratori, che crea qualche imbarazzo persino nel sindacato.La proroga sarà inserita con ogni probabilità nel cosiddetto «decreto del fare» sul quale il governo sta lavorando, ha spiegato ieri Lupi, uscendo dall’audizione in commissione Ambiente e Lavori pubblici alla Camera. Secondo il ministro, il provvedimento non peserà sui conti pubblici perché «è un fondo che si autoalimenta». In realtà, si alimenta con i soldi dei viaggiatori e infatti dovrebbe essere prorogata per altri tre anni anche la tassa di 3 euro che ricade sui viaggiatori per ogni tratta. Alla quale dal prossimo primo luglio dovrebbe aggiungersi un’ulteriore sovrattassa di 2 euro sempre a valere su ogni imbarco, introdotta lo scorso anno dalla riforma Fornero per finanziare gli ammortizzatori sociali (in questo caso di tutti i lavoratori).Riepilogando: mentre per migliaia di lavoratori si fatica a trovare i fondi per la cassa integrazione in deroga, per quelli della "vecchia Alitalia" si ipotizzano altri 3 anni di copertura dopo i 7 anni già previsti dal fallimento del 2008, grazie da un lato ai fondi pubblici e dall’altro a una reiterata tassazione dei consumatori. Soprattutto, a differenza dei lavoratori degli altri comparti, i 3-4mila ex dipendenti della vecchia Alitalia rimasti – piloti, steward, hostess e personale di terra – ricevono l’assegno di cassa integrazione calcolato sull’80% dello stipendio reale, comprensivo di superminimi e altre voci, senza l’applicazione del tetto massimo che, per i dipendenti delle altre aziende, è fissato a 1.080 euro mensili.«È una situazione insostenibile – commenta Dario Balotta, ex sindacalista Cisl e ora presidente dell’Osservatorio nazionale sulle liberalizzazioni dei trasporti – che pone da un lato un problema di equità rispetto ai lavoratori degli altri settori e dovrebbe interrogare tutti su quale sia il modello di solidarietà che perseguiamo. Dall’altro, sembra l’ennesima operazione di aiuti di Stato, sulla quale forse sarebbe il caso di interessare l’Unione europea».In effetti i dubbi sulla scelta sono più d’uno. Ad esempio: quali sono i motivi di tanta fretta? Se la cassa integrazione per questi lavoratori scade nel 2015, perché inserire già ora la proroga? Addirittura nel primo decreto del governo su lavoro e crescita, quasi fosse la priorità delle priorità? E ancora: da chi viene la richiesta del provvedimento? I sindacati dei trasporti ufficialmente non commentano, ma spiegano che la questione era stata ipotizzata alcuni mesi fa. Poi, viste anche le condizioni generali del Paese, non se ne era più discusso. E infine: si pensa a un provvedimento per tutti i lavoratori cassaintegrati o solo per quelli prossimi alla pensione?Resta poi la questione aperta del futuro di Alitalia, la nuova compagnia targata Cai e Air France, che ha appena firmato con i sindacati un accordo per evitare nuovi esuberi, grazie a contratti di solidarietà per più di 2mila persone. Così ieri a chi gli chiedeva se la proroga della cassa integrazione significasse una preoccupazione sul futuro di Alitalia, il ministro Lupi ha risposto di «non essere preoccupato. Il dialogo con Alitalia continua» e non ha voluto fare alcun commento specifico sulle voci di un interessamento dei russi di Aeroflot. Si è limitato a ricordare che la compagnia di bandiera, anche se privata «è un’azienda strategica» per il Paese e che «oggi c’è un asse strategico con Air France».