Economia

Agroalimentare. Oltre due miliardi di euro in manovra

Maurizio Carucci martedì 3 gennaio 2023

Continua la lotta al caporalato e allo sfruttamento dei lavoratori stranieri

Ammonta a oltre due miliardi di euro il valore delle misure in manovra che impattano sull'agroalimentare italiano, a tutela di un comparto strategico per la crescita del Paese. È quanto emerge dall'analisi della Coldiretti. Punto forte in materia agricola è il fondo per la sovranità alimentare finalizzato a rafforzare il sistema agricolo e agroalimentare nazionale anche con interventi per valorizzare il cibo italiano di qualità, ridurre i costi di produzione per le imprese agricole, sostenere le filiere e garantire la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari in caso di crisi di mercato. Per queste finalità sono stati stanziati 100 milioni di euro nel triennio. Un budget di 225 milioni è messo a disposizione di progetti di innovazione, dalla robotica alle piattaforme e infrastrutture 4.0 mentre viene istituito un fondo di 500 milioni per il 2023 per sostenere gli acquisti di prodotti alimentari di prima necessità destinato ai soggetti con Isee non superiore a 15mila euro. Contro il caro energia viene riconosciuto per il primo trimestre 2023 il credito di imposta in favore delle imprese agricole, della pesca e per i conterzisti, pari al 20% della spesa sostenuta per l'acquisto del carburante per la trazione dei mezzi utilizzati, credito di imposta riconosciuto
anche per la spesa sostenuta per l'acquisto del gasolio e della benzina utilizzati per il riscaldamento delle serre e dei fabbricati produttivi adibiti all'allevamento degli animali. Per aiutare i giovani e il ricambio generazionale in agricoltura previsto per il 2023 l'esonero contributivo, per un periodo massimo di 24 mesi, in favore dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali, con età inferiore a 40 anni che si insediano per la prima volta in agricoltura tra il primo gennaio 2023 e il 31 dicembre 2023. Prorogata anche per il 2023 l'esenzione dalla determinazione della base imponibile ai fini Irpef dei redditi dominicali e agrari relativi ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. Sul fronte energetico vengono prorogati e potenziati i crediti d'imposta per le imprese "non energivore" con contatori di potenza superiore ai 4,5 kW (35% energia utilizzata nel primo trimestre 2023) e per le imprese per l'acquisto di gas (45% del gas consumato nel primo trimestre del 2023) e ridotta l'Iva sul gas metano usi civili e industriali (5%) per il primo trimestre 2023. Vengono poi annullati gli oneri generali per il sistema elettrico e ridotti quelli di sistema gas. Ok anche alla riduzione dei costi relativi alla tassazione sui mezzi di trasporto agricoli. Alle imprese della pesca è riconosciuta una indennità giornaliera onnicomprensiva, pari a trenta euro per l'anno 2023, per ciascun dipendente, compresi i soci lavoratori delle cooperative della piccola pesca, in caso di sospensione dal lavoro derivante sia da misure di arresto temporaneo obbligatorio che di arresto temporaneo non obbligatorio, nel limite di 30 milioni di euro per l'anno 2023. Infine è importante il rinvio al 1° gennaio 2024 dell'entrata in vigore dell'imposta sui manufatti in plastica monouso, la cosiddetta plastic tax e dell'imposta sul consumo delle bevande analcoliche, la sugar tax, l'istituzione del fondo per il contrasto al consumo di suolo, il contenimento dei cinghiali, la rimodulazione dell'aumento delle accise sui tabacchi e delle imposte di consumo sui prodotti succedanei da fumo, il rifinanziamento dei contratti di sviluppo anche per la trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli, la proroga della rideterminazione dei valori delle partecipazioni in società non quotate e di acquisto dei terreni
posseduti al 1° gennaio 2023 mediante il pagamento di un'imposta sostitutiva.

Accordo Crea-Cia per 41mila giovani imprenditori

Mettere a sistema ricerca, innovazioni, conoscenze e competenze per promuovere lo sviluppo del settore agricolo in un'ottica di ​sostenibilità ambientale, sociale ed economica in ogni fase produttiva, favorendo da un lato l'aggregazione all'interno delle filiere ​agroalimentari e dall'altro l'interazione dei giovani imprenditori con il mondo della ricerca. Questo l'obiettivo del protocollo d'intesa siglato dal presidente del Crea Carlo Gaudio, con il presidente di Cia-Agricoltori Italiani Cristiano Fini, alla presenza dei presidenti di Agia-Cia, Enrico Calentini e delll'Associazione Agricoltura è Vita-Cia, Stefano Francia. Una vera e propria road map che permetterà ai 41mila giovani imprenditori agricoli di Agia-Cia di accedere ai 72 Centri del Crea in 19 regioni. Già a dicembre le prime tappe per l'orticoltura nelle Marche, per l'agrumicoltura in Sicilia e per la genomica in Emilia Romagna. «Ricerca, sperimentazione, innovazione e formazione - ha detto Gaudio - rappresentano il cuore della nostra attività che deve uscire dai laboratori per riversarsi sul campo e ricevere da agricoltori, giovani imprenditori e associazioni l'input per la difesa della qualità, della produzione e del made in Italy». Si tratta, infatti, di sviluppare innovazioni, migliorare qualità, resa e valorizzazione delle produzioni nonché la vita nelle aree rurali e interne. Promuovere il coinvolgimento delle imprese agricole e delle loro rappresentanze nel processo di progettazione delle innovazioni. Una collaborazione a 360° che prevede trasferimento tecnologico dalla ricerca alle imprese, ma anche consulenza, supporto tecnico e creazione di associazioni e/o partenariati. «Accompagnare e realizzare la transizione verde e digitale dell'agricoltura vuol dire incentivare lo scambio tra mondo della ricerca e imprese del settore e coinvolgere i giovani è fondamentale e strategico», ha sottolineato Fini.

Sei nuovi progetti contro il caporalato

La Fondazione con il Sud attraverso un bando pubblico ha selezionato sei iniziative per contrastare caporalato e sfruttamento dei lavoratori stranieri nel Mezzogiorno. Gli interventi, che saranno sostenuti complessivamente con due milioni di euro, offriranno servizi di natura socio-sanitaria e legale e percorsi per favorire l’autonomia economica e l’integrazione sociale. Si prevede il coinvolgimento di 6mila persone. Due iniziative saranno avviate in Basilicata (province di Matera e Potenza), una in Calabria (provincia di Reggio Calabria), una in Campania (province di Benevento, Napoli, Caserta e Avellino), una in Sicilia (provincia di Caltanissetta) e un progetto sarà a carattere interregionale (province di Caserta, Potenza, Siracusa, Trapani e Caltanissetta). Le iniziative coinvolgono complessivamente quasi 60 organizzazioni, tra cooperative sociali, associazioni, istituzioni locali, università, fondazioni. «Non si può pensare di contrastare l’enorme problema dello sfruttamento lavorativo dei lavoratori stranieri senza mettere al centro la persona e i suoi diritti – ha commentato Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud – favorendo l’integrazione e promuovendo politiche sociali che vadano in questa direzione. Occorre passare, inevitabilmente, dalla tutela e dalla garanzia di un lavoro “pulito”, sicuro, equamente retribuito, creando contestualmente però una responsabilità collettiva e un impegno comune». Secondo i dati del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, nella filiera agroalimentare italiana la gestione illegale e le infiltrazioni mafiose muovono un’economia sommersa di oltre cinque miliardi di euro. Ulteriori evidenze della rilevanza del fenomeno dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo e della necessità di un rafforzamento delle attività di prevenzione e contrasto derivano dai dati dell’Inl-Ispettorato nazionale del lavoro. Nel 2018 il 74% dei lavoratori irregolari individuati durante le ispezioni era impiegato nel settore agricolo e oltre la metà era costituito da cittadini stranieri, che accettano livelli di retribuzione e tutela bassi e condizioni di lavoro particolarmente dure. Grazie ai sei progetti saranno avviati servizi per “intercettare” lavoratori migranti che si trovano in condizione di sfruttamento lavorativo, come unità di strada e presidi, anche online, per offrire servizi di assistenza socio-sanitaria, legale, di protezione e tutela. Sono previsti percorsi di formazione professionale e tirocini per favorire l’inserimento lavorativo in aziende locali prevalentemente del settore agricolo (produzione viti-vinicola, olearia), ma anche nell’artigianato e nei servizi alla persona. Verranno costituite e accompagnate nella fase di start up cooperative formate da persone a rischio sfruttamento e si garantirà il diritto all’abitare attraverso ostelli sociali e servizi di intermediazione per affitti. Sono previsti anche attività di supporto all’apprendimento scolastico per i bambini e di sostegno alla genitorialità, oltre a iniziative di sensibilizzazione sul tema dello sfruttamento lavorativo e di integrazione attraverso laboratori e attività ricreative. Qui l'elenco dei progetti selezionati.

Buone pratiche: la scommessa su giovani e ambasciate

Numerose le buone pratiche nel comparto agroalimentare. MartinoRossi, per esempio, azienda fondata agli inizi degli anni ’50, oggi specializzata nella produzione di ingredienti, semilavorati e prodotti funzionali da cereali e legumi senza glutine, allergeni e Ogm provenienti da filiera controllata 100% italiana, ha pubblicato il suo primo Bilancio di Sostenibilità. La scelta, avviata nel 2001, di spostare il core business dal commercio di prodotti agricoli alla loro trasformazione e valorizzazione in farine, semilavorati e ingredienti funzionali rigorosamente gluten, allergen e Ogm free, sostenuta da costanti investimenti in impiantistica, R&D e nuove tecnologie (2,7 milioni di euro nel solo 2021), si è dimostrata vincente, conducendo MartinoRossi a essere oggi fornitore di riferimento per l’ingredientistica delle più importanti industrie alimentari nazionali ed estere. La crescita è testimoniata dall’oggettività di alcuni indicatori: più di 15mila ettari in filiera totalmente controllata e 500 aziende agricole partner di filiera, due nuove linee di confezionamento altamente automatizzate, due moderni stabilimenti per 150mila metri quadrati di superficie, 86 dipendenti, più di 1.100 referenze in catalogo tra farine customizzate, ingredienti funzionali, mix free from e prodotti confezionati, una sede logistica negli Usa e oltre 600 industrie alimentari e clienti serviti in tutto il mondo. Oltre a beneficiare di un progressivo contenimento dei consumi energetici e di acqua per tonnellata di prodotto dovuto agli investimenti nel potenziamento ed efficientamento degli impianti, dal 2019 l'azienda porta avanti in collaborazione con la Onlus Environomica il progetto MartinoRossi for the Planet, finalizzato a compensare le emissioni di CO2 legate alla logistica mediante la riforestazione della selva pluviale nel Nord della Colombia. Inoltre si è impegnata a contribuire alla messa a dimora di due alberi per ogni autoarticolato in uscita dai suoi stabilimenti. In questo modo sono stati piantati in media 10mila alberi l’anno, riforestando più di 300 ettari di terreno, per un totale ad oggi di oltre 29mila alberi. MartinoRossi attribuisce un ruolo centrale ai propri dipendenti e si prende attivamente cura del loro benessere, sicurezza e crescita professionale. A oggi MartinoRossi dà lavoro a 86 dipendenti (15 nuove assunzioni nel 2021) con contratti in massima parte a tempo indeterminato. L’età media in azienda è di soli 32 anni, decisamente bassa in rapporto alle pmi italiane anche in considerazione di un turnover basso, a riprova di un clima aziendale positivo. Pur avendo uno storico molto basso sia per frequenza che per gravità di infortuni, MartinoRossi ha moltiplicato il proprio impegno a monitorare e ridurre i fattori di esposizione al rischio per gli addetti alle lavorazioni e nella formazione professionale in materia di salute e sicurezza. Nel corso del 2021, infatti, sono state intensificate le ore di formazione a favore di tutti i dipendenti, affiancate da una campagna di formazione per corsi non obbligatori.

«Grazie alla rete delle ambasciate italiane nel mondo per lo straordinario lavoro compiuto insieme - ha dichiarato Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia -. Un lavoro incredibile testimoniato anche dai risultati a cui le nostre ambasciate hanno certamente contribuito che mostrano un aumento delle esportazioni agroalimentari italiane del + 20% a valore e quasi un +6% in volume nei primi dieci mesi del 2022, uno dei periodi più complessi per il commercio globale». «Ma anche l’aumento della insicurezza alimentare ha messo al centro il modello agroalimentare italiano, molto diverso da quello dei neo-imperi dell'Estremo Oriente, essendo il nostro basato su tecnologie avanzatissime di precision farming che producono più qualità alimentare in maniera sostenibile». «Grazie alla Farnesina e alle ambasciate - ha aggiunto - tutto ciò consentirà non solo di avere un approccio win win per investimenti congiunti delle aziende e anche delle pmi, ma anche un nuovo strumento di geopolitica che dia ancora più centralità al nostro Paese. Il tutto grazie anche a un cambio di passo e di mentalità finalmente avviato dalla nostra cooperazione. Senza dimenticare l’apporto fondamentale che in molti Paesi le nostre aziende e il nostro Paese potranno offrire alla transizione energetica». «L’appello - conclude Scordamaglia - è quello di potenziare ancora le nostre ambasciate anche con esperti tecnici. Non è accettabile che la nostra rappresentanza permanente di Bruxelles abbia come organico meno della metà del personale della rappresentanza tedesca e neanche un terzo del numero di lobbisti che per esempio a Bruxelles operano per conto di singole multinazionali globali che producono cibo iper-processato e sintetico e che fanno lobby sulle istituzioni europee a favore di una omologazione dell’alimentazione contro la nostra distintività ed eccellenza».